Taormina in continuo fermento tra arte e cultura. Un successo dopo l’altro che vede la perla dello Ionio protagonista in tutta l’Isola e oltre. L’edizione 2025 del Festival Taormina Arte, una delle manifestazioni culturali più prestigiose d’Italia, anche quest’anno fa da palcoscenico per l’estate siciliana con un calendario ricco di spettacoli di qualità: opera lirica, teatro, balletti, musica pop e jazz, classica. Tutto accompagnato dalla presenza di grandi ospiti internazionali.
Fino all’11 settembre il Teatro Antico di Taormina accoglierà un programma multidisciplinare, ma è alla direttrice artistica della Fondazione Taormina Arte Sicilia, la Maestra Gianna Fratta, che va il merito di aver saputo comporre un cartellone di alto livello per la stagione estiva taorminese e che si occuperà produrre, promuovere e valorizzare tutti gli eventi artistici della Fondazione, dalla musica al teatro, dalla danza al cinema.
E’ stata la prima Direttrice d’orchestra a lavorare con i Berliner Symphoniker, la prima italiana a dirigere l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma; ha diretto inoltre la Prime Orchestra di Seoul, l’Orchestra Sinfonica di Macao, l’Orchestre National d’×le-de-France, la Royal Academy di Londra e molte altre.
Per saperne di più, sul lavoro che sta portando avanti a Taormina, ilSicilia.it ha realizzato una intervista sul luogo alla direttrice d’orchestra e pianista italiana per parlare di progetti e futuro.
Maestra, iniziamo a parlare di questo fitto calendario di attività a Taormina, che sta portando avanti la Fondazione Taormina Arte insieme a lei in veste di direttrice artistica.
“Il Festival Taormina Arte è un evento veramente storico non soltanto per la Sicilia, ma per tutta la Nazione. È un festival che ha una storia molto lunga e molto blasonata che si è forse culminato negli anni 90 con il premio Abbiati per la messa in scena dell’Electra diretta da Giuseppe Sinopoli. Abbiamo anche sulle spalle questa grande responsabilità. Taormina Arte, come proprio il nome suggerisce, è un contenitore di arte, non solo di musica. Quindi abbiamo cercato quest’anno, dal 15 luglio fino alla fine di agosto, di confezionare un cartellone il più possibile multidisciplinare, abbastanza eterogeneo, che prevede musica di tutti i generi, teatro e danza. Parto proprio da questi ultimi due segmenti artistici perché sono sempre un po’ sottovalutati, ma invece sono importantissimi. Di teatro abbiamo tre spettacoli, uno con Enrico Brignano il 29 agosto e poi due: uno sull’Argentina, sulle scritture e sui testi del tango. Il 27 agosto al Palazzo dei Congressi e il 29 agosto, invece, uno spettacolo questo volver del 27 agosto con l’attore Giampiero Mancini e i musicisti che fanno musica di accompagnamento, musica di scena. Il 29 agosto con Vincenzo De Michele, “Ride bene chi ride a Napoli”, uno spettacolo molto divertente”.
E il programma sulla danza?
“Per quello che riguarda la danza abbiamo toccato tre segmenti. La danza moderna con uno spettacolo che andrà in scena il 12 agosto, Astor un secolo di tango, quindi danza contemporanea, ispirata
E non finisce qui, anche per la musica è previsto un programma importante.
“Ci siamo concentrati su tante tipologie di musica, visto il contenitore che è molto grande perché il Teatro antico è uno spazio stupendo, in grado di accogliere tante persone. Ovviamente abbiamo proposto molti spettacoli pop e rock perché sono in grado di attirare tanti turisti e avere un impatto su un target di pubblici più differenziati e anche più ampi, per cui abbiamo iniziato il 15 di luglio con la PFM. Andremo poi avanti con Peppe Barra, ci sarà Loredana Bertè, Gabbani, Cocciante, Arisa con l’Orchestra sinfonica, Tony Adley anche lui con l’orchestra sinfonica, Massimo Ragneri, Bennato e chiudiamo poi con De Gregori“.
A proposito della PFM, come è andata la serata e quale riscontro ha avuto la Fondazione?
