La sezione di controllo per la Regione Siciliana della Corte dei Conti ha reso pubblica nei giorni scorsi la delibera relativa alla verifica del rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023. Piccolo passo dunque verso la parifica, che però non sarà immediata e sarà costretta a mettersi in coda.
Il documento contabile, presentato nel novembre 2024 dal presidente della Regione Renato Schifani e dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, certificava una riduzione delle passività per oltre 3,1 miliardi di euro, portando il disavanzo a 900 milioni di euro. Quota, quest’ultima, azzerata con l’ultimo esercizio finanziario, illustrato a fine settembre, che ha anche registrato oltre 2 miliardi di euro di avanzo. Una quota sostanziale di questo surplus, come anticipato dal governatore, sarà destinato alla spesa per il sociale. Investimento che, però, potrà realizzarsi solo dopo la parifica, che verosimilmente, qualora tutto dovesse filare per il verso giusto, dovrebbe concretizzarsi il prossimo anno.
Su un bilancio complessivo di circa 24 miliardi di euro sono poco sotto i 2 milioni le irregolarità parziali evidenziate e riguardano i Dipartimento della Programmazione, della Pesca e dell’Energia. Ma cosa significa e che ripercussioni avrà? Nulla di eccessivamente rilevante o errori macroscopici capaci di impattare sui conti regionali. Si tratta, infatti, guardando nel complesso, di piccoli aggiustamenti contabili. Una prima fase, un altro passo avanti, che condurrà verso la seconda parte, quella più rilevante: il giudizio di parifica. Per questo, però, come detto, bisognerà attendere un po’. Prima bisognerà sciogliere le riserve sugli esercizi finanziari degli anni precedenti e in particolar modo quelli del 2020 e del 2021.
Le sezioni riunite siciliane della Corte dei Conti, nel febbraio 2024, infatti, avevano deciso di negare per intero la parifica del rendiconto 2020, dopo aver sollevato questione di legittimità costituzionale su una disposizione di legge che consentiva alla Regione di spalmare il proprio disavanzo in dieci anni, anziché in tre. Il governo regionale decise di contestare la decisione rivolgendosi alle Sezioni riunite in speciale composizione, massimo organo della giustizia contabile in materia. Il ricorso diede luogo a sette “questioni di massima”, sollevate dal presidente della Corte dei conti e dal procuratore generale, che ravvisarono la rilevante importanza giuridica di alcune delle censure proposte dalla Regione, che resero necessaria una decisione intermedia assunta nel corso del giudizio, che fu sospeso. A fine giugno scorso l’annullamento della decisione e l’accoglimento integrale del ricorso proposto dal governo Schifani.
Mesi prima, a febbraio, la Corte dei Conti si aveva respinto il ricorso della Procura generale, confermando la sentenza che aveva accolto la posizione della Regione Siciliana sulla parifica del rendiconto 2021. Con la sentenza del 2024 le sezioni riunite della Corte dei Conti avevano annullato una precedente decisione della sezione siciliana, accogliendo le ragioni della Regione per la violazione del contraddittorio e del diritto di difesa. La Procura generale aveva chiesto l’annullamento della sentenza, sostenendo che fosse stato commesso un errore di fatto che giustificava una revisione del processo. Ipotesi, per l’appunto, poi respinta.
Grande attesa dunque sui giudizi del 2020 e del 2021, su cui la Corte dei Conti dovrà ripetersi. L’adunanza è stata già fissata per il 18 novembre, successivamente verranno fissati i termini per il contradditorio e l’udienza per esprimersi sulla parifica e definire i giudizi. Solo una volta archiviati questi capitoli potrà arrivare il giudizio di parifica sugli esercizi finanziari del 2022 e del 2023.
La speranza è quella di veder realizzare il via libera al rendiconto 2024 nel corso del primo semestre del 2026. Un auspicio contenuto anche all’interno della Nadefr 2026-2028, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, approvata ieri a Sala d’Ercole e in cui si confida ciò avvenga “in tempo utile per consentire l’utilizzazione dell’avanzo registrato nel corso dello stesso esercizio e ciò, al fine di restituire alla collettività amministrata il notevole avanzo di amministrazione che è stato generato, come sopra osservato, in larga parte dal dividendo fiscale derivante dall’aumento del Pil e dal conseguente aumento del gettito tributario. Come previsto dal punto 9.2 dell’allegato 4/2 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 l’avanzo, una volta parificato dalla Corte dei conti, potrà essere utilizzato per una serie ben individuata tra le quali posizione di elevata priorità occupano proprio quelle spese per investimenti che appare necessario potenziare ulteriormente con lo scopo di attuare la politica economica qui delineata, con effetto benefico per la prosecuzione della notevole crescita economica confermata da tutti i principali osservatori dell’economia regionale e tradotta in giudizi ampiamente favorevoli delle agenzie di rating“.




