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I dati

Il calvario degli asili nido in Sicilia: da Roma nuovi fondi per le strutture, ma basteranno?

venerdì 13 Settembre 2024

Mancanza di personalecarenza di risorse e strutture inadeguate? Non poche le criticità che investono il mondo della scuola e degli asili nido in Italia. Ma forse qualcosa è cambiato rispetto alla situazione degli anni scorsi.

A Palermo risultano essere 28 gli asili nido attualmente attivi, strutture che accolgono bambine e bambini dai zero a tre anni. Centri educativi che hanno lo scopo di aiutare i piccoli alunni a crescere in stato di salute e benessere e a seguire percorsi equilibrati di socializzazione.

I posti disponibili lo scorso anno risultavano essere 730 in tutto il territorio comunale, questo è quanto era emerso dalle 26 graduatorie stilate dall’assessorato alla Scuola dopo aver passato al setaccio più di mille richieste di iscrizione. Per l’anno 2024-2025, invece, a questi si sono aggiunti altri 50 posti.

Una misura che secondo l’assessore regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale Mimmo Turano ha consentito agli istituti di portare a 780 i posti negli asili. “Da parte nostra, per ciò che compete alla nostra attività amministrativa a favore delle scuole di tutta la regione, non ci limiteremo a ringraziare, ma a fare buon uso delle risorse disponibili per garantire servizi e formazione a chi studia e vive la scuola, senza distinzione di ordine e grado”.

Con il decreto per il nuovo Piano per gli asili nido sono stati stanziati quasi venti milioni di euro per tutte le strutture in Sicilia. Arrivati 7,2 milioni di euro per Palermo, 5,76 milioni per Catania e 5,76 milioni per Messina, per un totale di 18.720.000 euro per le tre città metropolitane.

C’è una sola parola per commentare la decisione del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara: grazie, a nome mio e di tutte le famiglie siciliane con bimbi in età prescolare, in particolare le mamme lavoratrici con ovvie e comprensibili difficoltà”.

Una novità che ha lasciato sicuramenti soddisfatti. I posti negli asili nido sul territorio italiano aumentano, ma sembrano essere ancora troppo pochi.

All’alba dell’inaugurazione del nuovo asilo nido a Palermo nel quartiere Danisinni (CLICCA QUI), si riempie sicuramente un importante tassello in un mosaico molto più ampio legato ai servizi educativi per l’infanzia. Un tassello che però non spazza via un tema importante come quello della carenza dei servizi all’infanzia per oltre un italiano su 4 (28%), un ostacolo ancora aperto, come emerge da un sondaggio realizzato da Emg per Adnkronos.

Tra il 2021 e il 2022 è cresciuta l’offerta di posti in asili nido e servizio di prima infanzia. In questo periodo è infatti passata da 28 a 30 posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni residenti in Italia, più di un punto in più rispetto al 2020, quando erano 27,2.

Si tratta, tuttavia, di un aumento “fittizio”. In termini assoluti, l’offerta di nidi sul territorio nazionale è rimasta in linea con quella dell’anno. Ma il calo della platea potenziale, legato alla denatalità, fa in modo che l’offerta cresca in termini relativi. 

Mancano infatti 3 punti a quello che risulta essere l’obiettivo fissato originariamente in sede europea, e poi codificato anche nella normativa nazionale con il decreto legislativo 65/2017. Il 33%, concordato nel consiglio europeo di Barcellona del 2002, mentre contemporaneamente resta sullo sfondo il target da raggiungere entro il 2030. Durante la pandemia, nell’ottica di potenziare l’educazione pre-scolare, le istituzioni europee hanno infatti stabilito una nuova soglia al 45%.

Le maggiori regioni del mezzogiorno, che hanno visto un incremento importante rispetto all’offerta da cui partivano, continuano nonostante questo a collocarsi negli ultimi posti della classifica. In particolare la Calabria con 15,7 posti ogni 100 bambini, Sicilia e Campania, con un rapporto rispettivamente del 13,9% e del 13,2%. Un divario nord-sud che continua a persistere e parte dei fondi del Pnrr servono per colmare questa distanza. Sono assegnati alla Sicilia, infatti, 145 milioni per nuovi posti nido in 132 comuni, ma questi ultimi dovranno presentare i progetti entro il 31 ottobre, pena la perdita delle risorse.

Amenta e Alvano

Il timore che questo aiuto risulti vano è purtroppo presente. Da Anci Sicilia, riferiscono i sindacati, “è venuta piena disponibilità a monitorare la situazione e a fare un focus su tutti i problemi sul tappeto”. Con i nuovi posti la disponibilità per bambino nella fascia 0-2 anni salirebbe dal 12% al 20%, restando tuttavia distante dal target europeo. I timori di Cgil, Spi, Funzione pubblica e Flc riguardano non solo la parte della costruzione, per quanto attiene alla tempistica, ma anche la gestione dei nidi. Dal 30 giugno infatti non sono più a disposizione le risorse del Pac (programma nazionale “Servizi di Cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti”) e “se non si individuano nuove risorse – hanno detto i sindacalisti – sono a rischio la gestione di tutti gli asili nido, vecchi e nuovi posti”.

“Bisogna sollecitare la riprogrammazione del Pac e le istituzioni devono fare pressing al riguardo, ma il governo regionale deve anche fare una ricognizione delle risorse possibili, a partire da quelle non impegnate del piano regionale del 2017, perché è chiaro che i comuni non ce la possono fare da soli. Se ciò non avviene si abbasserà la percentuale dei posti nido all’8%, ma anche quelli di tutti i servizi sociosanitari”.

Un vero e proprio allarme sulla realizzazione entro le scadenze previste dal Pnrr dei nuovi 6.451 posti di asilo nido e sulla successiva gestione dei nuovi ma anche dei vecchi posti, è stato lanciato da Cgil, Spi, Fp e Flc, regionali nel corso di un incontro dei rappresentati delle quattro sigle con il presidente e il segretario dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta e Mario Alvano.

I sindacati hanno sollecitato un monitoraggio sullo stato dell’arte ma anche un’assembla di tutti i soggetti interessati. Ad oggi sono assegnati alla Sicilia 145 milioni per nuovi posti nido in 132 comuni, ma questi ultimi dovranno presentare i progetti entro il 31 ottobre.

Dunque per il futuro dei nostri bambini, non ci resta che attendere.

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