Il fine settimana appena trascorso ha nuovamente spostato i riflettori. L’attacco di Israele all’Iran e i successivi bombardamenti Usa in tre siti nucleari ha fatto crescere a dismisura la paura di un’imminente escalation mondiale. Tensioni in Medio Oriente che hanno origini ben più lontane, ma che si sono acuite dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas e la successiva risposta senza mezzi termini di Israele, che ha spezzato definitivamente il fragilissimo equilibrio e come un domino ha coinvolto tutti i Paesi vicini minacciati. Da allora l’inferno nella Striscia di Gaza non sembra più avere una fine. Una crisi geopolitica, ma soprattutto umanitaria, apparentemente lontana, ma che in realtà dista dalle coste siciliane appena duemila chilometri.

Tendopoli, carenza di acqua, cibo e violenze atroci. Tutte immagini divenute ormai tristemente all’ordine del giorno e che hanno spinto sia il mondo dell’associazionismo sia in piccola parte della politica a lanciare richieste di aiuto e di sostegno alla popolazione palestinese. Esempi tutti italiani sono quelli delle Regioni Emilia-Romagna e Puglia, i cui presidenti hanno invocato l’interruzione di ogni forma di relazione istituzionale con il Governo di Israele, in considerazione del procedimento avviato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, fino al ripristino del rispetto del diritto internazionale. Un modello su cui fanno leva anche i deputati siciliani di opposizione all’Ars, che ormai da mesi, nel corso delle sedute a Sala d’Ercole, hanno richiesto un confronto con il Governo regionale.
In quest’ottica si muove la mozione presentata dal Partito Democratico e oggetto di discordia durante la seduta di mercoledì scorso. La discussione, infatti, seppur calendarizzata dopo la decisione assunta con la conferenza dei capigruppo, è stata spostata a causa dell’assenza del Governo, impegnato a Messina per la celebrazione del sessantesimo anniversario della Conferenza europea di Messina e Taormina. Un boccone amaro e difficile da mandare giù.

“Sono diversi mesi, da quando si è acuito il conflitto sulla Striscia di Gaza che a più riprese abbiamo sollecitato il Governo regionale e non solo, nella discussione su quello che sta succedendo e soprattutto nel portare avanti iniziative che non siano solo solidarietà di facciata, ma che rappresentino concretamente una contrarietà a questa sproporzionata violenza e una carenza di aiuti che stanno determinando morte e terrore. Purtroppo abbiamo riscontrato come il Governo Schifani, fino ad oggi, e tutte le forze politiche che lo sostengono, e potremmo allargare anche a livello nazionale, da questo punto di vista non ha fatto nulla“. A dichiararlo è stato Mario Giambona, vicecapogruppo del PD all’Assemblea regionale, che con i dieci colleghi di partito ha firmato la mozione.
Mozione che si rifà dati recentemente diffusi dall’Ong Emergency mostrano che secondo un report dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, aggiornato a inizio aprile 2025, da ottobre 2023 sono quasi 60mila i morti, oltre 115mila i feriti, più di 2 milioni gli sfollati e oltre 66mila bambini che soffrono di malnutrizione. L’invito alla Regione è di avviare con urgenza interlocuzioni con il Governo nazionale per garantire l’immediato arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e mirate a riconoscere lo Stato di Palestina come libero, sovrano e autonomo, oltre ad assumere una chiara posizione da parte dell’Italia rispetto ai crimini di guerra compiuti dal Governo Netanyahu e sospendere di ogni forma di relazione istituzionale con il Governo di Israele.
“Chiediamo che si portino avanti azioni vere, di natura diplomatica, per stigmatizzare il comportamento del Governo israeliano e la violenza esercitata nei confronti dei cittadini che vivono lungo la Striscia di Gaza, strumenti anche di natura sanzionatoria e un’azione concreta che parta dell’Unione Europea“. Ha aggiunto Giambona, firmatario anche di una delle proposte avanzate e che porterà avanti anche “nella primissima variazione di bilancio o in qualsiasi contesto normativo in cui questa sarà presentabile. Si tratterà di aiuti concreti. Il parlamento siciliano si potrebbe determinare attraverso un sostegno concreto alle popolazioni della Striscia di Gaza. Chiederemo di destinare risorse agli organismi umanitari che stanno operando in quel territorio affinché diano sostegno in termini di alimenti, medicine e tutto quello che può servire per limitare la situazione drammatica che già stanno patendo queste popolazioni. Passare dalle parole ai fatti. E’ questo il senso dell’intervento che auspichiamo e che speriamo sia il più celere possibile“.

Questa potrebbe dunque rivelarsi la settimana decisiva per poter aprire in maniera concreta il dibattuto tra le mura dell’Ars. Proprio in un periodo delicato e dall’agenda fitta dove il ddl sul riordino dei Consorzi di Bonifica rischia di rimanere al palo per mancanza di un’adeguata copertura finanziaria e i disegni di legge sulla Super Zes e sugli Enti locali attendo ancora di poter fare il loro debutto in aula. Per poi arrivare a metà luglio, quando sarà la volta della variazione di bilancio. In occasione dell’approvazione della manovrina, quella da 55 milioni di euro, il presidente della Regione Renato Schifani aveva risposto agli appelli del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e soprattutto di Ismaele La Vardera. Il leader di Controcorrente aveva portato avanti la possibilità di aprire un corridoio umanitario, prevista dalle normative internazionali ed europee, o anche l’applicazione della legge 20 del 29 luglio 2021, approvata dall’Ars, che regola l’accoglienza e l’inclusione, e mediante risorse adeguate permettere ai minori che stanno vivendo sulla loro pelle il genocidio la possibilità di poter essere accolti in Sicilia. Il governatore aveva accolto positivamente le richieste, dichiarando apertura al confronto e una ferma condanna alla violenza in atto nei confronti del popolo palestinese. Che sia arrivato finalmente il momento giusto?