“Messina ha tantissime potenzialità, non mi riferisco solo al turismo, ma anche all’aspetto culturale. Prima che al turista noi dobbiamo lavorare anche per i messinesi, perché conoscano le immense bellezze del patrimonio che c’è. Gli stessi messinesi saranno poi così anche quelli che sapranno far amare Messina ai turisti”.
Mirella Vinci, soprintendente ai Beni culturali di Messina è l’ospite della 27esima puntata di donna Sarina. L’intervista avviene nel suo ufficio sotto “lo sguardo” di Antonello da Messina, senza dubbio simbolo proprio di quell’immenso patrimonio artistico che la città vanta ma che spesso sottostima.
Mirella Vinci è soprintendente ai Beni Culturali dal 2019 e quando le diciamo che il suo ruolo è quello di “custode della bellezza” integra la frase: “tutti dobbiamo essere custodi della bellezza. Chi rappresenta un’istituzione è innanzi tutto un cittadino, e tutti noi cittadini dobbiamo tutelare la bellezza”.
Dal 1989 Mirella Vinci, architetto, è alla soprintendenza di Messina, ed ha portato in quegli anni il fermento che in Francia grazie al presidente Mitterand stava ponendo le basi di un nuovo modo d’intendere l’urbanistica, l’architettura. Grazie ad una borsa di studio della Fondazione Bonino Pulejo Mirella Vinci ha perfezionato gli studi post universitari a Parigi, nel periodo più innovativo anche sotto gli aspetti metodologici. Erano gli anni in cui, per intenderci, stavano per nascere gli “archistar” e in cui si stava realizzando la “piramide” d’accesso al museo del Louvre.
“A Parigi ho acquisito metodologia. E’ stato utile il confronto con un Paese come la Francia, è importante uscire dal proprio cosmo. Tutto il bagaglio che ho acquisito l’ho applicato nel mio lavoro”.
Le competenze della soprintendenza sono molto ampie, si va dalla tutela del paesaggio a quella archeologica, del patrimonio architettonico e archivistico. E si estende da Messina ai 108 comuni della provincia che sono molto diversi gli uni dagli altri. Il paesaggio delle Eolie, per fare un esempio, ha caratteristuche del tutto diverse da quello di un paese dei Nebrodi.
“Spesso veniamo visti come quelli che dicono sempre no e blocchiamo l’economia. Non è vero, oi tuteliamo il paesaggio, cerchiamo di fare in modo che gli interventi non lo distruggano. Il peggior nemico è l’abusivismo perché sfugge al controllo e poi è difficile ricucire il paesaggio oltraggiato da interventi incongrui. Noi siamo sempre per il dialogo con tutti, con le istituzioni, gli amministratori, i professionisti”.
Uno dei punti più importanti d’intervento della soprintendenza e che avrà conseguenze esponenziali di rilievo per la valorizzazione di Messina riguarda la zona Falcata con particolare attenzione per la Real Cittadella. Ci sono tre progetti esecutivi per la messa in sicurezza della stele della Madonnina, per la Porta Spagnola (QUI) e per il portale d’accesso alla Lanterna del Montorsoli (QUI). Un cambio di passo rispetto ai decenni passati quando la Real Cittadella e la zona Falcata sono diventati sedi di discariche, occupazioni abusive, pezzi di storia deturpati e destinati ad un’industrializzazione mai decollata (ma che ha lasciato danni incalcolabili al nostro patrimonio storico).
“Nell’ultimo decennio sta cambiando tanto per fortuna. Nella zona Falcata grazie al lavoro fatto con l’Autorità portuale abbiamo fatto grandi passi avanti, sono state rimosse le aberrazioni, gli usi sbagliati del passato, ma dobbiamo continuare a sottrarre e pensare a non mettere”.
C’è poi il grandissimo lavoro fatto dalla “squadra” della soprintendenza per la Cripta del Duomo (che rischiava di essere irrecuperabile), l’ente ha fatto il progetto ed avviato i lavori (QUI)
“Fondamentale il dialogo con il Comune ente appaltante. Vale in questo caso come negli altri. Il dialogo è il modo per fare insieme le scelte migliori. Dialogo e buon senso, vale anche per i professionisti che presentano i progetti. Noi non siamo i nemici, siamo quelli che aiutiamo la comunità a tutelare il patrimonio che ha. Io ho trovato sempre rispetto da parte delle istituzioni proprio perché sanno che mi accompagna il buon senso e riesco con il ragiobnamento a far comprendere che lavoriamo tutti nella stessa direzione”.
Un altro progetto di grande rilievo riguarda la Badiazza, per la quale la soprintendenza ha portato avanti un concorso di progettazione (QUI) Ci sono poi le risorse destinate ai luoghi di culto e gli interventi, come l’Antiquarium di Tindari fatti in tutta la provincia dal versante jonico a quello tirrenico.
Da un paio d’anni poi Mirella Vinci organizza le “Conversazioni d’arte”, quattro incontri nel mese di maggio che vedono insieme le soprintendenze delle altre città, i direttori dei musei, per un confronto che arricchisce sulle diverse metodologie e iniziative. La location scelta è l’ex cappella del Buon Pastore che il tempo aveva trasformato in deposito e adesso è luogo di esposizione e d’incontri culturali.
“Io dico spesso che ho due figli e poi ci sono gli altri figli, i cantieri che curo e guardo con l’occhio della mamma che vuol apportare migliorie”.
Guardando al futuro sottolinea l’importanza che, dopo la chiusura dei cantieri si lavori alla fase successiva che è quella della fruizione.
Quanto a Messina: “La immagino viva, di una vitalità che aveva e che i terremoti hanno spezzato. Sono state cesure ma i messinesi hanno saputo ricominciare. Oggi noto un appiattimento sul fatto che i figli vanno via. Invece Messina ha tante potenzialità turistiche e culturali”.
E se le chiediamo il segreto per riuscire risponde: “il segreto è il cuore, la passione, è crederci e dire io amo questa cosa e la devo far vivere il più possibile”