Il Tribunale del Riesame di Milano ha notificato oggi altre sei ordinanze con cui dispone la custodia cautelare in carcere, dopo il ricorso della pm Alessandra Cerreti, per altrettanti indagati nella maxi inchiesta “Hydra” su un’alleanza tra presunti affiliati delle tre mafie, Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta, in Lombardia.
Indagine condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Ieri i giudici del Riesame avevano depositato tre provvedimenti di custodia in carcere (sempre non immediatamente esecutivi, perché le difese possono ricorrere in Cassazione) per i vertici dell’associazione mafiosa, “una struttura unitaria”, ossia per le posizioni di Giuseppe Fidanzati, presunto vertice per conto di Cosa Nostra, di Gioacchino Amico, per conto della Camorra, e per Massimo Rosi, anche lui presunto esponente di vertice per la ‘ndrangheta. Oggi per altre sei posizioni è stato riconosciuto l’impianto dell’accusa.
Tra questi figura Giacomo Cristello, che farebbe parte della “locale di Legnano-Lonate Pozzolo”, nel Varesotto, una di quelle coinvolte, attraverso loro esponenti, nel patto per affari comuni. Per altre tre posizioni, invece, il ricorso è stato respinto, perché non sussistono, per i giudici, esigenze cautelari, essendo gli indagati incensurati. Un ricorso era stato respinto ieri. A questo punto sono state depositate e notificate finora 13 ordinanze e in questi giorni a scaglioni dovranno arrivare le altre, fino ad un totale di 79 posizioni di indagati, ossia quelli per i quali la Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, ha presentato appello. Il gip un anno fa aveva rigettato 142 istanze di misura cautelare su 153, disponendo 11 arresti, bocciando l’accusa di associazione mafiosa come “consorzio” delle tre mafie, Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta, ribattezzato dai pm “sistema mafioso lombardo”.
In giornata sono state depositate ancora altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere, una per Vincenzo Senese, che, secondo l’accusa, farebbe parte del “gruppo” della camorra dei Senese operativo a Roma con “al vertice Michele Senese”, non indagato in questa indagine. Gruppo che avrebbe, dunque, propri rappresentanti nel “sistema mafioso lombardo”. Ordinanza per associazione mafiosa, poi, anche per Rosario Bonvissuto della “famiglia Rinzivillo” per Cosa Nostra.
In totale, dunque, al momento risultano notificati una quindicina di provvedimenti, di cui la gran parte di custodia in carcere e con possibilità per le difese di impugnarli in Cassazione.
AGGIORNAMENTO
Ore 19:25 – Il gip: respinta la richiesta di giudizio immediata sugli undici arrestati a fine ottobre
Il gip di Milano Tommaso Perna ha respinto la richiesta di giudizio immediato presentata oggi dalla Dda milanese sugli undici arrestati a fine ottobre dello scorso anno nella maxi inchiesta “Hydra”, nella quale gli inquirenti hanno ipotizzato, come reato principale, un’associazione mafiosa unitaria tra componenti delle tre mafie, Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta.
Il giudice aveva bocciato lo scorso anno 142 misure cautelari su 153 richieste dei pm e aveva disposto gli arresti solo per 11 accusati di reati come estorsioni e traffici di droga, anche con l’aggravante mafiosa, ma senza riconoscere l’accusa principale di associazione mafiosa come alleanza dei componenti delle tre mafie.
Imputazione che è stata, poi, riconosciuta dal Riesame che sta depositando in questi giorni diverse ordinanze in accoglimento dei ricorsi del pm Alessandra Cerreti. Pm che oggi ha depositato la richiesta di giudizio immediato per gli undici che furono arrestati e i cui termini cautelari, che durano un anno, scadranno il 26 ottobre (due sono già liberi, per gli altri verrebbero revocate le ordinanze e tornerebbero liberi). Sempre oggi il gip ha bocciato l’istanza di immediato cautelare, perché, come ha motivato, sono scaduti i termini di 180 giorni dagli arresti per presentare questo genere di richiesta.
Tra gli arrestati per i quali il giudice ha rigettato l’istanza di processo immediato figurano anche Gioacchino Amico, finito in carcere per traffici di droga ed estorsioni (in un caso aggravata dalla finalità mafiosa), e Massimo Rosi, anche lui figura centrale dell’inchiesta della Dda. Anche per loro due il giudice nell’ordinanza non aveva riconosciuto l’imputazione di associazione mafiosa.
Poi, il Riesame con ordinanze depositate ieri ha disposto la custodia in carcere per quell’accusa (potranno ricorrere in Cassazione), riconoscendo che Amico avrebbe fatto parte dell’alleanza per conto di un clan della camorra e Rosi per conto di una cosca della ‘ndrangheta.
Anche per Rosario Bonvissuto, sempre tra gli arrestati dello scorso anno per altri reati, il Riesame ha riconosciuto l’imputazione principale contestata nell’inchiesta