È ormai trascorso l’anno scolastico e il 30 giugno quasi duecentomila insegnanti precari verranno licenziati dal Miur per essere assunti tra settembre e ottobre.
Nel frattempo, questo esercito di docenti, non andrà in vacanza come i loro colleghi di ruolo, ma inoltreranno richiesta di disoccupazione all’Inps, la cosiddetta Naspi che corrisponde a circa il 75% dello stipendio percepito.
Questo momento storico ha mostrato tutti i limiti della lentezza della nostra burocrazia, quando le emergenze si trasformano in emergenze collettive occorre una velocizzazione dei tempi di espletamento delle pratiche. Tante sono le famiglie che in questi mesi di pandemia hanno perso il lavoro o si sono ritrovati all’improvviso a richiedere la cassa integrazione o i bonus concessi dal governo e troppi sono ancora quelli che non hanno ricevuto nulla.
C’è un tempo che non può aspettare altro tempo e gli insegnanti precari oggi temono questa lentezza visto il carico di lavoro dell’INPS. Sarebbe un vero problema se la Naspi non arrivasse alle famiglie che si trovano già in grandi difficoltà.
È un appello accorato quello dei docenti precari che chiedono: “Una maggiore responsabilità da parte di chi queste pratiche dovrà lavorarle per fare in modo che si rispettino le scadenze dei pagamenti. Per noi è fondamentale che la nostra disoccupazione venga pagata nei tempi stabiliti dalla legge. La pandemia non può rallentare proprio gli aiuti a chi ha più bisogno. Non sappiamo ancora quando e come entreremo a scuola a settembre, non sappiamo ad oggi se la disoccupazione riuscirà a coprire tutti i mesi in cui, non per colpa nostra, non potremo lavorare. Come faremo nel frattempo?”.
A lanciare l’allarme è Giovanna D’Agostino, Presidente dell’Associazione Insieme per il sostegno, docente precaria e madre adottiva e affidataria di due bambine: “In questi mesi abbiamo lavorato in maniera instancabile con la didattica a distanza, in moltissimi casi siamo stati e continuiamo ad essere supporto economico per le nostre famiglie. La lentezza della lavorazione delle pratiche non fa ben sperare, ma come faranno duecentomila docenti precari ad andare avanti senza un lavoro?”.