Province. Finalmente. Ad oltre dieci anni dall’approvazione della legge Delrio, in Sicilia si sono tenute le elezioni per eleggere i presidenti dei Liberi Consorzi e i Consigli Provinciali delle nove aree territoriali della Sicilia (Città Metropolitane comprese). Votazioni, quelle del 27 aprile, che hanno segnato l’inizio di una nuova era nell’Isola.
“Abbiamo raggiunto un grande obiettivo. Siamo riusciti ad eleggere le nuove Province – ha dichiarato ai microfoni de ilSicilia.it l’assessore regionale alla Funzione Pubblica Andrea Messina -. Un appuntamento rinviato da oltre dodici anni in maniera speculativa ed immotivata. Ci siamo adeguati al resto d’Italia. Un obiettivo che questo Governo ha voluto conseguire. E’ finita l’era dei commissari. Da domani ci saranno amministratori democraticamente eletti. Quest’ultimi avranno la responsabilità politica di realizzare sul territorio i servizi e le opere che i cittadini aspettano“.
L’iter per rendere operative le Province
Giova ricordare che tutti gli incarichi politici che interessano le ex Province verranno svolti a titolo gratuito. Insomma, si tratta di ruoli di pura rappresentanza politica. I nuovi presidenti dei Liberi Consorzi e i consiglieri provinciali sono stati già resi noti nella giornata di lunedì.
Entro dieci giorni si attende la proclamazione ufficiale degli eletti. E dopo? Si dovrà iniziare a lavorare per determinare il campo da gioco delle ex Province. Il presidente del Libero Consorzio o il Sindaco Metropolitano dovranno convocare la prima seduta del Consiglio Provinciale, scegliendo al contempo la figura di un vice. Una volta insediatisi, i Consigli Provinciali dovranno procedere ad approvare il nuovo Statuto e il relativo regolamento d’aula. Documenti chiave non solo nel determinare le procedure di trattazione ed approvazione dei vari atti, ma anche e soprattutto nel determinare il numero di consiglieri delegati. Ovvero di personalità politiche, indicate dal presidente o dal sindaco metropolitano, a cui andranno determinate deleghe da gestire. Argomento sul quale le varie compagini politiche potrebbero giocare un ruolo chiave.
Le competenze e i consiglieri delegati
Già, le competenze. Di cosa si occuperanno esattamente le Città Metropolitane o i Liberi Consorzi? I temi da trattare restano quelli del passato. Fra i principali obiettivi delle ex Province vi è ad esempio la cura delle strade provinciali. Arterie extraurbane che oggi sono in molti casi a pezzi a causa della mancata manutenzione degli ultimi anni. Qualcosa in tal senso è stato fatto. Ma la lunghezza dei percorsi è notevole. Basti pensare ad esempio che la provincia di Palermo presenta circa 2200 chilometri di strade di sua competenza. C’è poi il tema dell‘edilizia scolastica. Città Metropolitane e Liberi Consorzi infatti gestiscono una serie di beni in affitto o di proprietà da destinare a istituti scolastici di secondo grado. Poi c’è l’organizzazione della polizia provinciale. Personale che, su Palermo, è stato ad esempio impegnato nelle operazioni di controllo del territorio relative al contrasto dell’abbandono di rifiuti. E la lista prosegue con la delega all’ambiente. Settore necessario a concedere autorizzazioni necessarie all’operatività di aziende o poli industriali, come ad esempio quello di Termini Imerese.
Il ruolo della Conferenza dei Sindaci e il futuro
Insomma, le cose da fare non mancano. Ma l’elenco si arricchirà anche di ulteriori competenze non da poco, ovvero l’approvazione dei bilanci e le relative variazioni. Campi che, fino a qualche giorno fa, erano in mano alle cosiddette Conferenze dei Sindaci. Organi che riuniscono tutti i primi cittadini dei territori di competenza. Con l’avvento di Città Metropolitane e Liberi Consorzi, le sopracitate falangi amministrative non verranno abolite. Bensì, si trasformeranno. Ovvero, diventeranno un organo consultivo in grado di fornire pareri agli atti che il Consiglio Provinciale, di volta in volta, dovrà votare.
Insomma, tutto è pronto. Dopo dodici anni, in Sicilia le Province torneranno a funzionare ancora una volta. Per quanto lo potrà dire solo il futuro. Sia perché l’attuale sistema normativo prevede che, per rimanere in carica, bisognerà conservare il proprio posto da sindaco o da consigliere comunale. Sia perché, a livello nazionale, è attesa una riforma di settore che permetterebbe ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti direttamente, senza passare dal voto mediato di secondo livello. Quando e se ciò avverrà potrà deciderlo solo la politica.