In attesa di scoprire come andrà a finire la storia kafkiana delle incompiute “Cariboni”, il cui destino si deciderà ormai a giorni (LEGGI QUI), prosegue la battaglia legale tra Palazzo delle Aquile e l’impresa di Rocca di Caprileone (Messina) che aveva in mano i tre appalti più importanti dell’epoca Cammarata: il Sottovia Perpignano, il raddoppio del Ponte Corleone e il Collettore emissario Sud Orientale.
Il primo round si è concluso a favore del Comune di Palermo, ma le sorprese non mancheranno. Come anticipato da ilSicilia.it (QUI), l’impresa messinese sta portando avanti 3 cause civili contro il Comune per essere risarcita del danno subito. La Giunta Comunale, dal canto suo, rescisse i tre appalti per “grave inadempimento contrattuale” in quanto i lavori dei tre cantieri erano praticamente fermi. Il 30 maggio 2008 arrivò così la scure della “rescissione in danno” che causò poi anche la beffa della perenzione dei fondi ex Agensud.
Alla città quindi sono rimaste 3 colossali incompiute.
Il processo civile di primo grado per il Raddoppio del Ponte Corleone si è concluso con la sentenza del 16 marzo 2016. Il giudice Paolo Criscuoli ha condannato la Cariboni a risarcire il Comune di Palermo per una cifra di 10,8 milioni di euro (più gli interessi). Disposto inoltre il pagamento delle spese legali (20mila euro), più il rimborso di 816.087,05 euro alla “Coface”, la compagnia francese di assicurazioni con cui aveva stipulato una polizza fideiussoria.
Insomma una prima vittoria per Palazzo delle Aquile. Il Tribunale civile di Palermo ha rigettato le domande avversarie disponendo una Ctu per la quantificazione del danno patrimoniale subìto dall’Amministrazione Comunale. Tuttavia non è ancora tempo di festeggiamenti. L’impresa infatti ha presentato ricorso in appello (ancora non concluso) e pare che la magistratura abbia “ridimensionato molto” il risarcimento.
La Cariboni lamenterebbe per il raddoppio del Ponte Corleone “vari intoppi per inaccessibilità dei siti, accessi carrabili, più il limite di carico imposto dal Comune per l’attraversamento del ponte limitrofo al cantiere, rallentando le operazioni di cantiere”. E chiedono così di essere risarciti dell’intero importo del loro mancato utile sull’appalto.
Corrono su altri due distinti “binari” i procedimenti civili per il sottopasso di via Perpignano e il Collettore Sud orientale. A 10 anni dallo stop ai lavori, siamo ancora al primo grado. E pare che qui, incredibilmente, la partita sia del tutto aperta…