Il Castello di Taormina, oltre a essere luogo d’incantamento e cornice di storie d’amore leggendarie e mitologiche, mostra il suo aspetto di fortezza “difensiva” attraverso tanti elementi. Uno di questi è, sicuramente, la “Grotta del Prigioniero“, usata per la detenzione dei nemici.
I prigionieri, come attesta la storiografia, venivano lasciati diversi giorni in questa piccola cella, con lo scopo di indurli al pentimento e ad espiare le loro colpe. Per raggiungere l’obiettivo, venivano incatenati, messi a svolgere lavori forzati, e nel caso in cui il loro silenzio fosse incrollabile, uccisi e gettati nel “Pozzo della morte”. L’uso della violenza e della coercizione, pratica crudele, spietata, lontana da noi anni luce, al tempo era la normalità.
Vi era una giustizia fai da te, costituita da pratiche aberranti e disumane, che calpestavano la dignità umana: abusi e violenze non erano perpetrati solo nei confronti dei nemici in “armi”, ma anche nei confronti di quelli in “amore”.
Visitando il Castello di Taormina, riaperto dopo trent’anni grazie alla Società Centomedia & Lode, di cui è Presidente, l’imprenditore, editore e giornalista, Maurizio Scaglione, vivrete una sorta di dualità: da un lato vi immergerete totalmente in un’atmosfera di leggende e miti, dall’ altro, invece, sarete catapultati in un tempo e in uno spazio, storicamente provati, che potrebbe suggestionarvi a tal punto da sentire i lamenti dei prigionieri che si trascinano le pesanti catene. Questo maniero è da visitare perché foriero di grandi emozioni, che inizieranno con la scalinata in pietra che vi ci condurrà.
Visitate il Castello di Taormina perché:
- ogni sua angolazione è rivelazione di bellezza;
- ha, al suo interno, molti misteri da svelare;
- tante leggende da raccontare;
- una lunga storia da condividere.
- perché solo così potrete dire di conoscere Taormina, l’antica Tauromenium, a 360°.
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