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Contano i numeri per rendere l’importanza della mostra che chiude un anno altrettanto significativo che ha visto Palermo in veste di Capitale Italiana della Cultura: “Antonello da Messina – Il ritorno in Sicilia” è infatti il titolo dell’esposizione allestita alla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis.
Più di cinque secoli sono trascorsi dalla realizzazione delle opere, quasi tutte quelle arrivate ai nostri giorni, del pittore che ha portato, con la potenza della sua mano, il nome dell’Isola oltre i confini del Mediterraneo.
Curata dal professore Giovanni Carlo Federico Villa, già curatore della celebre mostra evento del 2006 alle Scuderie del Quirinale, l’esposizione, con 21 testimonianze, offre un percorso inedito di opere giunte ai giorni nostri fortunosamente e misteriosamente talune, sopravvissute a terremoti, smembramenti, fallimenti di famiglie, naufragi, alluvioni, pareti umide, incuria degli uomini, ignoranza, avidità, insulse paure.
Ma se è vero, come è vero, che l’arte ha nel suo abisso la potenza dell’insondato ecco che, celebrare oggi questo evento raro, è doveroso quanto fruttuoso per l’esperienza collettiva. Questo omaggio, del resto, in un anno così peculiare, non poteva che realizzarsi in Sicilia, a Palermo.
Definito dal Vasari come “colui che aveva ricevuto il segreto della pittura a olio” ritornano ad essere fruibili quelle tavole, alcune delle quali, realizzate nella bottega messinese.
Dal primo catalogo ufficiale dedicato al pittore, alle ricostruzioni dopo le peripezie legate anche alla città di Messina (1783), molto si è potuto riconoscere, ripulire, attribuire: il catalogo da fantastico si è fatto scientifico, le ricerche si sono susseguite, le attribuzioni si sono rese certe.
Fra i ritrovamenti saranno esposti una “Crocifissione” che Voll nel 1902 suggerisce di Antonello, parte della collezione del barone Samuel von Brukenthal a Hermannstadt; e poi ancora la scoperta fatta all’importantissimo convegno messinese del 1981 da Federico Zeri di un’opera giovanile, una tavoletta devozionale di 15 centimetri per 10, consumata dai baci del fedele che se la portava al seguito in un astuccio di cuoio. E poi l’”Ecce Homo con San Gerolamo” nel deserto al recto.
Tra le opere in mostra, dagli Uffizi è arrivato l’importantissimo trittico con la “Madonna con Bambino“, il “San Giovanni Battista” acquistati dall’allora Ministro dei Beni Culturali Antonio Paolucci nel 1996 e il “San Benedetto” di straordinaria qualità pittorica che la Regione Lombardia, oggi in deposito nel museo fiorentino.
Dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia è in prestito il ritratto di giovane gentiluomo, a lungo considerato il suo vero volto, trafugato dal museo nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1970 e recuperato sette anni dopo dal nucleo di Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.
Il catalogo oggi ricomposto a Palazzo Abatellis, in un allestimento sviluppato cronologicamente seguendo l’evoluzione e le novità dell’artista, aperto dall’”Annunciata” nell’allestimento per lei immaginato da un maestro del Novecento, Carlo Scarpa, offre al visitatore una piena fruizione dell’esposizione, coadiuvato da una didattica concepita a svelare, opera per opera, l’arte di Antonello collocandola nel contesto culturale e sociale del Mediterraneo, evidenziando la centralità della Sicilia.
La mostra, fruibile fino al 10 febbraio 2019, è organizzata dalla Regione Siciliana – Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, e da MondoMostre, la Città di Palermo; in collaborazione fra la Regione Siciliana e il Comune di Milano dove l’esposizione verrà presentata dopo la chiusura della tappa palermitana.