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Imprese siciliane, Daniele Cipollina (Rete d’Impresa Gustoso): lettera aperta al presidente Musumeci

mercoledì 5 Giugno 2019
daniele cipollina gustoso

Daniele Cipollina, Presidente e fondatore della “Rete d’Impresa Gustoso”, scrive una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci per chiedergli un confronto sulla situazione delle imprese siciliane e una maggiore collaborazione tra chi fa impresa e le istituzioni.

Di seguito la lettera riportata integralmente.

‘La conquista non è mai il risultato dell’impegno individuale. È sempre uno sforzo e un trionfo collettivo’.

Nelson Mandela

Gentilissimo Presidente On. Musumeci,

Sono Daniele Cipollina, Presidente e fondatore della “Rete d’Impresa Gustoso”, un progetto ambizioso, oggi diventato realtà. Mai prima 13 importanti aziende del Food siciliano si erano riunite sotto un unico brand “Sicilia”per conquistare i mercati internazionali.

Crediamo nella possibilità di sviluppare una nuova consapevolezza imprenditoriale, frutto di conoscenza e partecipazione, e di creare un sistema dove poter mettere in contatto diretto i valori di chi produce e di chi sceglie. L’obiettivo, infatti, è sviluppare una maggiore sensibilità verso la ricerca di legami e relazioni inter-organizzative con altri partner superando un tradizionale atteggiamento individualista. In questa direzione Gustoso propone, innovative ed efficaci soluzioni di cooperazione per migliorare i processi produttivi e la competitività facendo leva su pratiche comuni, condivisione di conoscenze e di capacità – innovative e produttive.

Alla luce di quanto sopra ritengo necessario sottoporle alla sua cortese attenzione che nonostante l’evidente sforzo finanziario e gli attestati di riconoscimento da parte di tutti gli attori del progetto Gustoso e da istituzioni internazionali sono profondamente amareggiato e deluso dell’assoluta indifferenza da parte delle istituzioni regionali e soprattutto dall’incapacità delle stesse a valutare e confrontarsi attraverso un principio fondamentale: la meritocrazia.

C’è anche l’indifferenza per le disuguaglianze di un sistema che rappresenta la prima e più grande sordità della politica del nostro tempo, quella verso la rappresentazione di una Sicilia imprenditoriale che sceglie la logica della condivisione in ogni sua forma e che potrebbe sostenere concretamente il nostro territorio se solo le venisse attribuito il ruolo che le spetta ma soprattutto un confronto costruttivo ad oggi assolutamente assente.

La condivisione e la capacità di fare sistema andrebbe intesa come l’unico terreno comune possibile per capire, e quindi apprezzare, come la nostra identità e il nostro futuro dipendano dalla capacità di stare insieme, di fare comunità, di occuparci dei beni comuni materiali e immateriali in funzione di una valorizzazione e di una crescita non solo economica ma prima di tutto civile e morale.

Per effetto delle rapide trasformazioni in atto dovute alla globalizzazione dei mercati, molti prodotti tipici, e non solo quelli siciliani, sono sottoposti ad una concorrenza sempre più agguerrita.

Risulta quindi necessario e urgente riconoscere che questo patrimonio regionale deve essere non solo pienamente riconosciuto per il suo grande significato storico-culturale ma anche adeguatamente difeso e valorizzato in chiave competitiva con l’obiettivo che il marchio “Sicilia” possa rappresentare per i consumatori all’estero un importante e sicuro riferimento di garanzia e tutela del patrimonio agroalimentare di Sicilia.

Si assume (almeno a parole) che le imprese devono fare sistema, aggregarsi, trovare un modo per essere presenti in forze sui mercati esteri. Nei fatti chi ha provato a farlo – e noi siamo tra questi – viene assolutamente penalizzato.

Mi chiedo e le chiedo a questo punto quale sia il criterio con la quale si sarebbero incarnati gli ideali del merito e renderli moralmente giustificati e accettabili, invece ho imparato a mie spese che così non è: privilegi e nepotismi sono i principi cardine della nostra società. L’esigenza del merito è trasversale, sia in politica che in società, è di destra come di sinistra, è da conservatori come da progressisti, se ancora hanno senso queste classificazioni.

L’auspicio è quindi che tale modello di aggregazione possa diventare uno strumento conoscitivo consolidato a base di un percorso più ampio di confronto con il mondo delle istituzioni, che porti a mettere le reti d’impresa sempre più al centro della programmazione delle azioni di politica industriale del Paese, nella convinzione di un loro ruolo determinante nella crescita dell’occupazione, dei fatturati e del territorio stesso.

Per questo ritengo prioritario sostenere la cultura dell’aggregazione/collaborazione come modello virtuoso di crescita, nonché incentivare un percorso di confronto e condivisione di linguaggi e obiettivi tra imprese e amministrazioni territoriali, che possa andare a beneficio di un quadro sempre più armonizzato delle politiche di agevolazione regionali e nazionali.

Certi di un Suo interesse, sottolineando la mia disponibilità ad un confronto.

La ringrazio per l’attenzione e porgo distinti saluti.

Daniele Cipollina“.

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