Storia, cultura e identità dei territori culturali. Questo e tanto altro è “Invito in Sicilia. Le meraviglie di casa nostra” il nuovo format video de ilSicilia.it, composto da 10 puntate, è presentato da Giuseppe Santostefano, in collaborazione con la Regione Siciliana e l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Andremo alla scoperta dei parchi archeologici e dei musei, le grandi ricchezze sostenute dalla Regione Siciliana per valorizzare l’identità storica e culturale. Faremo un viaggio in queste realtà, spesso poco conosciute, per dare un volto alle persone che ogni giorno li rendono vivi e ai valori che li caratterizzano.
In questa puntata, vi portiamo nel parco archeologico e paesaggistico di Catania e della valle dell’Aci insieme al direttore del parco, il Dott. Giuseppe D’Urso, l’archeologa Dott.ssa Giulia Falco e lo storico dell’arte Gaetano Bongiovanni.
PARCO ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO DI CATANIA E DELLA VALLE DELL’ACI
“È stato istituito nel 2019 con lo scopo di valorizzare e incrementare la fruizione di questi straordinari siti – racconta D’Urso -, alcuni dei quali si trovano nel centro storico e non si tratta soltanto di aree archeologiche. C’è il complesso del teatro antico, che comprende anche l’Odeon, il sito di piazza Stesicoro, con l’anfiteatro e poi numerosi complessi termali, tra cui le terme dell’Indirizzo e della Rotonda. Inoltre, tra i siti non archeologici spiccano la casa museo di Giovanni Verga e il complesso che ospiterà il museo interdisciplinare di Catania, che avrà la sua sede nell’ex manifattura Tabacchi. Ma ci sono anche i musei delle aree limitrofe, quello di Adrano, che è un museo archeologico nonché multidisciplinare, il museo delle ceramiche di Caltagirone e il museo archeologico di Centuripe, che si trova fuori dai confini provinciali (provincia di Enna)”.
TEATRO ANTICO DI CATANIA
“Attraverso le immagini del drone – spiega Falco – si capisce la singolarità del luogo. L’assetto di oggi è Ottocentesco, perché il teatro è stato abbandonato nel sesto secolo d.C. e poi è stato ricolmato da diverse case, fino ad essere stretto a Est e Ovest tra due palazzi nobiliari, palazzo Fasanaro e palazzo Gravina Cruillas, che diede i natali a Vincenzo Bellini. Sembra di stare in una macchina del tempo, la storia e la preistoria di Catania si possono ricostruire attraverso l’architettura e i ritrovamenti degli scavi, che testimoniano anche il terremoto del 1693 e la successiva ricostruzione”.
TERME DELL’INDIRIZZO
“Chiamate così perché inglobate nel Seicento dal monastero dei carmelitani al cui interno era annessa la chiesa della Madonna dell’Indirizzo -, racconta Falco -. Oggi si trovano all’interno del mercato ittico, che viene anche usato come salotto della movida catanese, proprio nel cuore della città”.
TERME DELLA ROTONDA
“Risalgono al primo secolo d.C. – spiega Falco – e avevano una grande estensione. La loro storia è particolare, perché furono abbandonate nel settimo secolo, in parte divenendo una chiesa e una necropoli, fino almeno al sedicesimo secolo. Si narra che le origini risalgano direttamente a San Pietro, che avrebbe fondato la chiesa nel 44 d.C., ma la prima documentazione disponibile risale al 1310. In effetti, i dieci strati di affreschi ritrovati partono dal Medioevo, anche se alcuni manufatti sono preistorici”.
EX MANIFATTURA TABACCHI
“È un progetto in prospettiva – dice Falco -. A breve questa sarà la sede del museo interdisciplinare, con attività laboratoriali ed esposizioni temporanee di tutte le espressioni artistiche catanesi”.
CASA MUSEO VERGA
Ad accompagnarci è lo storico dell’arte Gaetano Bongiovanni, che spiega l’unicità della casa museo in ambito catanese: “Quella di Bellini contiene cimeli, ma non è una casa museo in senso stretto”, dice.
“L’appartamento arredato con gusto ottocentesco direttamente da Giovanni Verga si trova all’interno di un palazzo di fine Settecento appartenente alla famiglia della madre, Caterina Di Mauro Barbagallo. Lo scrittore lo ristrutturò con i soldi della causa per i diritti d’autore di Cavalleria rusticana vinti contro Mascagni e l’editore Sonzogno. Al suo interno, tra le altre cose, si trovano le prime edizioni delle sue opere, anche tradotte in altre lingue, nonché un leggio che Verga utilizzava come scrittoio. Infatti, fino alla tarda età, era solito scrivere in piedi”.