In Sicilia non ci sono casinò, ma l’Isola è leader nella formazione di giovani croupier. Tanto che domani Scott Kincaid, manager del Victoria Gate di Leeds, sarà a Catania per selezionare 10 ragazzi da assumere nelle case da gioco del Regno Unito. In Sicilia, infatti, ha sede una delle scuole più importanti a livello internazionale, dalla quale fuoriescono centinaia di croupier professionisti richiesti in tutto il mondo. Ad oggi sono oltre un migliaio i giovani siciliani che subito dopo aver terminato il corso hanno trovato lavoro.
Si tratta di un vero e proprio paradosso, sia perché il legislatore ha vietato i casinò da più di cinquant’anni, salvo concedere quattro deroghe ad altrettante case da gioco del Nord, sia perché da alcuni anni lo stesso legislatore ha aperto le porte al variegato mondo delle scommesse e dei giochi online.
Non si tratta tuttavia di una realtà esotica per la Sicilia. Taormina ha ospitato negli anni ’60 uno dei più rinomati e prestigiosi casinò del mondo. Situato nella località turistica più esclusiva dell’Isola, nei pochi anni in cui ha funzionato, prima di essere costretto alla chiusura, ha raggiunto picchi di popolarità notevole contribuendo ad impreziosire l’immagine della cittadina siciliana nel mondo. Grazie anche alla presenza del Festival del Cinema a Villa Mon Repos “hanno fatto il loro gioco” divi di Hollywood del calibro di Cary Grant e Marlene Dietrich. Lo sfarzo, il lusso e le frequentazioni esclusive del casinò hanno rappresentato un richiamo straordinario per il turismo di alto livello, capace di produrre ricchezza e occupazione per i cittadini della Perla dello Ionio e del territorio.
Tutto ebbe fine con una modifica al codice penale che mise il gioco d’azzardo fuori legge. I proprietari dei casinò di tutta Italia furono costretti a cambiare business e con essi centinaia di croupier, camerieri, barman, personale di servizio persero il lavoro. Tuttavia la nuova normativa non valse per tutti. Quattro ottennero una deroga speciale che ancora oggi consente loro di operare. Si tratta dei casinò di Campione d’Italia, Saint Vincent, Sanremo e Venezia. Tutti al Nord. La motivazione utilizzata per giustificare tale salvataggio risiede nell’esigenza di arginare i flussi dei giocatori italiani verso i casinò esteri vicini. Questi, infatti, si trovano in luoghi di frontiera.
Sta di fatto che mentre il legislatore ha consentito nelle suddette realtà di godere dei benefici derivanti dalla presenza dei casinò, a Taormina, come nel resto d’Italia, tutto ciò è stato negato.
Periodicamente la proposta della riapertura dei casinò in Italia ha fatto capolino nel dibattito politico nazionale. Ogni volta la notizia in Sicilia ha riacceso gli entusiasmi non solo a Taormina, ma anche in altre importanti località turistiche dell’Isola, ad esempio Cefalù, che vedono nell’apertura di una casa da gioco un prezioso fattore di attrazione. L’ipotesi, in effetti, non appare più in contrasto con i principi che ne hanno determinato la chiusura. Negli ultimi anni, infatti, lo Stato ha legalizzato il gioco d’azzardo liberalizzando il settore, prima sotto il suo esclusivo controllo, e dando il via libera all’ingresso di soggetti privati. Oggi non esistono quartieri e città d’Italia in cui non sono presenti sale di slot machine, mentre il web pullula di siti dove è possibile piazzare scommesse su qualsiasi evento sportivo e di casinò online dove puntare alla roulotte.
Alla luce di tutto ciò continuare a vietare la riapertura dei casinò appare una scelta paradossale e insensata. Anche perchè la storia delle case da gioco in Italia e quelle degli altri Paesi dimostrano che essi rappresentano un valore aggiunto per molte località turistiche. Addirittura ci sono città fondate sui casinò. Cosa sarebbe Las Vegas senza di essi? Semplicemente una landa desolata del Nevada.