“La PFM chiaramente è una band storica del prog italiano e ovviamente ha richiamato tutti gli amanti, ma anche tante presenze da tutta la Sicilia, persone che venivano da fuori, che hanno amato la storia di questa band e soprattutto la riconoscono in tanti anche per il rapporto strettissimo con De André. Il titolo del concerto era proprio “doppia traccia tour” perché loro hanno fatto i loro grandi successi, più tantissime canzoni di De André. Insomma, la premiata Forneria Marconi è diventata ancora più famosa per tutti, per tanti, per il rapporto che ha avuto con De André. Il concerto si è concluso proprio con una standing ovation; quando alla fine del concerto sono usciti i musicisti, il pubblico era tutto in piedi ad applaudire. E’ stato veramente un momento di storia della musica del nostro Paese e secondo me è molto apprezzato”.
“Quindi durante i numeri musicali operistici, gli artisti di circo faranno i loro numeri. Circus Opera Show è un modo di unire la lirica al circo, sempre con quell’idea di proporre un’offerta accessibile a tutti, magari anche alle famiglie che così avranno l’occasione di vedere il circo. L’intento è anche quello di coinvolgere i più giovani, i propri figli, facendo ascoltare loro la musica lirica che poi ovviamente è il nostro obiettivo quello di diffondere la musica colta”.
“Continua il cartellone classico anche il 30 agosto con una cavalleria rusticana per la messa in scena dell’opera, poi il primo settembre al Palazzo dei Congressi un spettacolo che si chiama “Sfide”, con una sfida in cui il pubblico vota il vincitore, ma in maniera scherzosa. Ci saranno un meraviglioso soprano che è Daniela Carpiello e un bravissimo violinista che è il maestro Dino De Palma, si sfideranno e poi appunto si decreterà il vincitore. Quindi c’è un’offerta classica, ma costruita in un modo tale che tutti possano apprezzarla e vederla anche in un periodo estivo e che arrivi a tutta la popolazione”.
Il direttore artistico ha un suo approccio culturale rispetto alla Fondazione Taormina Arte e alla città. Maestra, qual è il suo?
“Abbiamo ereditato una stagione che ha fatto la storia. Ricordo che quando ero più piccola io aspettavo il cartellone di Taormina Arte perché c’erano sempre allestimenti operistici molto importanti con grandi regie. Diciamo che dopo il Covid la situazione è molto cambiata se parliamo di spettacolo dal vivo, si fa molta più fatica a portare le persone in teatro, poi il cinema ha avuto una grandissima crisi perché la gente si è abituata purtroppo a stare a casa, a vedere dalle piattaforme e quindi a sentire la musica o a vedere i film in contesti domestici anziché uscire. Quindi la scelta che ho fatto quest’anno per richiamare il pubblico e anche quando sono arrivata l’anno scorso, è stata quella di proporre un’offerta culturale che sia il più possibile aperta anche ai turisti, alle famiglie, a un pubblico generalista, cioè non rivolta ai melomani o rivolta a chi ama la musica colta, ma in grado di intercettare tutti perché bisogna riportare la gente a teatro. E’ un’esigenza di tutta l’Europa, se non di tutto il mondo perché anche fuori Italia ho visto purtroppo calare le presenze di pubblico rispetto al 2019, cioè la differenza di dati tra le presenze di pubblico dal 2019 fino al 2022 non è incoraggiante con un abbattimento di pubblico in teatro pazzesco, ma anche nei grandissimi e blasonati teatri. Per cui adesso bisogna riportare le persone in teatro e quindi ho fatto un tipo di scelta veramente adatta a tutti”.
“Lo dicevo prima a proposito del Circus Opera Show, è vero si sente l’opera ma vedi il circo; l’orchestra del Teatro Massimo di Palermo si, ma con le colonne sonore del film e non con la Sinfonia di Beethoven. L’opera si, ma con Cavalleria Rusticana che è un’opera breve di un’ora e dieci accessibile a tutti e non col tabarro di Puccini. E poi tantissimo pop-up che piace con grandi protagonisti perché chiaramente Cocciante, Gabbani, Ranieri, Bennato, De Gregori, attireranno il grande pubblico, però c’è bisogno anche di dare una nuova linfa alla cultura siciliana anche dal punto di vista musicale. Forse qualche anno fa era percepita diversamente”.
