La conclusione del processo per morte dell’imputato non chiude la tragica vicenda di Sara Campanella, la studentessa universitaria palermitana assassinata a marzo, per strada, a Messina da un collega, Stefano Argentino, poi morto suicida in carcere.
E poco dopo la decisione della Corte d’assise di dichiarare il non luogo a procedere per morte del reo, gli avvocati della famiglia della vittima, Cettina La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, hanno depositato agli atti del procedimento una memoria nella quale hanno annunciato che presenteranno un esposto alla Procura per valutare se sussistano le ipotesi di favoreggiamento e concorso nella commissione del reato.
I legali, che puntano il dito contro la madre del ragazzo, Daniela Santoro, hanno anche allegato i messaggi che la donna e il figlio si sono scambiati su whatsApp. Mesi di confidenze che, secondo i difensori della famiglia Campanella, dimostrerebbero che la donna, pur conoscendo l’ossessione di Stefano per Sara, non avrebbe fatto nulla per indurlo a smettere di perseguitarla. E anzi, dopo l’omicidio, l’avrebbe anche aiutato a fuggire e a nascondersi.
Una ipotesi, questa, venuta fuori subito dopo l’arresto del ragazzo che però si scontra contro la non imputabilità, prevista dalla legge, per chi agisca in aiuto di un familiare.
“E’ un accanimento nei confronti di una mamma che ha perso un figlio. Sono dinamiche diverse rispetto alla famiglia Campanella ma è sempre un dramma nel dramma. Onestamente darei il peso che merita a questo vicenda, pressoché nullo, anche perchè verrà archiviata”, commenta l’avvocato. Giuseppe Cultrera, legale di Stefano Argentino.
“E’ una forzatura ed un gesto che denota accanimento nei confronti della signora Santoro, alla ricerca di un capro espiatorio. Il processo si è concluso, Stefano aveva confessato di aver ucciso Sara, lui era responsabile. Per quanto si voglia parlare di favoreggiamento o di concorso: il primo è escluso dal codice penale per i prossimi congiunti quindi non c’è. – spiega – Il concorso non so come lo interpretano, anche perché non ho letto questo atto, ma al massimo avrebbero dovuto rilevarlo prima e non oggi che sono scaduti i termini di querela dei 90 giorni dal momento in cui sono in possesso degli atti”.
Nell’esposto dei legali della famiglia Campanella, oltre ai messaggi che si sono scambiati madre e figlio su WhatsApp sono stati allegati anche dei bigliettini in cui la donna invitava Stefano, che era detenuto, a non parlare in carcere perché le conversazioni erano sicuramente intercettate e a non inviare messaggi perché sarebbero stati letti dagli investigatori. “L’avevo detto io” perché “l’avevo colpita in quel punto lì”, si legge in uno dei biglietti per la madre. E ancora: “mamma tu sai quanto io sia vendicativo…”. Ma al di là delle schermaglie legali resta lo strazio della famiglia di Sara che chiede risposte.
“Finora c’è stato silenzio, necessario per un dolore così grande, ma siamo qui per dare giustizia a Sara. Perché Sara deve avere giustizia: vogliamo la verità. Se ci sono responsabilità, allora si trovino. La sua luce continuerà a illuminarci perché lei era amore e continuerà a dare amore”ha detto dopo il processo la madre, Concetta Serrano Spagnolo.