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Cosa succederà alla variazione di bilancio?

Il centrodestra “attendista” non trova la quadra, rischio paralisi per l’Ars

giovedì 24 Luglio 2025

Si chiudono le porte dell’Ars, ma gli ultimi giorni di luglio non promettono nulla di buono tra le mura di Palazzo dei Normanni. Il vertice di maggioranza doveva essere il momento chiarificatore, dopo il flop, per alcuni preannunciato, della ddl sul riordino dei Consorzi di Bonifica, ma nei fatti la riunione è stata semplicemente lo specchio della realtà attuale. Traendo direttamente alle conclusioni, la soluzione condivisa da tutti è quella di attendere.

“Attesa” diventa così la parola chiave. Una strategia per provare a distendere i toni, ma che stride osservando il calendario. Già, perché al 24 luglio tracciare una roadmap della variazione di bilancio è quasi un’impresa. L’idea, fin dal principio, è quella di tagliare il traguardo entro il 6 agosto. Ma qualora questo non dovesse avverarsi cosa accadrà? Il testo della manovra ter slitterebbe a settembre, ovviamente non senza il mal contento del presidente della Regione Renato Schifani, il quale premerebbe per l’approvazione della norma da 345 milioni di euro prima della pausa estiva. Le conseguenze sarebbero molteplici. Il rischio è certamente quello di procrastinare misure di carattere emergenziali, come la crisi idrica o il sostegno alla legge contro la povertà, ma al col tempo significherebbe “gonfiare” ulteriormente il mese di settembre, con ricadute inevitabili anche sull’attività dell’Assemblea negli ultimi mesi dell’anno. Insomma, la tabella di marcia del Parlamento e del Governo siciliano rischia di essere totalmente stravolta. Il tutto senza contare gli equilibri della maggioranza, oggi più in bilico che mai.

La conferenza dei capigruppo

La capigruppo di maggioranza si è svolta ieri pomeriggio, intorno alle ore 15:00 a Palazzo d’Orleans. Presenti i capigruppo di maggioranza all’Ars e tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia, di cui alcuni deputati sono stati protagonisti della rovinosa caduta della riforma dei Consorzi di Bonifica (CLICCA QUI).

Punto principale è stata la variazione di bilancio, con l’auspicio che quanto accaduto con i Consorzi di Bonifica, con la bocciatura mediante voto segreto, non si trasformi in un pericoloso precedente. Nonostante quanto vociferato nei giorni scorsi, la volontà sarebbe quella di lasciare la norma intatta, porla al vaglio delle Commissioni, che intanto hanno già avviato i lavori, e incardinare il testo in aula. Unica nota aggiuntiva, come preannunciato dal presidente Schifani, sarà uno stanziamento di 1,8 milioni di euro per aumentare per il 2025 le giornate lavorative di 573 addetti dei Consorzi. Un modo per “mettere una pezza” al recente affossamento a Sala d’Ercole, ma anche, e soprattutto, per mantenere gli impegni presi, e più volte ribaditi, nel corso dell’ultima Finanziaria.

Al termine dell’incontro una nota del capogruppo della Lega Salvo Geraci ha lasciato presagire il meglio: “Il vertice di maggioranza è stato utile e necessario dopo l’incidente sul ddl di riforma dei Consorzi di bonifica. Si è stabilita un road map che consentirà con le variazioni di bilancio di mettere in sicurezza l’aumento delle giornate lavorative per i 573 dipendenti dei Consorzi. Con la manovra che approveremo prima della pausa estiva impegneremo risorse per sostenere finanziariamente i Comuni per gli extra-costi sui rifiuti. Altri fondi verranno indirizzati per impianti di dissalazione, realizzazione di laghetti, lotta alla povertà, manutenzione delle strade provinciali, abbattimento liste di attesa nella Sanità, manutenzione edifici scolastici, integrazione risorse disabili gravissimi e caro voli. Per le misure di carattere territoriali, non è escluso il ricorso ad un ddl collegato alla manovra. La Lega ribadisce lealtà al governo del presidente Schifani e auspica che il confronto interno ai partiti alleati consenta di riprendere un cammino senza rischi ulteriori nelle votazioni d’Aula. Per completare la legislatura servono lealtà e chiarezza“.

Ma dietro le quinte tutto sembra tranne che un clima sereno e disteso.

