Il segretario del più grande partito comunista del mondo, quello cinese, inneggia al libero mercato, mentre a Messina la giunta comunale è intrisa di una ideologica avversione verso il privato.
Stiamo parlando di società di gestione dei rifiuti. È all’ordine del giorno, lo dico per chi non conosce le vicende della nostra città, la costituzione di una nuova società per la gestione dell’igiene cittadina la Messinaservizi Bene Comune, a totale partecipazione pubblica.
Tale società, dovrebbe nascere dalle ceneri della precedente Messinambiente, prossima al fallimento giudiziario. Di fatto un clone della precedente. Dagli errori non sempre si impara.
Perché il fallimento della società è stato economico, ma anche sotto l’aspetto della qualità del servizio. Messinambiente con il suo apparato di uomini e mezzi raramente è stata capace di mantenere gli standard minimi di pulizia in questa città e questo a prescindere dalla contingenza della chiusura momentanea delle discariche regionali, ed anche, vorremmo dire, dall‘assessore in carica. Messina non è mai stata pulita come meriterebbe, e meno che mai in questi ultimi mesi.
Se pensiamo, per guardare altrove, che in Lombardia l’Aprica s.p.a. tiene pulita un’area di 78 comuni, tra i quali Bergamo, Brescia e Como, lavorando per circa 800 mila cittadini con solo 600 dipendenti, e Messinambiente s.p.a. con circa 570 dipendenti mantiene nelle condizioni che tutti vediamo un territorio, tra Messina e Taormina di neanche 260 mila cittadini, allora è evidente che il problema è innanzitutto organizzativo-strutturale.
Non è cambiando assetto societario che si risolvono le criticità. È necessario invece mutare paradigma; partendo dalla constatazione dell’evidente fallimento del modello pubblico, riteniamo che l’unico modo per cambiare registro sia quello di ricorrere alla esternalizzazione del servizio. Come avviene in tante realtà, ultima la vicina Catania, città nella quale si sta affidando ai privati, mediante in bando europeo, la gestione complessiva del sistema rifiuti.
Non si tratta di sostenere che “privato è bello” in assoluto, ma bisogna far fare le cose a chi le sa fare meglio. Il sindaco Enzo Bianco, a Catania, ad esempio ha posto come requisito per l’aggiudicazione del bando che la società esterna abbia nel proprio curriculum la soglia del 25% di raccolta differenziata in precedenti esperienze. Questa è la strada per ottenere efficienza e sostenibilità economica abbandonando una antistorica ostilità verso la gestione privata dei servizi pubblici.
Perché la paura del privato talvolta “genera mostri”