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Hotspot al collasso

Lampedusa, sbarchi senza sosta: 735 migranti approdati in poche ore

giovedì 6 Luglio 2023
foto d'archivio

Non si fermano i soccorsi in area Sar da parte delle motovedette della Guardia costiera, né i barchini agganciati nelle acque antistanti a Lampedusa. Altri 7 natanti, con un totale di 299 migranti, sono stati bloccati e i profughi trasbordati sulle unità di soccorso. Salgono a 17, con complessive 735 persone, gli approdi nel giro di neanche 7 ore. Sui barchini c’erano da un minimo di 32 migranti ad un massimo di 62, fra cui donne e minori che hanno riferito d’essere originari di Siria, Egitto, Tunisia, Yemen, Senegal, Guinea, Gambia e Burkina Faso. Le imbarcazioni sono salpate, a detta degli sbarcati, da Zuwara in Libia, Jebiniana, Kerkenna, Sfax e Mahdia in Tunisia. Tutti, dopo un primo triage sanitario a molo Favarolo, sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola.

Una donna in travaglio, facente parte del gruppo di 52 giunto alle 00:45, è stata portata al poliambulatorio subito dopo l’arrivo a molo Favarolo. Stessa cosa per un’altra donna che ha partorito sul barchino sul quale era assieme a 40 connazionali giunti a Lampedusa alle 3:16. Tanto la donna quanto il neonato sono stati portati in ospedale per essere sottoposti a controlli.

Sono 1.524 i migranti, ma il conteggio è ancora in corso, ospiti dell’hotspot di Lampedusa. Nonostante i quotidiani, doppi e tripli, trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento, la struttura è di nuovo affollata. Per la mattinata, con l’obiettivo di alleggerire i padiglioni di contrada Imbriacola, è stato disposto il trasferimento di 350 migranti con la nave di linea Galaxy che giungerà in serata a Porto Empedocle.

AGGIORNAMENTO

Ore 12:20 –  “Per esprimere il nostro dissenso e creare una linea unica e condivisa contro le politiche e gli interessi economici e militari che da circa 30 anni hanno violentato Lampedusa e la sua comunità. Per un momento di confronto e autocritica sulle nostre responsabilità e per affermare che vogliamo esclusivamente i nostri diritti e non abbiamo intenzione di barattare la nostra terra”. E’ questo il contenuto dei volantini che i lampedusani del movimento politico e culturale “Pelagie Mediterranee” hanno iniziato ad affiggere lungo le principali vie, via Roma soprattutto, di Lampedusa. Volantini che invitano la cittadinanza a prendere parte all’assemblea che si terrà lunedì, in piazza Della Libertà, dalle 20 alle 24.

L’assemblea pubblica servirà, come viene spiegato nei volantini, anche “per affermare che non abbiamo nulla contro i migranti e che le soluzioni a livello internazionale per risolvere il problema ci sono, ma non sono mai state attuate, anzi si continua a depredare l’Africa, destabilizzando interi territori, creando clandestinità e sfruttando i lavoratori extracomunitari”. Il movimento politico e culturale si dice “disposto a tutto per salvare l’isola. Senza paura. Non vogliamo – chiude il volantino – che Lampedusa sia strumento di guerra, ma un’isola di dialogo e di bellezza”. Prefettura e Questura hanno disposto, per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, un presidio di forze dell’ordine.

 

Ore 11:30 – Sessanta migranti, 22 dei quali agganciati dalla motovedetta G129 Sottile della Guardia di finanza e 38 da un assetto Frontex, sono sbarcati a Lampedusa. Nei due gruppi ci sono anche complessivamente 11 donne e 3 minori che si sono dichiarati originari di Mali, Congo, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Liberia. Salgono a 27, con un totale di 1.124 persone, gli approdi su Lampedusa a partire da mezzanotte.

 

Ore 10:35 – Altri 329 migranti sono sbarcati a Lampedusa dopo che 8 barchini sono stati agganciati nelle acque antistanti all’isola dalla Guardia di Finanza o soccorsi, in area Sar, dalle motovedette della Capitaneria di porto. Salgono a 25, a partire da mezzanotte, gli approdi sulla più grande delle isole Pelagie, con un totale di 1.064 persone. Sulle carrette c’erano da un minimo di 17 fino ad un massimo di 52 sedicenti tunisini, ivoriani, senegalesi, gambiani, malesi e sudanesi, partiti da Sfax e Téboulba in Tunisia. (ANSA).

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