Da oggi il carcere di massima sicurezza dell’Ucciardone di Palermo è intitolato alla figura e alla memoria di Calogero Di Bona, il giovane maresciallo del Corpo degli agenti di custodia ucciso dalla mafia. La cerimonia si è svolta stamattina alla presenza, oltre delle autorità, dei familiari e del direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, che alla fine dell’iniziativa hanno scoperto la targa commemorativa posta al fianco del portone d’ingresso di via Enrico Albanese.
Calogero Di Bona scomparve misteriosamente il 28 agosto del 1979. Per molti anni la sua scomparsa restò un mistero e anche le indagini avviate dal magistrato Rocco Chinnici non riuscirono a fare luce sull’accaduto. Chinnici però aveva intuito che fosse legata al suo lavoro all’interno dell’istituto penitenziario, ma non ebbe il tempo di scoprire la verità. Questa arriverà molti anni dopo quando la famiglia nel 2010 riesce a far riaprire il caso e la Procura di Palermo accerterà che è stata Cosa nostra a uccidere il maresciallo per non essersi adeguato all’andazzo che regnava all’interno del carcere. Di Bona, infatti, aveva continuato a fare il proprio dovere nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti.
“Dopo 38 anni abbiamo avuto questo bel riconoscimento. Sono rimasta sola con tre figli piccoli, li ho cresciuti con la grazia di Dio. Sono passati troppi anni per conoscere la verità e alla fine è emerso quello che io sapevo: mio marito è stato riconosciuto come eroe, una persona bellissima che ha fatto il suo dovere fino in fondo”. L’ha detto Rosa Cracchiolo, vedova del maresciallo. “A noi è stato tolto il padre, non lo abbiamo avuto nei momenti importanti della nostra vita: non c’era il primo giorno di scuola e quando abbiamo raggiunto traguardi importanti”, ha detto Giuseppe Di Bona, uno dei tre figli del maresciallo.
“Il nostro ministro della Giustizia ha fatto tanto perché si è impegnato in nuove assunzioni: alcune sono arrivate, e altre ne verranno. Però bisogna agire a tutto campo affinché le carceri siano più sicure e in grado di garantire migliori condizioni di trattamento e di recupero per i ristretti”. Così, a Palermo, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo. “La maggior parte delle risorse sono destinate alla manutenzione ordinaria – ha aggiunto – Ci sono delle progettualità per il 2018 che sono state già definite e per le quali aspettiamo le risposte, ma ci deve essere anche un impegno da parte delle forze politiche a porre attenzione sui temi che noi affermiamo”.