Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, ed emanò dei decreti legislativi che gli permisero di assumere il potere “in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano“, stabilendo la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti. Dopo 77 anni la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e la conseguente fine dell’occupazione nazista, viene ancora celebrata.
Simbolo indissolubile del 25 aprile è diventato il celebre canto popolare ‘Bella ciao’ che puntualmente, ogni anno, si ritrova al centro delle polemiche, tra chi lo interpreta come un inno dalla natura divisiva e chi lo inneggia come bandiera nazionale. Nonostante la sua popolarità, in pochi sono in grado di rispondere in merito alla sua origine. Secondo alcuni studi storiografici e l’analisi di molti archivi, sembra infatti che non sia nata sin dal principio come inno della Resistenza partigiana e che la sua diffusione nella forma attuale, che tutti conosciamo, sia avvenuta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma andiamo per ordine.
L’origine del testo sembra rifarsi ad una ballata francese del ‘500, ‘Fior di tomba’, che racconta la storia di un amore perduto, e che Costantino Nigra, filologo, poeta e politico italiano, riporta in numerose versioni (tra cui una veneziana che inizia con ‘Sta matin, me son levata’) tra i ‘Canti popolari del Piemonte’, pubblicati nel 1888. Un’altra ipotesi sarebbe riconducibile al 1906 con le mondine del vercellese, le quali intonavano lo sfiorire della giovinezza causata dal duro lavoro nelle risaie. Anche la melodia sarebbe da ricondurre ad anni antecedenti. Una possibile origine è stata individuata a seguito del ritrovamento di una melodia yiddish (canzone Koilen) registrata da un fisarmonicista Klezmer di origini ucraine, Mishka Ziganoff, nel 1919 a New York.
Viste le varie ipotesi, il dibattito storico è ancora aperto. Ciò che sembra sempre più evidente è che ‘Bella ciao’ non sia effettivamente comparsa prima del 1953, quando apparì sulla rivista ‘La Lapa’ e solo il 25 aprile 1957 sull’ ‘L’Unità’, l’organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, in una breve raccolta di canti partigiani. La sua prima apparizione pubblica fu effettivamente al Festival di Spoleto, il Festival dei Due Mondi, del 1964, dove sembra, infatti, sia stata cantata per la prima volta nella sua forma attuale, e in alcune varianti di origine popolare. Prima di allora ‘Bella ciao’ non è annoverata nella varie raccolte, tra cui, tra le più importanti, non c’è nel ‘Canzoniere Italiano’ di Pasolini del 1955 e neanche nei ‘Canti Politici’ di Editori Riuniti del 1962. Spoleto fu dunque decisiva nel far diventare il canto un inno politico. Lo storico Alessandro Bermani ha addirittura parlato di “invenzione di una tradizione” affermando che “a metà anni ‘60, il centrosinistra al governo ha puntato su Bella ciao come simbolo per dare una unità posteriore al movimento partigiano”.
E’ proprio negli anni ’60 che avviene il boom di popolarità. La prima incisione di ‘Bella ciao’ risale al 1963, per mano di Sandra Mantovani e Fausto Amodei, poi Gaber e Claudio Villa, rispettivamente nel 1967 e nel 1975. Nel corso degli anni sono stati poi in molti a cimentarsi nel canto popolare: vari gruppi combat folk – rock, come i Modena City Ramblers, la Banda Bassotti o i Gang, ma anche Milva, Goran Bregovic, Chao, Yves Montand, Woody Allen e Tom Waits. Una nuova ondata di popolarità è avvenuta negli ultimi anni tra i più giovani. Tale affermazione è riconducibile al successo planetario della serie tv ‘La casa di carta’, rilasciata nel 2017, da cui sono scaturite nuove ed originali versioni. Nonostante abbia spopolare anche nelle discoteche nelle sue varianti remixate il suo significato non sembra però ancora del tutto perso.
Sono tanti gli esempi che dimostrano come ‘Bella ciao’ sia diventato oggi anche un inno di resistenza internazionale. E’ stata intonata dal movimento Occupy Wall Street durante le proteste dell’ottobre 2011, nel 2013 nelle manifestazioni contro Erdoğan avvenute in piazza Taksim a Istanbul e durante la guerra civile siriana, dove è diventato uno dei canti degli indipendentisti curdi. Nel 2019, il brano ‘Do it Now’, sulle note di ‘Bella ciao’, è stato adottato come inno in occasione delle manifestazioni Fridays for Future. Sempre nello stesso anno è stato intonato dai manifestanti per l’indipendenza della Catalogna a Barcellona, in Cile dagli oppositori del presidente Sebastián Piñera ma anche nel 2020 dagli studenti a Baghdad, in Turchia, in Kurdistan, in Libano e nel Mahgreb.
Nelle scorse settimane la popolare cantante folk ucraina, Khrystyna Soloviy, ha riadattato ‘Bella ciao’ dedicandolo, ha detto, “a tutte le forze armate, ai nostri eroi e a tutti coloro che in questo momento combattono per la propria terra“. La sua nuova versione, dal titolo ‘L’ira ucraina’, alla prima strofa recita: “Una mattina, in più all’alba/La terra tremò e il nostro sangue cominciò a bollire/I razzi dal cielo, le colonne dei carri armati/E il vecchio Dnipro urlò“.