Cari lettori, la vostra Patti Holmes, da questa settimana, vi porta a visitare “Le tavolate di San Giuseppe” che, tradizione popolare della nostra Sicilia, sono offerte come ex voto al Santo durante i festeggiamenti del 19 marzo. Li “Tavuli ‘ri’ San Giuseppi” che, ricordando la Sacra Famiglia, vengono aperte al pubblico, sono un tripudio di tantissime prelibatezze culinarie, come pasta con le sarde e finocchi, broccoli, cardi e altre verdure fritte, cannoli, cassate, pignolata, cassatelle, frutta, finocchi, cedri e, chicca assoluta, i “Pupi ‘ri’ San Giuseppi“, ovvero del pane dalle forme particolari, che raffigurano gli oggetti quotidiani del Santo falegname.
La nostra meta di oggi è Terrasini che, dal 10 al 19 marzo celebra il Patriarca attraverso la preparazione delle ormai famose “Mense di San Giuseppe“.
L’importanza di questa tradizione sta, soprattutto, nell’aspetto caritatevole che vuole che si invitino a pranzo tre bambini disagiati, rievocanti la fuga di Gesù, Giuseppe e Maria dall’Egitto. In questa occasione il pane, che riveste un significato sociale, religioso e sacro, è simbolo dell’umile lavoro del falegname. Ogni mensa, prima dell’apertura, riceve la benedizione dei parroci della zona e in ognuna, ogni sera, brucia un piccolo braciere. Nella notte tra il 18 ed il 19, invece, si svolge la cosiddetta “vampa”.
Le pareti delle case dei devoti vengono addobbate con tanti quadri che ritraggono San Giuseppe e la Sacra famiglia; gli altari, impreziositi con tovagliati di lino ricamati dalla donna di famiglia e un prezioso quadro sempre con l’immagine del Santo. I devoti, che giornalmente pregano e cantano antiche novene, fanno preparare del pane di forma rotonda di varie misure con sesamo e con un taglio nella parte sovrastante, che rappresenta la croce, che viene benedetto e donato a tutti coloro che visitano la mensa. A Terrasini, quest’anno, sono visitabili ben 16 mense, già dallo scorso 10 marzo e fino al 19 marzo, che scoprirete attraverso una mappa. Ogni mensa, che ha uno stile diverso, è frutto di un lungo lavoro che coinvolge numerose famiglie, parrocchie, volontari, il Comune e la Proloco.
Nella rappresentazione, San Giuseppe, con Maria e il bambinello, bussa e la risposta di diniego è: “Nun c’è locu, nè lucanna, itivinni a natra banna” (non c’è luogo né locanda, andatevene da un’altra parte”), alla fine però la risposta sarà: “Gesù, Giuseppi e Maria, siti benvinuti ‘ncasa mia”.