È stato respinto dalla Cassazione il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza che lo scorso 2 luglio ha rimesso in libertà Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 approdata a Lampedusa forzando il blocco.
“Un abbraccio affettuoso a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E due lezioni per loro: 1. le sentenze le emettono i giudici. 2. chi non ha nulla da temere non scappa dai processi”, scrive su Facebook Matteo Orfini, parlamentare del Pd.
“Nessuno dovrebbe esser perseguito per aver aiutato persone in difficoltà“. Così la comandante Carola Rackete commenta la decisione della Cassazione che ha respinto il ricorso dei Pm di Agrigento. “La Corte ha confermato che non mi avrebbero dovuto arrestare per aver salvato delle vite – aggiunge Carola in un tweet – Si tratta di un verdetto importante per tutti gli operatori umanitari” delle navi impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo.
«Per qualche giudice una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere cinque Militari Italiani speronando la loro motovedetta non merita la galera, ma il ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani sì. Questa non è “giustizia”, questa è vergogna», replica Salvini su Facebook.
🔴🔴 La Cassazione rigetta il ricorso della Procura di Agrigento sulla mancata convalida dell’arresto di #CarolaRackete.
La Cassazione ci ha dato ragione: CAROLA NON DOVEVA ESSERE ARRESTATA. pic.twitter.com/lu485j3gRj
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 17 gennaio 2020
Secondo il Gip di Agrigento Alessandra Vella, che lo scorso due luglio non ha convalidato l’arresto di Carola Rackete, la misura coercitiva non andava applicata alla comandante della Sea wacht – che sbagliando manovra nell’entrare in porto aveva speronato una lancia della Gdf che ostacolava l’attracco – perchè la motovedetta della Gdf ‘stretta’ tra la nave e la banchina non puo’ essere considerata nave da guerra; e perche’ entrando in porto in piena notte Rackete non ha fatto resistenza ad un pubblico ufficiale ma ha agito in adempimento di un dovere, quello di portare in salvo i migranti che aveva a bordo, circa quaranta persone.
Il gip aveva quindi riconosciuto lo “stato di necessita’” invocato più volte dalla comandante della nave della ong tedesca che invece, ad avviso del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio – che ha firmato il ricorso in Cassazione – non c’era poiche’ la nave “aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorita’ militari per ogni tipo di assistenza”.
Nel rifiutare la convalida dell’arresto di Rackete dello scorso 29 giugno, la gip Vella aveva inoltre affermato che il decreto sicurezza bis – voluto dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della lega – “non e’ applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti” e che la scelta della comandante di puntare su Lampedusa non e’ stata strumentale ma “obbligata” in quanto ne’ i porti tunisini ne’, soprattutto, quelli libici, possono ritenersi sicuri.