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L’economia siciliana è in ripresa, ma si alza ancora il fumo dalle macerie della crisi. Il Report della Fondazione Curella

mercoledì 8 Marzo 2017

La Sicilia è in ripresa, ma si alza ancora il fumo dalle macerie di quella che può essere considerata per l’Isola, e non solo, una delle crisi peggiori degli ultimi decenni. E’ questa la fotografia scattata dalla Fondazione Curella nel 46/mo Report Sicilia, il rapporto sull’economia siciliana realizzato in collaborazione con Diste Consulting e presentato oggi nella facoltà di Economia dell’ateneo palermitano. D’altronde lo stesso titolo del rapporto, “Andiamo a cominciare, la guerra è finita! Costruiamo dalla Macerie”, utilizza la drammaticità della metafora bellica per rappresentare le difficoltà in cui ancora si trovano le imprese e i lavoratori siciliani.

Negli ultimi 3 anni, dal 2015 al 2017, il prodotto interno lordo è aumentato di 3,6 punti percentuali, mentre l’occupazione è cresciuta del 2,7 % ( +20.590 addetti). Un risultato che non si registrava da tempo. Negli anni della crisi la lancetta del pil ha segnato numeri negativi, quindi di recessione, o al massimo percentuali vicine allo zero, ovvero di stagnazione. Dal 2015, invece, la ripresa. Il 2016, ad esempio, si è chiuso con un + 1% e un aumento degli occupati pari a 8 mila unità (+0,6%). Una crescita addirittura superiore a quella nazionale tanto che l’economia siciliana, insieme a quella di altre regioni del Sud, ha contribuito in modo determinante alla tenuta economica del Paese. Fatto più unico che raro.

Risultati rivendicati dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ha partecipato alla presentazione. “Una Sicilia che cresce – ha detto – dopo anni di depressione profonda che ci avevano fatto perdere 14 punti di Pil in sette anni e ben 150.000 posti di lavoro. Riparte grazie al lavoro fatto dal Governo della Regione, mediante la ripresa degli investimenti e la spesa comunitaria, e dalle imprese siciliane”.
“Abbiamo trovato un disastro e ora la Sicilia finalmente riparte. Adesso bisogna avviare i cantieri del Patto per la Sicilia che ammontano a oltre 3 miliardi e 200 milioni tra Regione e Città metropolitane, di cui 2 miliardi 320 milioni a cura della Regione”, ha spiegato Crocetta, che aggiunge “occorre far partire la spesa europea e misure urgenti per i disoccupati con i cantieri di servizio e i cantieri di lavoro per 250 milioni di euro; e’ necessario prevedere delle misure a favore delle imprese che assumono, stabilizzare i precari, dare una spinta ulteriore allo sviluppo e alla solidarietà. Prima di tutto il giovani, i poveri e le imprese. Ce la faremo. Ad alcuni dico che se invece di fare polemiche politiche mi lasciassero lavorare, potremmo fare molto di più”.

Il presidente della Regione pensa alle cose da fare per sostenere il trend favorevole, che pur rimanendo di segno positivo comincia a rallentare. Le stime, infatti, dicono che nel 2017 è previsto un tasso di crescita del Pil non superiore al 0,5%, una percentuale inferiore a quella nazionale dello 0,7. Secondo lo studio, la domanda di lavoro manterrà una sostanziale stabilità, con nuove flessioni in agricoltura e nelle costruzioni bilanciate dagli aumenti attesi nell’industria e nei servizi. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 22,5% e consumi della famiglie dovrebbero tornare a diminuire: nel 2017, infatti, dovrebbero attestarsi intorno a più 0,6%, in lieve calo rispetto al 2016.

Come conferma il presidente della Fondazione, Pietro Busetta, se il peggio è passato adesso inizia una fase estremamente delicata: “recentemente la diffusione da parte dell’Istat delle statistiche sull’economia regionale ha generato sollievo nell’opinione pubblica. La crescita del prodotto interno lordo dell’Isola, stimata per il 2015 nel 2,1%, a fronte di un +0,7% del prodotto nazionale, sembrava decretare la fine della più grave recessione del Dopoguerra. Ma con il susseguirsi dei mesi l’entusiasmo si è andato mitigando, le analisi sull’andamento della congiuntura mostrano, infatti, un sistema produttivo che fatica ad oliare il motore della crescita”.
E’ indispensabile, quindi, sostenere la crescita per evitare che la Sicilia ritorni agli standard economici di sempre.

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