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Il caso

La politica litiga, gli incivili vincono: l’Ecomostro di via Tiro a Segno terra di degrado CLICCA PER IL VIDEO

martedì 15 Aprile 2025

Cambia tutto per nulla cambiare. I partiti lottano per intestarsi questa battaglia. Ma in via Tiro a Segno non si muove foglia. L’Ecomostro è ancora lì. Lì dove è stato negli ultimi decenni. Un pugno in un occhio a poche centinaia di metri dall’area del porticciolo di Sant’Erasmo, recentemente riqualificata sotto l’impulso dell’Autorità Portuale. Ma la struttura posta nei pressi della sede di AMG, non ha avuto la stessa fortuna. Anzi, le cose sono perfino peggiorate.

La politica discute, gli incivili vincono

Nonostante i buoni propositi per recintare l’area, gli incivili continuano ad avere gioco facile. Mentre in città si discute di potenziare la raccolta differenziata, non senza patemi d’animo, l’Ecomostro è diventato una discarca. Una sorta di succursale di Bellolampo. Qui gli abusivi fanno quello che vogliono. E nel frattempo la politica che fa? Discute. Anzi, litiga. L’ultima baraonda è andata in scena la settimana scorsa.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo si è lanciato in un attacco senza quartiere contro la commissione Ambiente, rea a suo dire di aver sconfinato le proprie competenze. Ciò per chidere a Rap l’ennesima bonifica dell’area. Da lì è scaturito prima un acceso dibattito. Poi una serie di accuse mosse durante e dopo la seduta, con tanto di colleghi intervenuti per mettersi in mezzo fra lo stesso Milazzo e il consigliere di Progetto Palermo Massimo Giaconia. Insomma, non una bella immagine per la quinta città d’Italia. Ma mentre l’agone politico impera, in via Tiro a Segno resta tutto com’è.

Gli ultimi aggiornamenti su via Tiro a Segno

E cosa è successo a livello burocratico? Del futuro di via Tiro a Segno si è tornato a parlare a novembre 2022. Ad interessarsi della vicenda fu l’assessore alla Rigenerazione Urbana Maurizio Carta. In quell’occasione, l’esponente della Giunta di Roberto Lagalla annunciò la volontà di conferire al Coime l’incarico per l’abbattimento della struttura. Un’idea che sfociò, ad aprile 2023, nel conferimento dell’incarico di Rup ad Antonio Settepani. Tutto sembrava avviato. E invece lo stop era dietro l’angolo.

Nei mesi successivi, in Consiglio Comunale si iniziò a discutere su cosa fare dell’Ecomostro. C’è chi propose addirittura di ristrutturarlo e destinarlo a fine sociali. Desideri rimasti lettera morta. Ad ottobre 2023, è il Coime a riaccendere i riflettori sulla vicenda. In una nota condivisa con l’assessore Maurizio Carta, vengono poste due condizioni per procedere all’abbattimento: gli “approfondimenti da parte degli uffici preposti, riguardanti l’intervento di riqualificazione dell’area originata dalla demolizione dello scheletro, con riferimento all’utilizzo o meno della parte ipogea e sistemazione urbanistica del sito“ e la bonifica dei rifiuti dal sito in questione. Operazioni effettuate da Rap ma rese fondamentalmente inutili dall’attività incessante di abbandoni illegali presente in zona.

Gli ultimi aggiornamenti sono del 1 aprile 2025. Momento nel quale, con la determina dirigenziale 4777, il dirigente Francesco Trapani ha avviato l’iter per affidare i lavori sui servizi d’ingegneria ed architettura per lo studio di compatibilità idraulica. Operazioni che dovrebbero avere un costo complessivo di circa 57.000 euro.

I residenti: i veri sconfitti di questa vicenda

Oltre al danno, la beffa. La struttura abbandonata è diventata negli anni teatro di incendi a ripetizione. A volte in corrispondenza della festività di San Giuseppe. Altre volte durante il periodo estivo. Quello nel quale si registra il maggior numero di accumuli di spazzatura agli angoli delle strade. E a pagare il prezzo più alto di questi atti d’illegalità sono i residenti. Quelle 140 famiglie che ogni giorno, uscendo dalle proprie abitazioni, si ritrovano davanti questo obbrobbrio ormai vandalizzato in ogni sua parte. A loro delle battaglie politiche non interessa granchè. Vorrebbero solo veder sparire quel pugno in occhio, in modo da destinare l’area ad altri scopi. Un diritto considerato normale nel resto d’Italia. Ma tutto a Palermo, purtroppo, è da considerarsi straordinario. Anche la normalità.

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