“Vogliamo tornare a casa e dire ai nostri figli: oggi sono stato a lavoro“. Più che un’affermazione, una speranza. I lavoratori del call center Almaviva, questa mattina, sono scesi nuovamente in piazza. Una delegazione degli operatori telefonici ha protestato a Palermo, davanti alla sede istituzionale della presidenza della Regione Siciliana. Lunedì è in programma un nuovo tavolo tecnico per fare il punto sulla vertenza che interessa 400 dipendenti siciliani. Di questi, 250 risiedono a Palermo.
I precari Almaviva: “Basta ammortizzatori, vogliamo lavorare”
Al momento, per loro, c’è un’unico appiglio. Il prolungamento delle clausole di salvaguardia sociale fino al 31 luglio 2025. Dopodichè, tutto diventa opaco. In pratica, il futuro resta incerto. “I tavoli ministeriali che si sono tenuti fino ad oggi ci hanno portato solo gli ammortizzatori sociali – ha commentato Emiliano Cammarata della SLC Cgil -. Non ci tiriamo certamente indietro. Ma oggi vorremmo dire qualcosa di diverso ai nostri figli. Vorremmo dargli certezze sul futuro“.
Varrica: “Lavoratori devono sapere cosa accadrà in futuro”

La vertenza è di stampo nazionale. In pratica, il destino di tutti i lavoratori Almaviva si decide fra le stanze del Governo Nazionale a Roma. Tuttavia, a giudizio delle opposizioni in Sicilia, qualcosa si potrebbe fare anche sull’Isola. Come sostiene Adriano Varrica, deputato del M5S a Sala d’Ercole. “Ormai mancano gli ultimi quattro mesi prima della scadenza delle clausole sociali. I primi tre mesi dell’anno sono trascorsi senza risposte. Avevamo invitato in aula l’assessore Tamajo per un question time sulla vertenza, ma non è potuto venire per motivi di salute. Abbiamo chiesto all’assessore alla Sanità di venire a rispondere sulle prospettive offerte dal Cup regionale. Al momento non si sa nulla di concreto. Siamo in piazza a sostegno dei lavoratori. Abbiamo bisogno di risposte e chiarezza. Oggi i lavoratori di Almaviva devono sapere cosa accadrà nei prossimi mesi“.