Anche per il 2024 sui rifiuti si rischia di rimanere al palo. Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere lo stop ai contributi regionali destinati ai Comuni per coprire il costo dello smaltimento dei rifiuti fuori dai confini siciliani. Almeno per il momento, nulla compare all’interno della Finanziaria. All’assemblea regionale i lavori procedono a ritmo serrato ma, tra approvazioni e bocciature, non sembrano previste novità per fronteggiare l’emergenza rifiuti. Alla notizia Anci Sicilia (clicca qui) si è subito premurata a lanciare l’allarme, senza nascondere le proprie preoccupazioni per la mancanza di risorse finalizzate a ricoprire questi extracosti.
Oltre che i Comuni, anche le parti sociali non hanno accolto positivamente la linea politica adottata dalla Regione: “Al di là dello spot termovalorizzatori, all’interno della Finanziaria dov’è stato il ragionamento concreto? Non c’è una visione sistemica sui rifiuti“. Così si è espresso Dionisio Giordano, segretario generale Fit Cisl Sicilia, valutando la situazione, a oggi, come “molto critica. Registriamo poca attenzione e continui passi indietro. Con l’assessore abbiamo avuto un solo confronto dove abbiamo messo sul tavolo due tematiche: impiantistica e gestione“.
Le soluzioni? Giordano ne è convinto: “Esistono da anni. La Regione dovrebbe dare un indirizzo attraverso il Piano regionale dei rifiuti che deve essere condiviso tra le parti e le organizzazioni dei lavoratori“.
Proprio sul tema della gestione, precisa il segretario generale Fit Cisl Sicilia “non ci sono più esigenze di inventare chissà quali strumenti o avere ricette magiche. Gli strumenti sono stati già individuati, c’è sola da metterli in campo e individuare meccanismi sanzionatori per coloro i quali non li rispettano. È un tema regionale che non può essere sviluppato da singoli Comuni o Srr“.
Tra le proposte portata avanti, a più riprese, c’è quella di abrogare la legge regionale di settore. La normativa permette anche a un singolo Comune di indire gare, trascinando con sé tutta una serie di effetti negativi, tra cui la creazione di un sistema frammentato, che a oggi prevale. I principali problemi legati all’emergenza rifiuti ruotano infatti sull’assenza di una visione sistemica. “Al netto dell’abrogazione, abbiamo proposto di preparare e predisporre un bando che potesse consentire di fare gare a dimensione territoriale più ampia, con dei criteri per garantire la partecipazione di imprese serie. Continuiamo infatti a registrare la presenza di piccole o media realtà che per aggiudicarsi i servizi spesso fanno dei ribassi inauditi. Questo determina una qualità del servizio raccapricciante. In alcuni casi le risorse non vengono nemmeno recuperate perché i Comuni hanno difficoltà economiche e questo mette in moto i meccanismi delle proteste e degli scioperi per le mancate retribuzioni“.
“Secondo la normativa – aggiunge – i soggetti che possono presentare progetti per la costruzione di impianti e l’acquisto di mezzi green di nuova generazione sono le Srr o i Comuni. Avevamo chiesto di condurre una verifica per capire chi si è mosso e chi no. Se dobbiamo avere una visone sistemica dobbiamo partire da una fotografia in termini di impiantistica, da quello che è stato messo in cantiere, dai progetti finanziati, da quelli che mancano e da lì predisporre un piano regionale dei rifiuti che tenga conto di tutti questi fattori“.
Ancora una volta la Sicilia resta un passo indietro. Se in Europa e in Italia si parla di economia circolare e recupero, l’Isola discute di raccolta differenziata ed è ancora piantata a una visione ben lontana da quella sistemica, unica vera soluzione per trovare la giusta quadra e fronteggiare un’emergenza divenuta ormai indomabile. “L’auspicio – conclude Dionisio Giordano – è che nei primi giorni dell’anno l’assessorato convochi le parti sociali. E’ chiaro che c’è una problematica legata ai Comuni e contestualmente, nella duplice veste, ai sindaci, per le difficoltà economiche legate ai rincari dei costi per l’abbancamento dei rifiuti e, in alcuni casi, quelle legate alle discariche ormai sature e che costringono a smaltire i rifiuti oltre il territorio regionale“.