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La situazione nelle province

La privatizzazione dell’acqua e il contrappasso dopo il referendum, Leto: “Stop alle speculazioni”

mercoledì 8 Novembre 2023

Una lunga marcia e dai ritmi che si fanno sempre più serrati.

La via intrapresa sembra, inevitabilmente, già decisa e l’ampio consenso ottenuto dal servizio pubblico, a discapito della privatizzazione, per effetto del referendum di qualche anno fa, si sta lentamente sgretolando in un lontano ricordo. Una vittoria netta e schiacciante che ad oggi nulla è valsa. Insomma, la questione dell’oro blu non smette di far parlare di sé e forse non è ancora tutto perduto. 

A essere messa ancora una volta in discussione è la legge regionale 19 del 2015. O meglio la sua interpretazione e applicazione. La legge sancisce l’acqua come diritto umano inalienabile, un “bene comune pubblico non assoggettabile a finalità lucrative” e che la disciplina normativa deve garantire “funzioni e compiti per il governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua“. Per la presidente del “Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua e i Beni Comuni”, Antonella Leto, non ci sono dubbi: “Le indicazioni sulla gestione pubblica dell’acqua sono precise. A nostro parere, negli ultimi due governi la Regione Siciliana ha operato contro legge, promuovendo la privatizzazione in quasi tutte le province attraverso i commissari straordinari, ignorando la legge e operando per favorire i gestori privati. La legge non è mai stata abrogata anche se hanno cercato di modificarla in tutti i modi“.

Il presidente del movimento coglie la palla al balzo e punta il dito verso l’idea sempre più concreta e incalzante di inglobare l’erogazione dell’acqua nella sfera privata: “Perché il pubblico dovrebbe privarsi e privare i suoi cittadini del bene più prezioso? Stiamo parlando di un bene fondamentale, con interessi miliardari e profitto garantito. Questi soggetti privati fisseranno per i prossimi 30 anni il costo delle tariffe e in più avranno in mano anche ingenti finanziamenti pubblici, lavori e appalti milionari“.

Alle continue richieste di confronto e chiarimento però ancora nessuna risposta: “La Regione non risponde. Anche se la legge prevede dei comitati consultivi, con delle utenze e delle rappresentanze di cittadini, formalizzate e istituite ai tempi dell’assessore Pierobon – aggiunge Leto – non siamo mai stati consultati e non rispondono alle nostre sollecitazioni“. Nonostante ciò però il Forum non si ferma e in alcuni territori l’attivismo è molto presente, come nel caso di Siracusa.

L’autunno caldo della provincia siracusana è appena iniziata. Dopo aver intrapreso un’iniziale stradala verso la ripubblicizzazione e l’approvazione di un’azienda speciale consortile totalmente pubblica, l’assemblea dei sindaci ha cambiato rotta, rovesciato il proprio orientamento e approvato a maggioranza un atto di indirizzo del presidente dell’Ati, il sindaco di Siracusa Francesco Italia. Il tutto con il lascito di alcuni primi cittadini che si erano inizialmente battuti per l’acqua pubblica, promuovendo anche il referendum del 2011, e lasciando la strada spianata verso una gestione mista che non convince certamente tutti.

La via del commissariamento, stabilita della Regione, si è rivelata decisiva anche nei ribaltoni delle province di Messina e Trapani. Se in quest’ultima la virata verso la privatizzazione si fa sempre più decisa, nella città dello stretto la disputata si è spostata al Tar, dove è in atto una vera e propria “battaglia dell’acqua”. La contesa nasce proprio dalla scelta del commissario di stravolgere la decisione dell’assemblea dei sindaci, che si era espressa per una gestione interamente pubblica della risorsa idrica, modificando lo statuto e fornendo tutti gli atti propedeutici per bandire la gara. Il Tribunale di Catania ha accolto l’istanza di misure cautelari monocratiche, presentata dal Comune di Letojanni, tra i primi a prendere la netta posizione, fermando così di fatto l’iter di scelta del socio privato, al quale spetterebbe il 49% della società a capitale misto. La partita dunque è ancora tutta aperta.

La soluzione migliore?Costituire aziende consortili in mano e sotto il controllo di tutti i Comuni in ogni provincia – afferma Antonella Letoper erogare un servizio corretto e gestire i finanziamenti pubblici a beneficio della popolazione residente e non di qualcuno che vuole trarne profitto. Il privato non gestisce per beneficenza“.

Nel limbo pubblico-privato, sotto l’ala della gestione commissariale, a pagarne le conseguenze sono però i cittadini. Nell’attesa di trovare una soluzione stabile che permetta l’erogazione di un servizio primario e necessario, da Trapani a Siracusa, fino a Messina, i rubinetti, infatti, sono ancora ad oggi spesso a secco.

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