“È tempo di restituire dignità a chi lavora”: è questo il messaggio forte che la CGIL lancia attraverso i referendum su lavoro e cittadinanza in programma l’8 e 9 giugno. Una chiamata che parla soprattutto alla Sicilia, dove la disoccupazione è cronica, i salari tra i più bassi d’Italia e il lavoro irregolare resta una piaga profonda.
“In una regione dove un contratto stabile è un miraggio e la povertà colpisce una famiglia su cinque, affermare i diritti significa costruire futuro, sviluppo e coesione sociale”, ha spiegato il segretario generale della CGIL Sicilia, Alfio Mannino, presentando oggi, ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, le iniziative della campagna referendaria insieme a numerose associazioni e forze politiche.
Numeri allarmanti e una sfida urgente
I dati parlano chiaro. Nel 2023, secondo l’INPS, in Sicilia sono stati attivati quasi 377 mila contratti precari, a fronte di appena 57 mila assunzioni a tempo indeterminato. Il reddito medio annuo nell’Isola è di 15.968 euro, ben lontano dai 22.780 della media nazionale, mentre oltre il 40% dei siciliani vive in famiglie a rischio povertà o esclusione sociale. A rendere ancora più drammatica la situazione, 81 morti sul lavoro solo nel 2024.
In questo contesto, i quesiti referendari puntano al cuore del problema: più sicurezza nei luoghi di lavoro, fine della precarietà, ripristino delle tutele contro i licenziamenti illegittimi cancellate dal Jobs Act, e riduzione da 10 a 5 anni per ottenere la cittadinanza per chi ha i requisiti.
Il “Tour del lavoro e dei diritti” parte dalla Sicilia
Per sensibilizzare la cittadinanza, la CGIL lancia il “Tour del lavoro e dei diritti”, un furgone itinerante che attraverserà le principali aree industriali siciliane. Prima tappa l’11 aprile a Gela, poi Catania (17 aprile), Siracusa (22 aprile) e Milazzo (24 aprile). Sabato prossimo, invece, dieci città siciliane ospiteranno eventi pubblici per dare ufficialmente il via alla mobilitazione.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Mannino – è chiaro: raggiungere il quorum e vincere con il Sì, per cancellare leggi ingiuste e restituire voce e forza al mondo del lavoro”.
Cittadinanza: accorciare i tempi per integrare davvero
Un altro punto cruciale della campagna riguarda la cittadinanza: “Permettere l’accesso in 5 anni anziché 10 – ha sottolineato Mannino – significa riconoscere come italiani a tutti gli effetti coloro che già vivono, studiano, lavorano, pagano le tasse e contribuiscono alla crescita del nostro Paese. Non è solo un diritto individuale, è un passo verso una società più coesa e sicura”.
Un referendum che è anche una chiamata al risveglio
Per Mannino, quella dell’8 e 9 giugno non è solo una battaglia sindacale, ma una sfida di civiltà. “La Sicilia vive una crisi strutturale che richiederebbe un’azione incisiva da parte del governo regionale, ma troppo spesso si preferisce pensare alle poltrone invece che ai problemi reali. I referendum possono rappresentare il grido di una Sicilia che vuole alzare la testa e cambiare rotta”.