Per alcuni sono l’emblema del lavoro precario e dello sfruttamento. Per altri, invece, rappresentano una soluzione per far emergere alla luce del sole una miriade di lavoretti sommersi, invisibili al fisco e alla previdenza. Si tratta dei voucher aboliti ieri sera dalla Commissione lavoro della Camera e stamattina con un decreto del Consiglio dei ministri. Sui buoni lavoro pendeva la spada di Damocle del referendum abrogativo promosso dalla Cgil ed in programma per il prossimo 28 maggio. Una scelta, quella della maggioranza e del governo, dettata più dalla paura delle ripercussioni politiche del voto referendario che dalla volontà di correggere i difetti di uno strumento in alcuni casi usato in modo distorto.
Al di là della discussione squisitamente politica interessa conoscere il punto di vista di chi li ha adoperati. Cosa vuol dire eliminare completamente i voucher in una città come Palermo, dove sono molti i cittadini costretti a svolgere lavori occasionali per “campare”? Quali saranno gli effetti di questa scelta? Ne parliamo con l’imprenditore Francesco Massaro, titolare dell’omonimo bar di via Ernesto Basile.
Le è capitato di utilizzare i voucher per reperire la manodopera di cui aveva bisogno?
Sì, li ho adoperati un paio d’anni fa, in maniera saltuaria e per un periodo limitato di tempo, soprattutto durante i periodi festivi, quelli in cui c’è più bisogno di personale.
Sono degli strumenti utili? Hanno contribuito a facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro occasionale?
Sì, facili da usare, agili, snelli, dai il voucher al lavoratore, il giorno stesso va a cambiarlo e ha i soldi in tasca.
Quello della ristorazione è un settore dove si fa più ricorso al lavoro saltuario. Da quanto le risulta è uno strumento diffuso tra i suoi colleghi.
Non saprei.
Nati per facilitare l’emersione del lavoro nero e legalizzare i rapporti di lavoro occasionale spesso sono stati adoperati per eludere il fisco. Non sarebbe stato meglio correggere gli errori piuttosto che abolirli?
Io, quando li ho adoperati, l’ho fatto a ragion veduta. A una prestazione di lavoro è sempre corrisposto il pagamento. Non sono stati certo i voucher a drogare il mercato del lavoro, anzi a mio parere hanno facilitato l’inserimento di persone che altrimenti non avrebbero avuto alcuna possibilità. Oggi per un’azienda assumere è lusso. Un lavoratore costa all’imprenditore quasi il doppio rispetto allo stipendio corrisposto, una follia. Le aziende licenziano, gli imprenditori sono costretti ai salti mortali per contenere costi non più sostenibili, le banche tolgono quel poco ossigeno che erano ancora disposte ad erogare, è una realtà sotto gli occhi di tutti eppure da quel che mi pare di capire il problema, l’unico problema, erano i voucher. Chi esulta per la loro soppressione o non vede la realtà, o non sa leggerla o è in malafede. Diffido sempre di chi esprime giudizi da dietro una scrivania. L’abolizione dei voucher segnerà il ritorno del lavoro nero.
È pensabile che un imprenditore debba ricorrere ad un contratto ogni volta che avrà bisogno di lavoratore per qualche ora al giorno?
Non è la migliore delle soluzione, ma era una soluzione. Le assunzioni, l’ho già detto, sono un lusso che non tutti ormai possono permettersi, con buona pace di chi pensa che l’imprenditore sia sempre e soltanto l’orco cattivo. L’abolizione dei voucher è una sconfitta per tutti, soprattutto per i lavoratori. Basterà poco per rendersene conto. Piuttosto, se qualcuno impiegasse la stessa enfasi contro le banche, le vere responsabili del disastro imprenditoriale sotto gli occhi di tutti, farebbe un servizio alla collettività, imprenditori e lavoratori. Molto più semplice criminalizzare gli imprenditori e togliere i voucher, e tutti contenti.