Prima c’era la fuga dei cervelli, ora dalla Sicilia scappano soprattutto con il bisturi in mano. E se una volta la partenza era legata a un vecchio adagio secondo cui la miglior cura per un siciliano è prendere l’aereo, adesso in fila ai gate d’imbarco ci sono proprio loro, i medici. Scappano, perché non trovano lavoro. Precariato e sottoccupazione. I giovani medici siciliani dopo il loro percorso di studi sono costretti a fare spesso i conti con sbocchi professionali inadeguati..
“Nel nostro Paese e in Sicilia c’è un imbuto formativo e lavorativo che rallenta il ricambio. I giovani medici sono per lo più precari“, spiega il presidente dell’Ordine Toti Amato. “Molti medici preferiscono ormai trasferirsi all’estero“. Secondo dati Istat forniti dall’Ordine, i professionisti del settore sanitario che hanno chiesto al Ministero della Salute la documentazione per esercitare all’estero sono passati da 396 del 2009 a 2.363 del 2014 (+596%). Nel Regno Unito, secondo il General Medical Council, prestano servizio ormai più di tremila medici italiani: “in un solo anno, tra il 2014 e il 2015, sono aumentati di 200 unita’. Ormai emigrano mille laureati o specialisti all’anno“, dice Amato. Uno spreco enorme di intelligenze ma anche di risorse se si pensa che “la formazione di un singolo medico costa 150 mila euro“.
Da Palermo vanno via uno o due medici a settimana: “decidono di lasciare la Sicilia per due motivi – spiega Amato, che ha rilasciato queste dichiarazioni nel corso di un forum all’agenzia di stampa Italpress– perché altrove hanno sbocchi occupazionali eccezionali e perchè qui hanno un problema di stabilizzazione. Non c’è la disoccupazione medica, c’è la sottoccupazione. Da noi un medico riesce sempre a lavorare, magari facendo qualche sostituzione. Ma è sempre un lavoro precario che non corrisponde al titolo di studio conseguito. L’assunzione di nuovo personale è bloccata dal 2009 e il turnover è molto limitato, e così l’età media sta crescendo. Nei prossimi anni andranno in pensione 47.300 medici specialisti del sistema sanitario nazionale, oltre a 8.200 medici universitari e specialisti ambulatoriali” mentre “i precari in cerca di stabilizzazione tra tempo determinato e contrattisti saranno oltre 14mila. Insomma, vanno via gli stabilizzati ed entrano i precari”. “Quando si parla di assunzioni – ha precisato il vicepresidente dell’Ordine, Giovanni Merlino – si parla in realtà di medici che in questo momento gia’ lavorano in ospedale. Anche con le stabilizzazioni di cinquemila precari di cui si parla la carenza di organico resterebbe: si assumono i precari ma si rimane sotto organico“.
Ma qual e’ il reale fabbisogno di medici a Palermo e in Sicilia? “Non lo conosciamo – risponde Merlino -: come fai a stabilire quanto personale serve nel momento in cui non sai se un ospedale dovrà essere accorpato o meno ad un altro?”. In ogni caso “non si può pensare di sanare a colpi di sciabola con una politica dissennata di tagli lineari e indiscriminati. Sono soluzioni che incidono sulla salute dei cittadini oltre che sulla professione dei medici”.