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La kermesse

In Sicilia si rivedono le feste di partito, Agrigento torna capitale?

martedì 5 Settembre 2023

Non era mai successo nella Prima Repubblica ma potrebbe accadere nella Terza: la Festa dell’Amicizia e la Festa dell’Unità si terranno in Sicilia, entrambe nell’agrigentino. Potrebbe sembrare una sorta di déjà vu politico o un ultimo colpo di caldo ma è soltanto la cronaca di questa fine estate 2023 che riporta in Sicilia il rito antico delle feste di partito.

Certo non saranno le colossali manifestazioni primorepubblicane di potere e di consenso che riuscivano a portare sui palchi anche cantanti famosi ma sufficientemente devoti alla causa di partito, ma qualcosa di più ridotto per interessare un elettorato sempre più distratto e guadagnare qualche riga in più sulla carta stampata.

E così Totò Cuffaro dopo aver resuscitato la Dc tenta un miracoloso bis richiamando in vita la Festa dell’Amicizia la storica manifestazione dello scudocrociato che in Sicilia può vantare un clamoroso precedente storico: 36 anni fa, nel 1987, dal 19 al 27 settembre a Palermo a Case Rocca – Stadio delle Palme si tenne l’undicesima edizione della festa nazionale dell’Amicizia. Segretario della Dc era Ciriaco De Mita, a Palazzo d’Orleans era saldo il terzo governo presieduto da Rino Nicolosi e a Palermo calarono tutti i big democristiani dal Presidente del Consiglio dell’epoca Giovanni Goria ad Arnaldo Forlani e Mino Martinazzoli ma il più atteso era Giulio Andreotti, che allora era anche ministro degli esteri, e che poteva contare in Sicilia sulle truppe cammellate di Salvo Lima. Clamoso, per la Palermo del 1987, il programma degli spettacoli la Dc schierò sul palco Enrico Ruggeri, Fiorella Mannoia, Ivan Graziani ed Edoardo Bennato a cui si aggiunsero in una serata revival Don Backy, Mino Reitano e i Cugini di Campagna.

Dal 5 al 7 ottobre la Dc di Cuffaro proverà a Ribera, in provincia di Agrigento, a ricreare l’atmosfera o almeno a ritrovare un pizzico di quella centralità nello scacchiere politico che fu della Balena Bianca. Il programma non è ancora noto ma di certo, al netto del Todo Cambia di Mercedes Sosa che sostituirà le note di Biancofiore, ci sarà un elemento di continuità musicale: i Cugini di Campagna.

Qualche chilometro più in là, ad Agrigento, si terrà, come da annuncio fatto dal segretario siciliano dei Dem Anthony Barbagallo, la Festa regionale dell’Unità. L’apertura della festa dei democratici siciliani sarà però simbolicamente a Lampedusa e vedrà poi raggiungere la Capitale della cultura italiana 2025 sia la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein che il suo ex contendente per la segreteria Stefano Bonaccini. C’è da dire che ai tempi del Pci e del Pds la Festa dell’Unità non era mai sbarcata in Sicilia anche perché difficilmente usciva dal perimetro delle Regione rosse. L’arrivo in Sicilia della storica festa del più grande partito della sinistra si deve singolarmente a Matteo Renzi che nel 2016 da segretario del Pd scelse, con grande compiacimento dell’allora sindaco Enzo Bianco, Catania come sede della Festa nazionale dell’Unità. Il calendario e il programma della Festa regionale dell’Unità  sono in fase definizione con la supervisione di Sergio Lima e Alfredo Rizzo, rispettivamente componente della segreteria e della Direzione nazionale e coordinatore della segreteria regionale, che proveranno a non far rimpiangere tortellini e gnocco fritto delle feste rosse della Bassa Padana.

La Lega chiaramente non rinuncerà al tradizionale appuntamento sul pratone verde di Pontida il 17 settembre e però avrà anche una piccola Pontida siciliana a Caltanissetta qualche giorno prima, il 14 settembre, che verrà suggellata dalla presenza di Matteo Salvini. La convention, annunciata dalla commissaria regionale del Carroccio Annalisa Tardino, vedrà sfilare la Lega di governo siciliana che prepara la corsa alle elezioni europee. L’appuntamento di Caltanissetta che vedrà  un denso programma pieno di parlamentari e assessori regionali fa sembrare veramente lontano il tempo dell’ampolla di acqua del Po, di corna vichinghe e leoni di san Marco sventolati sul prato di Pontida mentre Umberto Bossi solennemente urlava che la Lega ce l’aveva duro.

Ma forse ha ragione Totò Cuffaro, pardon Mercedes Sosa, “Todo cambia”.

 

 

 

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