Nel 2024 in Italia le malattie cardiovascolari hanno causato oltre 220.000 decessi, confermandosi la prima causa di morte. Uno dei principali fattori di rischio è il colesterolo alto, condizione che colpisce circa il 40% della popolazione adulta e che viene spesso trascurata perché non dà sintomi. Ma proprio per questo è stato definito un “killer silenzioso”.
“Il colesterolo è una sostanza lipidica indispensabile per l’organismo, ma deve essere mantenuto sotto controllo. È importante distinguere le sue componenti: il colesterolo LDL, detto ‘cattivo’, si accumula nelle arterie aumentando il rischio di infarti e ictus; l’HDL, invece, è ‘buono’ perché aiuta a rimuoverlo. I valori ideali dipendono dal rischio individuale. Chi è a basso rischio cardiovascolare può mantenersi sotto i 100 mg/dl di LDL. Ma chi ha già avuto un evento cardiaco, soffre di diabete o malattia renale cronica, deve puntare a valori molto più bassi: anche sotto i 55 o 40 mg/dl“.
Ad evidenziarlo è Angelo Baldassarre Cefalù, professore ordinario di Medicina Interna all’Università degli Studi di Palermo e direttore facente funzioni dell’UOC Astanteria/MCAU del Policlinico, per il PROMISE – Programma Mattone Internazionale Salute, che nel quadro delle sue attività di promozione della salute sostiene iniziative volte alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei tumori cutanei attraverso campagne educative, collaborazione tra sistemi sanitari europei e diffusione delle buone pratiche cliniche.
Chi è più a rischio e come intervenire?
Tutti dovrebbero controllare i propri valori, ma alcune categorie richiedono particolare attenzione: chi ha già avuto infarti o ictus, chi soffre di diabete da molti anni, i pazienti con insufficienza renale e chi ha familiarità per colesterolo alto.
“La prima arma è lo stile di vita: la dieta mediterranea è un modello alimentare eccellente, soprattutto qui in Sicilia, e va accompagnata da “regolare attività fisica – sottolinea Cefalù -. Tuttavia, nei soggetti ad alto rischio, dieta e sport non bastano. Servono farmaci come le statine o gli inibitori di PCSK9 per ottenere una riduzione efficace del colesterolo LDL e prevenire eventi gravi”.
Controlli periodici e attenzione fin dall’infanzia
“La frequenza dei controlli varia in base alla situazione – spiega -. Chi ha valori elevati o è in trattamento deve monitorarli ogni sei mesi. Chi non ha particolari rischi può iniziare con un controllo nella vita adulta e, se tutto è nella norma, ripeterlo ogni cinque anni. Un’attenzione particolare va anche ai più piccoli. I bambini che provengono da famiglie con ipercolesterolemia genetica, infatti, dovrebbero essere valutati già intorno ai cinque anni, per stabilire se hanno ereditato il problema”.
“Non bisogna aspettare che il colesterolo dia sintomi, perché non lo fa – avverte e conclude Cefalù –. Va controllato e gestito in tempo, insieme al proprio medico di famiglia o pediatra. La prevenzione salva la vita, e in questo caso è alla portata di tutti”.