Giacomo Rizzo, artista e scultore palermitano, ci parla delle sua mostra “Inner Sculpture” che si può visitare a Palermo fino al 24 agosto.
Ciao Giacomo, benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale scultore e artista, cosa dici? Chi è l’artista Giacomo Rizzo, che tra l’altro insegna Scultura e Tecniche della Fonderia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo?
Ciao Andrea, grazie a te per questa intervista, che mi permette di poter parlare di me. Sono nato e vivo a Palermo, dopo la mia formazione anch’essa palermitana, ho lavorato fin da subito all’interno dei laboratori di molti teatri nazionali ed internazionali. Come ad esempio il Real teatro di Madrid, Operà di Marsiglia, Il Piccolo di Milano e il Teatro Massimo di Palermo. Il teatro come luogo dove i sogni diventano realtà, per me ha rappresentato un vademecum importante per la mia arte e la mia ricerca. Ho fatto tesoro di queste esperienze e oggi credo di metterle in pratica. Dopo aver viaggiato tanto, ho avuto l’opportunità di esporre in molti paesi e nazioni. Dal 2005 insegno Scultura e Tecniche di Fonderia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Ci parli della tua mostra “Inner Sculpture” inaugurata a Palermo il 9 giugno scorso e visitabile fino al 24 agosto 2018, con delle opere esposte presso il Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea, sia negli spazi esterni di Palazzo Belmonte Riso che negli spazi della Cappella dell’Incoronazione accanto alla magnifica Cattedrale di Palermo?
La mostra “Inner Sculpture” a cura di Alba Romano Pace, presenta le mie ultime creazioni e nel suo particolare titolo vuole indicare, come scrive il curatore, un nuovo genere di scultura che non rappresenta l’esteriorità della forma, come normalmente fa la scultura, ma piuttosto ritrae l’interiorità di una superficie che nel mio caso è sempre una superficie naturale, una roccia, la corteccia di un albero, un terreno, del quale io trasporto in scultura l’anima, la storia, la memoria, l’intimità, nell’incontro tra uomo e natura.
Questa mostra è stata ed è una grandissima opportunità per me, perché dopo anni di assenza da Palermo come artista, ho avuto nel Museo d’Arte Contemporanea della mia città, il Museo Riso, un grande omaggio per la mia arte, e soprattutto questo avviene in un momento così topico per Palermo, che sicuramente è cresciuta a livello internazionale grazie alla biennale Manifesta 12 e ad altre realtà. Da anni desideravo un ritorno nella mia città, sono contentissimo del risultato, la mostra è ospitata dentro la suggestiva Cappella dell’Incoronata con due istallazioni site specific in cui le mie opere entrano in relazione con l’architettura del luogo e con lo splendido paesaggio urbano di cupole e torrioni di cui la stessa Cappella dell’Incoronata fa parte. Questa ultima è composta da tre ambienti, la Cappella, la Loggia e la Cripta. Questi spazi mi hanno permesso di esprimere al meglio la mia ricerca, chi verrà a visitare la mostra si potrà fare un’idea più eterogenea del mio essere artista.
Recentemente hai pubblicato un bellissimo catalogo che prende il titolo della tua mostra, “Inner Sculpure”, edito da Manfredi Edizioni, con una doppia prestigiosa presentazione, quella di Vittorio Sgarbi e quella di Valeria Patrizia Li Vigni, direttore del Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo. Qual è il messaggio artistico di questo libro?
La mostra è accompagnata da una bellissima pubblicazione di cui vado assolutamente fiero. Il catalogo, come tu stesso hai accennato, prende il nome della mostra “Inner Sculpture”. Questo per me non è una semplice pubblicazione d’arte, ma rappresenta un viaggio fisico ed emozionale, fatto di luoghi, esperienza, natura, traiettorie. Come un libro medioevale miniato, dove attraverso l’immagine viene illustrata la storia. Chi sfoglia il catalogo, viene rapito dalla sensazione del viaggio e del racconto, di chi sono e come penso il mio modo di fare scultura. La casa editrice con cui già avevo lavorato in passato, “Manfredi Edizioni”, è un’importante casa editrice per l’arte contemporanea, che vede le sue pubblicazioni in prestigiosi musei e manifestazioni artistiche come la Biennale di Venezia. Questo volume si avvale anche di un testo prettamente scientifico scritto dallo storico dell’arte Alba Romano Pace, che ha messo in luce e a storicizzato la mia ricerca, studiandola da un punto di vista cronologico e mettendola in relazione con l’arte delle avanguardie storiche. Onorato di avere il bellissimo testo della direttrice Valeria Patrizia Li Vigni e l’introduzione di Vittorio Sgarbi. Emozionante è anche la bella visione letteraria del mio caro amico, lo scrittore Massimo Onofri. Tutto accompagnato da fotografie suggestive e accurate del fotografo Attilio Taranto.
Come è nata la tua passione per l’arte, per la scultura?
Credo di essere nato con la passione per la scultura, ho sempre avuto bisogno di plasmare e lavorare qualunque materia avessi intorno a me, dal legno, al ferro, alla cera ecc. Da piccolo realizzavo da solo i miei giocattoli, creavo i miei eroi dai personaggi dei cartoons.
Chi sono stati i tuoi maestri? Chi ami ricordare tra coloro dai quali hai appreso l’arte della scultura?