Quale dovrebbe essere il piano per il futuro culturale di questa Isola?
Mi ha colpito una frase che ho letto in una sua intervista: “chiamatemi maestra, la mia lotta comincia dalle parole”. A cosa si riferiva esattamente?
“Questa è una lotta che viene spesso scambiata per una lotta politica. Non si capisce perché una cosa deve essere di sinistra o di destra. Io penso che sia un modo di applicare le regole, per me non c’è niente di male e non mi sento sminuita se qualcuno mi chiama maestra. Non mi sento la maestra dell’elementari, mia mamma era maestra elementare e ricordo che la mia maestra dell’elementare è stata una persona fondamentale della mia vita. Quindi non lo considero comunque sminuente. Credo che sia soltanto una questione di tempo perché il problema del “femminile” c’è solamente nei ruoli apicali, nessuno si preoccupa di dire sarta, parrucchiera, non c’è nessun problema, di conseguenza non vedo perché ci debba essere il problema nel dire ministra, direttrice, ecc. La ritengo una cosa molto normale, non è una lotta né di destra né di sinistra, semplicemente a volte è una scelta personale perché quando non c’è l’abitudine a usare un nome si fa più fatica ad accettarlo riferito a se stessa. Anche io ai primi tempi, quando mi chiamavano maestra magari un po’ sorridendo, mi suonava male. Adesso mi sembra molto normale e sono certissima che tra 50 anni non si porrà più minimamente il problema quando le donne saranno ai vertici. Si dirà tranquillamente sindaca, ministra, direttrice e così via”.
“Però c’è questa sorta di lotta di genere un po’ sottotraccia. Magari è una lotta secondaria, perché i veri problemi sono recuperare gli stipendi e le cose serie sono altre. Ma ci sta pure questa piccola, piccola cosa visto che questo è più facile da fare che non la parificazione degli stipendi. Allora io intanto inizio da questo, poi il resto si vedrà”.
Progetti in cantiere per la sua carriera?
“Dirigo tantissimo dappertutto, nel mese prossimo sono con la RAI di Torino per inaugurare il festival di Portogruaro con l’orchestra della RAI. A settembre c’è un piccolo tour in Corea, a ottobre sono in Giappone a Kyoto e Osaka per l’Expo oltretutto in un progetto italiano perché sono tutti i migliori studenti dei conservatori italiani organizzati dal Ministero dell’Università. Sono sempre tantissimo in giro, ho moltissimi concerti. Ho delle collaborazioni con il Teatro Massimo di Palermo con cui ho lavorato molto bene in questo ultimo anno e con cui faremo altre cose”.
C’è un progetto al quale è legata particolarmente?
“Tantissimi progetti mi hanno colpito nella mia vita. Una cosa bella che ho fatto, quando ho diretto il concerto di Natale al Senato perché quando il Presidente del Senato mi ha chiamato per questo evento, si discuteva se avere l’orchestra della Scala piuttosto che l’orchestra dell’Opera di Roma. E invece io feci una proposta, quella di usare l’orchestra dei giovani del metodo Abreu, creato con i migliori studenti dei conservatori e abbiamo usato il coro con persone disabili e con problemi anche di udito. E’ un concerto che mi ha colpito innanzitutto perché per la prima volta un concerto di Natale al Senato veniva diretto da una donna, allora lo decise il presidente del Senato Grasso, anche lui siciliano. Questo mi ha fatto piacere e poi mi è piaciuta anche la scelta che abbiamo fatto, cioè quella di non portare in Senato le classiche grandi orchestre italiane che chiaramente c’erano già state e che ci sono tuttora e ci saranno in futuro, ma di portare studenti e persone con piccole disabilità. E’ stata una cosa un po’ speciale e poi era bello perché c’era la presenza di tutte le istituzioni ed è importante che le istituzioni abbiano dato un riconoscimento innanzitutto a una figura femminile sul podio e poi appunto ai giovani e ai disabili. Un concerto poco di pompa magna, ma molto premiante di contenuto”.