La Corte dei Conti pianta una grana al governo Musumeci. L’imbarazzo riguarda la nomina dei cosiddetti dirigenti di “terza fascia” nelle posizioni più alte della burocrazia regionale. Al di là della sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti che condanna Lombardo e Crocetta e una serie di assessori a risarcire la Regione Siciliana per la nomina illegittima di Patrizia Monterrosso nel ruolo di segretario generale, i giudici contabili aprono una questione che potrebbe rappresentare una falla non da poco nei gangli della burocrazia.
Qualche tempo fa, il governo regionale ha provveduto alla nomina dei superburocrati mancanti all’interno della macchina amministrativa della Regione. Tranne il nuovo dirigente alla Programmazione, Federico Lasco, erano tutti dirigenti interni all’amministrazione regionale. Un errore per la Corte dei Conti che cita una sentenza del Tar Sicilia risalente al 2014, che recita: “l’incarico di dirigente generale non può essere attribuito ai dirigenti di terza fascia…In buona sostanza – spiegano i magistrati contabili – secondo l’articolo 11, comma 4 e 5 della legge regionale n.20 del 2003, l’incarico apicale è conferito a dirigenti di prima fascia, nonché a soggetti cd. esterni (entro il più elevato limite del 30 per cento, introdotto dal comma 7 dello stesso articolo) e può essere, altresì, conferito a dirigenti di seconda fascia in possesso dei requisiti ivi previsti”. Un problema reiterato da numerose legislature in quanto ad oggi non esiste un ddl che regola o riscrive l’accesso alle posizioni più alte della burocrazia regionale. Né tanto meno è mai stato indetto un concorso per interni che consente ai funzionari di terza fascia di poter aspirare ai vertici dei dipartimenti.
Sembra proprio che la Corte dei Conti abbia dato ragione al deputato regionale del Pd Nello Dipasquale che attraverso una sua interrogazione parlamentare aveva già preannunciato il problema al governo Musumeci. “Non posso non ribadire con forza l’illegittimità amministrativa e contabile di tale condotta che mette in serio pericolo la funzionalità stessa dei dipartimenti per le conseguenze amministrative che ne derivano. Eppure è dal 7 marzo che chiedo risposte in merito da parte del Governo regionale che, invece, si arrabatta a cercare pareri favorevoli irricevibili su tale procedimento, anzi di esito totalmente opposto, vedi Corte di Appello di Palermo e il CGA nell’adunanza del 14 gennaio 2020“.