La Procura di Palermo ha chiuso l’inchiesta sulle minacce e gli insulti rivolti sui social, nel 2018, al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Decine i post diffamatori e intimidatori comparsi su Facebook e Twitter, dopo la decisione del Quirinale di affidare l’incarico per la formazione del Governo a Carlo Cottarelli.
Tra le frasi postate su Facebook molte facevano riferimento alla tragica morte del fratello del Capo dello Stato, l’ex presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia nel 1980.
Nel registro degli indagati finirono subito tre persone, poi l’inchiesta, coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi e dal Pm Gery Ferrara si estese ad altri 39 profili di persone che avevano commentato con parole dello stesso tenore.
La polizia ha identificato gli autori dei post incriminati, molti dei quali non erano anonimi. La chiusura dell’inchiesta ha quindi riguardato nove ‘haters‘, originari di varie città italiane: Palermo, Bari, Varese, Milano, Roma, Foggia e Venezia.
I NOMI DEGLI INDAGATI
Questi gli indagati dalla procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce rivolte in rete al Capo dello Stato: Manlio Cassarà 39 anni, palermitano; Michele Calabrese, barese 62 anni; Elvira Zanrosso, di Varese, 68 anni; Mirko Bonomo, palermitano, 33 anni; Massimiliano Volpi, romano, 45 anni; Dalves Porru, milanese, 46 anni; Gennaro Zimotti, di Foggia, 46 anni; Eddi Maria Cavaglieri, veneziana, 75 anni; Davide Palotti, milanese, 55 anni.
Per loro il pm Gery Ferrara si appresta a chiedere il processo. Sono accusati di attentato alla libertà, offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica e istigazione a delinquere e rischiano fino a 15 anni di carcere.