Condannati per danno erariale nei confronti della pubblica amministrazione ma riabilitati. E premiati.. Come? Addirittura con l’assunzione in ruoli dirigenziali proprio nella pubblica amministrazione. Ma non basta. Perché chi ha deciso di “riassumerli” lo ha fatto piazzandoli all’Irsap, l’Istituto controllato dalla Regione siciliana che ha assorbito il coordinamento e le competenze degli ex Consorzi Asi, le aree industriali e ora guidato da Mariagrazia Brandara, vicina al vice presidente Mariella Lo Bello: e paradosso dei paradossi Antonino Casesa e Salvatore Valenti, i due condannati dai giudici contabili per avere favorito avanzamenti di carriera, da qualche settimana guidano due uffici strategici dell’Irsap nonostante siano stati condannati dalla Corte dei Conti in via definitiva per avere creato un danno erariale proprio nelle Asi dove lavoravano.
Casesa ad Agrigento, ora a capo dell’ufficio del personale dell’Istituto, Valenti alla guida dell’area finanziaria centrale dell’Irsap. Capita anche questo nella terra di Pirandello. Ma la storia è ancora più complicata. Perché Casesa appena un mese fa è uscito pulito dal procedimento penale con la Cassazione che lo ha assolto in via definitiva. Insomma, per la giustizia ordinaria il dirigente, denunciato dall’ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero (in foto), non ha commesso alcun reato quand’era all’Asi mentre per la magistratura contabile, che lo ha condannato in primo grado e in Appello, è colpevole di danno erariale nell’ambito della stessa vicenda denunciata da Cicero. Un bel rompicapo per quel codice etico in discussione (con l’obiettivo di farlo diventare legge) all’Assemblea regionale siciliana, che si pone lo scopo di punire i dipendenti “infedeli” della pubblica amministrazione rinviati a giudizio. Casesa è stato condannato per avere attribuito maggiori e ingenti compensi per l’indennità di carica a favore di Stefano Catuara, ex presidente del Consorzio Asi di Agrigento, anch’egli condannato – in via definitiva – per danno erariale. Casesa, inoltre, era stato già condannato sempre dalla Corte dei Conti, alcuni mesi fa, anche per un altro procedimento, scaturito sempre da una denuncia di Cicero, per avere autorizzato, illecitamente, a Catuara l’uso dell’auto di servizio consentendogli di recarsi più volte dalla propria abitazione alla sede dell’ente. Nei confronti di Casesa è stata emessa nel 2014 anche una richiesta di rinvio a giudizio dalla Procura di Agrigento, originata sempre da esposti presentati da Cicero, per i reati di concorso in abuso d’ufficio continuato e peculato, un procedimento che si celebrerà davanti al gup di Agrigento.
(AM)