Entro la fine della settimana Palazzo d’Orleans partorirà il testo della Finanziaria. O almeno il suo scheletro.
Nel corso del lungo vertice di maggioranza convocato dal presidente della Regione Renato Schifani due sono le certezze emerse: la Manovra sarà approvata entro il 31 dicembre e da gennaio le riforme in attesa a Sala d’Ercole dovranno essere portate a termine. Si guarda dunque al futuro, gettando alle spalle le voci di crisi all’interno del centrodestra, emerse a gamba tesa nel corso della votazione della manovra quater. Ma saranno veramente due mesi di quiete quelli che attendono la Sicilia?
Per rispondere al quesito bisogna riavvolgere il nastro a ieri pomeriggio. Presenti all’incontro i segretari regionali e i capigruppo all’Ars di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Democrazia Cristiana, Mpa e Noi Moderati. Assenti, nonostante le precedenti richieste, il presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno e il presidente della II Commissione Bilancio Dario Daidone. All’appello mancava anche l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino. Presente, invece, il vicepresidente e assessore tra le fila del Carroccio con delega all’Agricoltura Luca Sammartino.
Portata principale è stata la Finanziaria. Il governatore azzurro ha spiegato la composizione del testo. Il documento che entro venerdì incasserà il disco verde in giunta sarà estremamente snello e composto da pochi articoli, quattro o cinque, che ruoteranno intorno ai temi del lavoro, dello sviluppo e della crescita economica. Un ruolo centrale sarà riservato alla decontribuzione per le imprese che assumono nuovo personale, misura considerata strategica per stimolare la creazione di posti di lavoro e sostenere concretamente il tessuto produttivo dell’Isola. L’obiettivo è favorire una crescita economica duratura attraverso un aumento ancora più significativo dell’occupazione, rafforzando così la competitività delle aziende siciliane e migliorando le prospettive per i lavoratori. Per tale misura dovrebbero essere previsti circa 200 milioni di euro. Tra gli altri interventi più sostanziosi e corposi, circa 100 milioni saranno invece destinati alle spese obbligatorie degli assessorati. Non è dunque da escludere che tra i risicati articoli possano ricomparire quei provvedimenti bocciati e contenuti all’interno della manovra quater, come il south working.
Tutto qui? Assolutamente no. Il testo, infatti, sarà poi “imbottito” in II Commissione Bilancio. Prima di approdare in Commissione la prossima settimana si svolgerà un altro passo importante. La coalizione di centrodestra tornerà a riunirsi martedì 4 novembre alle ore 11:00. Ogni singolo gruppo avrà così una settimana di tempo per confrontarsi e accordarsi sui temi principali da portare avanti. Proposte che dovranno essere condivise al tavolo e che una volta trovato il consenso, il più ampio possibile, saranno assunte e ripresentate in Commissione come emendamenti governativi. In tal senso, è chiaro che i riflettori saranno puntati su temi di carattere generale. Vengono così in mente gli Asacom, l’agricoltura, l’emergenza siccità, l’occupazione, il peso degli extracosti per i Comuni, le attività produttive e così via. Da non dimenticare ci sono anche gli emendamenti accantonati dall’ultima variazione di bilancio (CLICCA QUI).
Insomma, la Commissione Bilancio è pronta ad una nuova resa dei conti, tra lunghe maratone e sedute serrate. Proprio in considerazione dei freschi precedenti, secondo indiscrezioni raccolte da ilSicilia.it, non tutti gli esponenti della maggioranza si sarebbero dichiarati soddisfatti di questo metodo. Il rischio, infatti, sostengono diverse voci, è quello di esasperare un clima già al quanto pesante tra le mura di Palazzo dei Normanni.
Altro nodo riguarda il tetto massimo della Finanziaria, da un punto di vista economico, che al momento non sarebbe stato ancora stabilito. Dunque, fino a che punto le varie richieste provenienti dagli alleati verranno accolte?
Ad una difficile composizione, seguirà anche un tortuoso percorso in aula. Già, perché l’ombra dei franchi tiratori resta viva. L’abrogazione del voto segreto è stata rinviata a gennaio. La riforma si trova in cima ai punti dell’agenda di governo insieme al ddl sugli Enti locali, sulla dirigenza regionale e sul riordino dei Consorzi di Bonifica. Un disegno di legge, quest’ultimo, che dovrà essere rivisto e aggiornata, rispetto all’ultimo schema bocciato e riproposto nel più breve tempo possibile.
Dei quattro, quello che dovrebbe vedere prima la luce è quello sugli Enti locali. Il motivo? Le amministrative della primavera 2026. Entro gennaio la riforma dovrà essere approvata, cercando di sciogliere alcuni nodi e procedere, così, verso la campagna elettorale. Molti dei sindaci dei Comuni al voto sono già al secondo mandato e il loro destino potrebbe dipendere proprio dall’attuale ddl.
La strada verso la prossima tornata elettorale non sarà così semplice. Anzi, attualmente è abbastanza in salita. Se il quadro regionale oggi non è dei migliori, anche a livello territoriale e provinciale la musica non è tanto diversa. Basti pensare ad alcune esempi, dai centri più grandi, fino alle realtà del Nisseno o dell’Ennese, dove il centrodestra è alla ricerca dell’unità. In quest’ultima resta caldo il possibile cambio casacca di Luisa Lantieri da Forza Italia alla Democrazia Cristiana (CLICCA QUI). Un passaggio che potrebbe concretizzarsi proprio nei prossimi giorni. Se da un lato si guarda ai confronti e agli scontri interni, dall’altro attenzione anche allo scoglio nomine. Il tandem Iacolino-Firenze, rispettivamente al vertice del Dipartimento regionale per la Pianificazione Strategica e direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, nel corso delle ultime settimane era stato motivo di tensioni, soprattutto tra le fila di Fratelli d’Italia. Polemiche che promettono di non placarsi nel breve periodo. Proprio i meloniani, poi, questo fine settimana, sono stati protagonisti del conferimento di un latro incarico, quello dell’ex deputato Nicola Catania a sub-commissario per la valorizzazione energetica e la gestione del ciclo di rifiuti. Una scelta che, secondo indiscrezioni, non sarebbe stata gradita da tutti gli alleati di centrodestra e in particolar modo tra le fila dell’Mpa.
Un puzzle complicato e complesso, con incomprensioni e mal di pancia che rischiano ancora una volta di sfociare a Sala d’Ercole. Questa volta l’esito, però, potrebbe essere ancora più drammatico. In ballo, infatti, c’è la Finanziaria e l’intera programmazione non solo del 2026, ma dell’intero biennio che il governo Schifani dovrà affrontare tenendo a bada gli animi accesi tutti gli alleati, nessuno escluso.




