La morte di Franco Battiato non poteva essere come la morte di tutte le altre celebrità. Originali sono state la sua vita, la sua carriera, la sua musica, il suo pensiero e dunque non poteva essere così anche per la morte del Maestro. Una morte che come un velo leggero si è adagiata sul viso spigoloso di Battiato, senza clamore, senza rumore. Più che morire Battiato è uscito silenziosamente e consapevolmente dalla scena di questo mondo, concependo questo trapasso come un momento assolutamente intimo che andava protetto dal cancello di Villa Grazia a Milo.
La scelta di Battiato ha mandato in tilt il sistema sensazionalistico dei media: niente foto segnanti, niente funerale evento, nessuna orazione commossa del collega/amico, nemmeno una maratona tv, insomma niente di quello che abbiamo conosciuto per altre celebrità. Ne è uscito fuori qualche titolo banale sui giornali, e il coccodrillo accuratamente preparato che qualche tempo fa aveva scansato la fake news della morte di Battiato.
E anche fan e ammiratori che di solito sui social si cimentano in ricordi strappalacrime hanno avuto un contegno degno del Maestro: tanti ricordi personali, sensazioni, e frasi di canzoni ripetute come un mantra o un insegnamento prezioso.
La verità su questo evento, l’ultimo del Maestro, probabilmente l’ha colta lo scrittore catanese Ottavio Cappellani: “la cosa più sorprendente di Franco è che in questi giorni non si stia parlando della sua morte ma ‘della’ morte. Di ciò che essa possa significare. Non lo si è fatto neanche per la morte di Emanuele Severino, che al tema dedicò tutta la sua carriera e la sua ricerca. Questo è il vero “miracolo” di Franco Battiato. Il suo gesto artistico più profondo e vero. Chapeau!“.
La scomparsa di Battiato così più che somigliare a quelle di altri cantanti o celebrità sembra quella di un antico maestro spirituale, di un monaco, fatta di silenzi, luce, strette di mano. La morte diventa un insegnamento, l’ultimo.
“Va bene così…” pare che abbia detto Battiato prima di entrare nel sonno che si confonde con la morte. Tre semplici parole che danno il senso e la portata di questo passaggio, tre parole che sono una riflessione, un lascito e una provocazione. L’ultima e forse la più bella.