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Infanzia, lo sfogo di una maestra: “Noi eterni precari, che flop la buona scuola”

sabato 8 Settembre 2018

“Aspettiamo ormai da 20 anni una chiamata che non arriva mai. L’attesa di altre colleghe addirittura va avanti dalla metà degli Anni Novanta. Non credo che questa sia una “Buona scuola”, così non vengono rispettati i nostri diritti e nemmeno la nostra dignità”. L’amaro sfogo è quello di Daniela Cinquemani, di Palermo, una delle tante insegnanti precarie della scuola dell’infanzia che attende una cattedra da un tempo interminabile. Daniela fa parte del gruppo “No discriminazione GAE Infanzia”, comprendente circa 18 mila insegnanti delle graduatorie ad esaurimento per l’Infanzia a livello nazionale, che in Sicilia conta più di 5 mila precarie a pieno titolo, e trova il suo fondamento nella lotta alla “discriminazione verso la scuola dell’Infanzia”.

“Vivo questa situazione dal concorso 1999-2000 – racconta Daniela Cinquemani – ed altre mie colleghe addirittura dal concorso 1994-95. Facciamo parte di una graduatoria istituita a suo tempo ad esaurimento ma quello scorrimento non c’è mai stato, non si è concretizzato. Paradossalmente per noi precarie storiche l’unico esaurimento che c’è stato è quello nervoso a cui vengono sottoposte persone che attendono una chiamata che non arriva mai. Abbiamo pari diritti rispetto agli altri, abbiamo un punteggio ma tutto questo sembra non bastare. Abbiamo sollecitato più volte la politica nazionale e regionale ma sinora abbiamo assistito soltanto a una lunga sequenza di promesse mai andate a buon fine. Adesso forse qualcosa si sta muovendo e ci auguriamo che la svolta possa davvero arrivare. Siamo tutte donne, abbiamo famiglia e in diversi casi si parla di donne senza un reddito. E’ un problema, dunque, non soltanto occupazionale ma sociale, visto che ci sono figli da mantenere e in qualche caso mariti che non lavorano“.

“L’amara verità è che tra Nord e Sud la scuola non è uguale, e non è il solito discorso campanilistico. Non si capisce per quale motivo i nostri bambini non devono avere gli stessi diritti in Sicilia come in Valle d’Aosta. Per la scuola dell’Infanzia vige un monte orari di 40 ore a livello nazionale mentre in Sicilia è di 25 ore. Al Nord fanno scuola dalle ore 8 alle 16 anche con orario prolungato, qui dalle ore 8 alle 13. Di conseguenza, dovrebbero esserci 2 o 3 insegnanti in una sezione, tuttavia si dimezzano i posti. Da 20 anni il Miur e la Regione Siciliana si rimpallano le responsabilità. Manca un tempo pieno o normale peraltro già vigente in ambito nazionale, pur in assenza dell’obbligo di frequenza scolastica, ma la politica non sinora non ha posto rimedio a questa anomalia. Abbiamo anche chiesto alla Regione, vista la scarsità di personale specializzato, con specializzazione cioè per il sostegno, l’attivazione di corsi riservati ai docenti precari della scuola dell’Infanzia“.

Il “Gae”, che in questi giorni ha incontrato la senatrice siciliana Urania Papatheu per sottoporle problemi e proposte in grado di concretizzare misure a tutela dell’Infanzia, boccia senza appello la riforma “partorita” dall’ex premier Matteo Renzi e dall’allora sottosegretario Davide Faraone, che nel 2016 aveva promesso 180 mila assunzioni nell’Infanzia e 320 milioni di euro dai fondi Pon per le scuole siciliane. “La riforma della “Buona scuola” è stata solo una delusione. Speravamo che la scuola dell’Infanzia diventasse finalmente scuola dell’obbligo ma quell’aspettativa è stata disattesa. La scuola dell’infanzia è stata l’unica a non beneficiare della assunzioni straordinarie ed è stata tagliata fuori dal potenziamento. L’obbligo scolastico nell’età infantile consentirebbe una più ampia partecipazione delle donne alla implementazione della ricchezza nazionale e familiare, tenendo conto che in Europa hanno investito e creduto nelle politiche scolastiche, potenziando i servizi all’infanzia ed hanno effettuato scelte più vicine alle famiglie. L’obbligatorietà della scuola dell’Infanzia avrebbe come primo effetto l’aumento del numero delle sezioni per estendere e riconoscere a tutte le famiglie, a prescindere dalla condizione sociale ed economica, il diritto ad avere una prima offerta educativa e didattica in un periodo fondamentale per la crescita e lo sviluppo del bambino e della sua famiglia”.

 

Queste le proposte che il “Gae” fa adesso alla politica nazionale e regionale: “Obbligatorietà della scuola dell’infanzia, relativo e proporzionale aumento del numero delle sezioni, applicazione omogenea in ambito nazionale del tempo pieno e normale, in osservanza del diritto costituzionale dell’ uguaglianza dei cittadini. Inoltre si chiede l’applicazione piena del potenziamento per la scuola dell’ Infanzia, già vigente nelle altri classi di concorso, unica modalità per smaltire le graduatorie ad esaurimento infanzia, e viene richiesta l’obbligatorietà del concorso a selezione ed evidenza pubblica per accesso alle classi di sostegno”. In sostanza, Gae lancia un appello: “Chiediamo vengano inserite nella prossima legge di stabilità le nostre assunzioni con il Potenziamento su base regionale (Provinciale) perché è un diritto dei bambini, delle famiglie e il ruolo per noi precarie“.

“A livello nazionale – conclude Daniela Cinquemani – l’unica via per stabilizzare tutte le precarie infanzia a pieno titolo è il potenziamento, proprio come è stato dato alle altre graduatorie ad esaurimento nel 2015, con le assunzioni straordinarie, poiché la scuola dell’infanzia è stata totalmente esclusa dall’ essere potenziata ed invece vista la fascia di età dei piccoli alunni, doveva essere la prima ad essere considerata. E c’è un’altra discriminazione: anche quest’anno verranno concessi posti in deroga sostegno infanzia alle assegnazioni provvisorie presentate dai docenti di altro ordine scolastico, che lasceranno ai docenti a pieno titolo dell’infanzia del sud solo briciole, unico canale di sopravvivenza per noi supplenti visto che la 107 prevede l’abolizione delle supplenze brevi. Anche quest’anno ci ritroveremo disoccupate, cambiano i governi ma la musica rimane tale e quale. A peggiorare ancor di più la nostra condizione sarà il perpetrare di un errore già fatto due anni fa dal governo in accordo con sindacati e Regione, relativo alle assegnazioni provvisorie “selvagge”, concesse a tutti gli insegnanti entrati di ruolo grazie alla 107. Nonostante questi ultimi abbiano fatto la scelta volontaria di trasferirsi al Nord, sono riusciti a tornare in assegnazione, ricoprendo posti di organico di fatto disponibili al Sud, cosi facendo è stata tolta a noi precarie l’unica possibilità di poter lavorare e poter avere uno stipendio che ci permetta di vivere dignitosamente”.

 

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