Dietro le quinte regna il pessimismo

Volontà, però, che potrebbe non coincidere con le reali intenzioni. Non solo le opposizioni, ma anche una parte della maggioranza reclamerebbe modifiche. Ma di cosa si tratterebbe? Anche gli esclusi vorrebbero una fetta della torta da poter destinare ai propri territori. A questi elementi si aggiungono poi altri aspetti. Come avevamo anticipato, infatti, secondo indiscrezioni lungo i corridoi di Palazzo dei Normanni, alcuni deputati, anche di maggioranza, avrebbero sollevato dubbi su alcuni argomenti. In particolar modo sull’articolo 8, che prevede l’acquisto di nuovi immobili per gli uffici regionali, e sull’articolo 9, che fa il punto su debiti legati ad alcune società della Regione. I più critici, infatti, avrebbero evidenziato come non si trattino di misure urgenti e rientranti nei capitoli di sicurezza, welfare e Pil. Temi molto delicati e suscettibili, ma che contemporaneamente compongono una fetta importante della torta: circa 120 milioni di euro sui 345 milioni totali (CLICCA QUI).

Unendo tutti i puntini si giunge al bivio. Due dovrebbero così essere le strade percorribili: o approvare la manovra esattamente così come stabiliranno le Commissioni o scremare il testo della variazione escludendo alcuni degli articoli. Ad oggi nessuno vuole affermare con certezza la terza via, ma in fondo è quella che un po’ tutti auspicano: il rinvio a settembre.

E se a Palazzo d’Orléans vanno in scena complicate prove di dialogo, a Palazzo dei Normanni non tutti sembrano pronti a lasciare il passato alle spalle. La giornata di ieri è stata teatro di rivendicazioni piccate, accuse reciproche e risposte mal digerite. Alcuni partiti hanno, infatti, puntato il dito contro i franchi tiratori individuati tra le fila di Forza Italia e Mpa, primi tra tutti Lega e Democrazia Cristiana, che non hanno perso l’occasione per ribadire il loro pieno sostegno al governo Schifani, additando gli alleati come “irresponsabili”. Insomma, la ferita non si è ancora sanata e sanguina copiosamente. Ma in tema di franchi tiratori c’è chi stigmatizza, smentendo attacchi diretti al presidente Schifani. L’articolo 3 del ddl, relativo alla liquidazione degli attuali 13 Consorzi, non avrebbe schiarito le idee di tutti, portando alla bocciatura. Sorge dunque il dubbio: non si sarebbe potuto intervenire prima del fatidico verdetto?

La seduta lampo a Sala d’Ercole

Non tutti se ne saranno accorti o ricordati, ma per la giornata di ieri erano previsti i lavori in aula. All’ordine del giorno persino l’esordio del ddl sulla Super Zes. La seduta guidata dal vicepresidente Nuccio Di Paola è durata appena trenta minuti, giusto il tempo di annunciare le mancate condizioni per svolgere regolarmente i lavori, rinviare a martedì prossimo e di qualche intervento, dove però non sono mancate le aspre critiche.

Tra gli interventi più critici quello del leader di Controcorrente Ismaele La Vardera: “Questo è un governo che è arrivato al capolinea e che non riesce ad approvare riforme e neanche a dare risposte e il problema di Schifani è che mancano i cornetti all’aeroporto di Palermo. Siamo alla follia. Un’aula ancora una volta vuota e senza un’idea politica credo che siamo arrivati al punto più basso di questa legislatura. Governo e giunta devono fare un passo indietro e andare a casa: parentele, nepotismi, arresti e indagati è la prova del fatto che questo governo non ha più i numeri per rimanere alla guida della nostra regione“.

Una giunta di non Governo“. Così è invece intervenuto in maniera aspra il capogruppo del Movimento 5 Stelle Antonino De Luca, aggiungendo: “Queste variazioni di bilancio non vedranno una fine perché le avete costruite senza equilibrio e ora state portando avanti un’operazione come se il parlamento fosse brutto e cattivo, ma in realtà non ci abbiamo messo ancora mano. In VI Commissione c’è una rete ospedaliera che è il rimaneggiamento della scorsa e risponde a logiche talmente vecchie che non tengono conto dello spopolamento delle aree a cui la rete si rivolge. La maggioranza ha votato contro i Consorzi di Bonifica bocciando la vostra azione. Le inchieste dicono che il vostro è un sistema che non funziona e non guarda al bene dei cittadini. E soprattutto il turismo che gestite in maniera monopolizzata“.

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