La mafia voleva uccidere l’ex senatore del Pd Beppe Lumia? Pare di sì, stando a un’intercettazione riportata in uno stralcio della sentenza di primo grado sulla cosiddetta “trattativa Stato mafia” e pubblicata sul giornale “Antimafia Duemila“. L’intercettazione viene commentata dal presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri. Il commentatore, fra l’altro, fa riferimento a un articolo pubblicato il 1° giugno 2019 sulla testata “Grandangolo Agrigento”, intitolato “L’alleanza tra le cosche palermitane e quelle agrigentine per assassinare l’on. Giuseppe Lumia“.
Nel sottotitolo dell’articolo pubblicato sul giornale agrigentino si accenna anche ai due kalashnikov da usare per l’agguato. Nel medesimo articolo si dice che il gruppo di fuoco che voleva uccidere negli anni scorsi Lumia sarebbe sempre operativo e colui che era stato incaricato di essere il killer sarebbe tornato libero per fine pena. Il medesimo gruppo mafioso pare avesse progettato anche l’omicidio del pm Nino Di Matteo.
Ecco la parte della sentenza contente l’intercettazione: “…è un fondo che si trova nella zona di Santa Flavia, dove il dottor Di Matteo hanno delle proprietà. Ma la mafia sapeva tutti i suoi spostamenti, sapeva gli spostamenti di Lumia, perché Lumia passava sempre dalla Caravella, dove Peppino di Fiore stava sempre là davanti (parola incomprensibile) e dice: come gli avevo detto pure di Lumia. Eppure mi è stato detto pure di no, in questo momento no, dice non si fa niente. Dice: ora lo vedi come siamo combinati? Quindi c’era in mente di tutto il gruppo mafioso di Bagheria di fare del male sia al dottor Di Matteo che a Lumia”.