Isola delle Femmine è in vendita. Artefici dell’annuncio immobiliare, apparso sul sito di un’agenzia di Arezzo, sono quattro fratelli di una famiglia nobiliare – discendenti di Rosolino Pilo – che si dichiarano gli effettivi proprietari. Tutto sarebbe in regola. «Abbiamo i documenti», fanno sapere.
Intanto il sindaco di Isola delle Femmine, Stefano Bologna, non ci sta e incalza. «I proprietari li vorremmo conoscere. Si materializzino qui in Comune gli eredi di Rosolino Pilo, li ospiteremo e faremo una bella mangiata di pesce. Lo dicano però loro ai pescatori che vogliono vendere l’Isola. Isola delle Femmine – aggiunge – non si tocca e non si vende. Può essere guardata e apprezzata come si è sempre fatto».
L’isolotto, che si estende per 15 ettari, è un’area marina protetta affidata in gestione sin dal 1998 alla Lipu e classificata come riserva integrale per decreto della Regione Siciliana.
Di notevole bellezza la torre di guardia, costruita nel XVI secolo contro gli attacchi delle navi barbaresche, danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Sul caso interviene anche il direttore della Riserva Naturale Orientata “Isola delle Femmine”, Vincenzo Di Dio. “La Riserva Naturale Orientata Isola delle Femmine è stata istituita dalla Regione siciliana nel 1997 e da allora la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) ne è Ente gestore. Tutta l’isola è classificata come zona A; inoltre, per l’Unione Europea essa è stata SIC (Sito di Importanza comunitaria) e da poco tempo è stata addirittura elevata a ZSC (Zona Speciale di Conservazione), oltre ad essere anche Geosito.
“L’Isola delle Femmine – aggiunge – è effettivamente di proprietà privata. Non deve quindi stupire né che dal legislatore vengano istituiti dei vincoli su una proprietà privata ritenuta di altissimo valore ambientale o paesaggistico, né che i proprietari abbiano deciso di porla in vendita. Chiunque decidesse di acquistare l’Isola delle Femmine, che sarà il benvenuto, certamente preventivamente avrà valutato che i vincoli ambientali sono così chiari e stringenti che non è possibile ipotizzare alcuna forma di “sfruttamento commerciale” o “sviluppo economico” se non quello ambientalmente sostenibile, rispettoso della natura del luogo e consentito dalle vigenti normative”.
“È questo tipo di sviluppo – conclude Di Dio – proprio quello che sta perseguendo la LIPU nella sua gestione del sito, ad esempio, con la realizzazione della ordinata fruizione di cui anche la scorsa estate numerosi organi di stampa hanno dato notizia. Pertanto rimaniamo in attesa di entrare in contatto con l’eventuale nuovo proprietario, che ci auguriamo possa essere un appassionato amante della Natura, con il quale instaurare una proficua collaborazione”.