Quando ero un semplice studente al liceo artistico, ricordo che passavo giornate intere a disegnare a china soprattutto soggetti biomorfici con espliciti richiami ad universi organici e ambienti naturali. Nel proseguire gli studi poi, in Accademia nella cattedra di scultura, mi sono concentrato sullo studio del modello vivente e della figurazione. Oggi come artista mi ritrovo più vicino a quel giovane ragazzo e se potessi rispondere a questa domanda citando i grandi maestri del passato da Fidia a Rodin fino a giungere oggi a Kiefer e Kapoor, voglio affermare invece che il più grande insegnante che ho è la natura che ci circonda, con le sue strutture organiche perfette e fantasiose nello stesso tempo, oniriche e reali. Aggiungo, infine, che il mio primo e vero insegnante è stato mio padre, da umile fabbro, mi ha trasmesso da piccolino il senso del mestiere e della manualità. Non è un caso se le mie prime sculture sono state realizzate in ferro.
Perché secondo te oggi l’arte, la pittura, la scultura, sono importanti e vanno promossi e seguiti da tutti coloro che vogliono conoscere e apprendere?
Ai miei studenti dico sempre che il pensiero e il gesto devo andare di pari passo. A mio avviso per essere un bravo artista bisogna trovare un’armonia tra mente e mano, tra concetto ed estetica. La mia formazione di scultore mi ha permesso il raggiungimento della conoscenza e della padronanza delle tecniche che trovo consustanziale per un artista. Amo utilizzare materiali e tecniche eterogenee: gesso, resina, marmo. La scelta è sempre strettamente contingente al progetto che sto portando avanti e alla resa estetica che voglio ottenere. In un mondo estremamente tecnologico dove la realtà virtuale ha invaso la nostra quotidianità è importante ritrovare il rapporto con la materia e la percezione fisica dello spazio che è fondamentale nella scultura.
Qual è secondo te lo stato di salute dell’arte moderna e contemporanea in Sicilia? A cosa servono eventi internazionali, come per esempio Manifesta 12 a Palermo?
In Sicilia c’è sempre stato un’interessante fenomeno artistico e contemporaneo. Da questo punto di vista, sui talenti, abbiamo sempre goduto di buona salute, ma purtroppo, come accade anche in altri settori, le opportunità scarseggiano per gli artisti del territorio. Io lavoro con la natura da diversi anni ormai e mi fa piacere che Palermo ospiti Manifesta 12 che come titolo ha scelto Il Giardino Planetario. L’unica pecca penso sia stata che non ci sia stato un vero confronto con gli artisti del territorio, o se vi è stato, solo con pochi. In questi casi, il rischio che si corre è che chi viene da fuori e vuole conoscere le realtà artistiche della città, possa avere solo un’informazione limitata che non rispecchia l’interessante realtà artistica della nostra isola.
Qual è oggi il ruolo del critico d’arte? È importante per un artista il suo giudizio, la sua opinione artistica?
Penso proprio che il critico e lo storico dell’arte abbia un ruolo importante per inquadrare il lavoro di un artista o di un movimento. Da non confondere con la figura del curatore che, se spesso è rappresentato dagli stessi critici, tante volte sono delle nuove figure professionali che si limitano, appunto, a curare e organizzare un evento. In questi anni c’è stato un cambio di tendenza, si vedono artisti che inseguono i curatori e curatori che inseguono i galleristi, o ancora, vanno a caccia di artisti importanti. Insomma, penso che anche qui bisognerebbe trovare un equilibrio. Come un’opera teatrale, tutti i componenti di un’orchestra lavorano per realizzare qualcosa di magnifico.
Cosa consiglieresti a giovani donne e uomini che volessero cimentarsi nella tua professione?
Spesso i miei allievi mi chiedono che sbocchi professionali possono avere dopo la laurea, dico loro che sono estremamente fiducioso nei confronti del talento e dello spessore umano e artistico di tanti giovani che incontro quotidianamente. Già questo per me è sufficiente per intraprendere una professione, sicuramente non facile, fatta di tanta fatica e vocazione.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti artistici? A cosa stai lavorando adesso? E dove potranno seguirti i tuoi fan?
Dopo l’inaugurazione della mostra, non mi sono fermato un attimo, ho già fatto due residenze, sempre promosse dal Museo Riso. Presenteremo il Catalogo “Inner Sculpture” al Museo Madre di Napoli, dove due anni fa ho ottenuto il Matronato, un prestigioso riconoscimento dato alla mia scultura Matermania oggi istallata come unica scultura contemporanea nel giardino della splendida Villa Lysis sulle vette di Capri. Poi sarò impegnato, già nei mesi a venire, con diverse fiere d’arte, e successivamente volerò per New York per una prestigiosa residenza artistica. Non vedo l’ora.
Un’ultima domanda Giacomo, immaginiamo che tu abbia di fronte una numerosa platea di adolescenti di una scuola media superiore di Palermo e che il tema del simposio sia l’arte visiva e la scultura. Cosa diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre temi principali che secondo te andrebbero affrontati per appassionare giovani menti all’arte, alla bellezza e alla cultura?
Sicuramente le parole affascinano, ma affascinano ancor di più i gesti e vedere lavorare un artista. Veder creare è una sensazione bellissima e rara. Proverei a parlare con semplicità e spiegare loro che l’arte e la scultura fanno parte dell’umanità. L’arte affonda le sue radici sempre in un continuo umanesimo, ma allo stesso tempo diviene spirituale. Una dottrina che dottrina non vuole essere. Un concetto che vola libero nel cuore dalla gente e che emoziona. L’arte cura lo spirito e gli artisti sono come dei medici che a secondo degli umori o dei malanni del contesto sociale, creano e traggono il vaccino per tentare di migliorare la qualità del mondo. Forse è utopia? Chi lo sa…
Giacomo Rizzo
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Andrea Giostra
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