“Il dissesto della Città Metropolitana di Messina si può ancora evitare”. Il monito arriva dal coordinatore di Labormetro Michele Bisignano, ex assessore di Palazzo dei Leoni e convinto sostenitore della tesi che ci siano i margini finanziari e politici affinché il default non rappresenti la strettoia politica di una scelta ineludibile e perché, invece, si possa scongiurare il peggio in extremis.
Il tempo scorre e si allunga come una lama, come una spada di Damocle, nonostante anche gli esiti incoraggianti dell’incontro di qualche giorno fa a Palazzo Chigi tra i sindaci Anci (quindi anche Accorinti) e il premier Paolo Gentiloni. C’è bisogno di certezze sui trasferimenti statali e vi è ancor più la necessità impellente di un supporto concreto, immediato e su base programmatica pluriennale, da parte del Governo per dare ossigeno alle speranze dell’ex Provincia di Messina (e ad altre Province siciliane) di sottrarsi alla prospettiva del dissesto.
“A causa della riduzione dei trasferimenti statali e regionali ai vari Enti locali nella nostra Regione, né le tre Città Metropolitane, né i Liberi Consorzi, e né 456 Comuni – spiega intanto Bisignano -, per i quali sono stati nominati Commissari ad acta, hanno potuto rispettare la data del 30 settembre prevista per l’approvazione del Bilancio di Previsione. Devono, pertanto, essere individuate soluzioni, a breve ed a lungo termine, per fare fronte alla insopportabile criticità finanziaria dei vari Enti; a partire nell’immediato ad una congrua proroga dei termini di approvazione dei bilanci su iniziativa del Ministero degli Interni. Provvedimento che è stato adottato negli anni passati, e che sarebbe incomprensibile non dovesse essere adottato in presenza di Enti (come la Città Metropolitana di Messina) propensi a dichiarare il dissesto finanziario. Ma è necessario anche affrontare il nodo strutturale del cosiddetto prelievo forzoso, che a livello nazionale è stato sterilizzato, divenendo in pratica una sorta di partita di giro mediante meccanismi di compensazione, ma che in Sicilia costituisce un pesante condizionamento, che impedisce il normale funzionamento di Città Metropolitane e Liberi Consorzi, e che permane come conseguenza di quella specificità autonomistica che ha prodotto l’abolizione delle Provincie Regionali e la costituzione di tre Città Metropolitane e sei Liberi Consorzi”.
“Inoltre, per consentire alla Città Metropolitana di Messina di poter variare il Bilancio di Previsione e scongiurare la nefanda ipotesi del dissesto – prosegue Bisignano –, è necessario che il Governo Regionale Siciliano faccia chiarezza su un impegno assunto con il Governo Nazionale, e codificato nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2017. Decreto in cui la stessa Regione riconosce ai sei Liberi Consorzi, ex Provincie Regionali, un contributo annuo aggiuntivo, rispetto ai trasferimenti esistenti, di 70 milioni di euro, ed a partire da quest’anno. Ciò perché, bisogna dirlo con chiarezza, anche a chi si propone o ripropone a ruolo di Presidente della Regione o di componenti dell’Ars, i Liberi Consorzi, non essendo previsti dalla legge Delrio e non essendo riconosciuti dall’ordinamento statale, possono ricevere contributi per il loro funzionamento solo dalla Regione Siciliana e non dallo Stato.Settanta milioni che però non sono mai stati erogati ai Liberi Consorzi; elemento questo che potrebbe consentire una rimodulazione delle risorse destinate alle tre Città Metropolitane, ed ammortizzare almeno per l’anno in corso la onerosa uscita del prelievo forzoso per la Città Metropolitana di Messina, consentendo l’approvazione di un Bilancio parificato, ed escludendo così l’ipotesi del dissesto”.