“Ormai in Sicilia abbiamo un trend consolidato di consenso e una percentuale di voti che viaggia sulla doppia cifra, discuteremo sull’Autonomia differenziata e su tutti i passaggi critici di questa vicenda”. Non è spavaldo, ma ci sta studiando Vincenzo Figuccia, l’incarnazione plastica e meglio riuscita a Palermo del travaso di voti democristiani che sono finiti nel contenitore di Matteo Salvini con profitto elettorale e soddisfazione di tutti. Dall’Udc al mondo centrista non sempre il “remix” è stato indolore. Figuccia, non è proprio un leghista programmato in laboratorio, ma la trasformazione del voto popolare che serviva al “Capitano”, che certamente non poteva crescere con i propri piedi dopo decenni di alienazione dalla Sicilia e dai suoi innumerevoli problemi.
Il caso di Trapani con l’appoggio dato a Tranchida ne è la testimonianza, ma in giunta e anche all’esterno non è mancata la difesa a Mimmo Turano sotto attacco da parte di Fratelli d’Italia. Posizione che aveva rischiato di creare la collisione con gli altri partiti che a quel punto chiederebbero il pegno per gli assessori di Giorgia Meloni.
Le ultime esternazioni del presidente della Regione Renato Schifani (https://ilsicilia.it/palermo-schifani-rassicura-nessuna-tensione-nella-maggioranza/ ) vanno nella direzione di un rinvio della revisione della squadra di governo. Probabilmente, se ne riparlerà dopo l’estate. Il quadro è quindi più ricomposto o così, al momento, appare.
A Catania il partito è sempre più a misura di Luca Sammartino che ha fatto salire l’asticella sia in città che nella provincia etnea, sfruttando l’occasione della amministrative, e non si esclude che uno dei politici più votati e quotati in Sicilia orientale possa candidarsi alla Presidenza della Regione alla scadenza del mandato di Renato Schifani. Un’aspirazione legittima che non esclude quella di approdare a Bruxelles, non disdegnando l’ipotesi di correre per un seggio a Strasburgo. Una evenienza, questa, che penalizzerebbe le chance di rielezione dell’attuale eurodeputato uscente Annalisa Tardino, oggi commissario della Lega in Sicilia.
Nino Minardo, d’altra parte, si è difeso a Modica e nel Ragusano. Rimane alla finestra, e non considera chiusa nessuna delle partite che si possono aprire in proiezione nei prossimi anni. Rimane da capire se l’ex segretario regionale del Carroccio rimanga in futuro nell’alveo dei candidati su scala regionale, oppure se guardare alla sola platea romana, dopo aver intrapreso la prima esperienza alle politiche. Nino Germanà, a Messina, è una realtà consolidata e anche lo stesso Turano nel Trapanese è un riferimento che nessuno mette in discussione dall’interno.
Il ragionamento che i post democristiani oggi arruolati dalla Lega, Figuccia “in primis” portano avanti è più o meno il seguente: Cuffaro e Lombardo oggi sono l’eccezione e non la regola, l’elettorato mobile di questo schieramento, oggi per lo più inquadrato interamente nel centrodestra o “destra centro” come ama ribadire spesso lo stesso Figuccia, riconosce il lavoro dei territori e la Lega se ne può fare carico.
E’ in campo, ma è tutta da vedere, la possibilità per la Lega di nuovi arrolamenti e partner dall’esterno. La Dc dovrà attrezzarsi per trovare una lista allargata e importante a supporto del candidato il cui nome è Francesca Donato. Chiaramente le opzioni in campo non sono moltissime. Con riferimento al PPE, le anime che lo compongono – coinvolgendo Forza Italia, Noi Moderati, UDC – potrebbero andare a confluire in questo contenitore. Su questo fronte la competizione in Sicilia e in Sardegna sarebbe molto forte. Una possibilità c’è, quella di stringere il patto con la Lega. Un’alleanza fattibile visti i buoni rapporti tra Totò Cuffaro, Luca Sammartino e Valeria Sudano, quest’ultima ritiratasi dalla corsa a sindaco di Catania, per fare spazio al meloniano Enrico Trantino.