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A separare via D’Amelio dall’Hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo di Palermo, ci sono solo 420 metri. Un percorso brevissimo di appena cinque minuti a piedi che, nel giorno del XXIX anniversario delle strage di Capaci, in un 2021 fortemente segnato dalla pandemia, acquisisce un valore fortemente simbolico. Un messaggio di riflessione e speranza, rappresentato fisicamente dalla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato, dopo aver partecipato alla consueta cerimonia all’Aula bunker del carcere Ucciardone e deposto una corona di fiori alla caserma Lungaro, si è recato in visita proprio nel centro vaccinale palermitano. Ad accoglierlo, il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, il Commissario per l’emergenza Covid di Palermo, Renato Costa, il direttore generale dell’Asp, Daniela Faraoni e il dirigente generale dell’assessorato alla Salute, Mario La rocca.
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha consegnato al Presidente della Repubblica il tricolore realizzato dai bambini della scuola Cavallari di Brancaccio, in ricordo di tutte le vittime di mafia. “Coltivare la memoria e’ impegno quotidiano“.
Anche quest’anno, l’emergenza Coronavirus non ha fermato le celebrazioni del 23 maggio e il ricordo dell’attentato mafioso costato la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. ll titolo scelto per la giornata, è: “Di cosa siamo Capaci”.
Tanti gli appuntamenti. Il primo, al porto di Palermo dove, anche quest’anno, non attraccherà la Nave della Legalità. Al posto delle centinaia di ragazzi, si è esibita un’orchestra di studenti dell’Istituto Regina Margherita di Palermo. Alla presenza del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone, gli studenti hanno eseguito l’inno d’Italia.
Anche la tradizionale cerimonia all’interno dell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, resta chiusa al pubblico causa emergenza Covid-19. All’interno, solo pochi partecipanti molti dei quali collegati da remoto. Ad intervenire, Maria Falcone, presidente della Fondazione Maria Falcone, il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, il Capo della Polizia, Lamberto Giannini, il Comandate Generale del Carabinieri, Teo Luzi, il comandante generale della Finanza Giuseppe Zafarana, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia sono stati premiati gli studenti e le studentesse vincitori del concorso “Cittadini di un’Europa libera dalle mafie”, promosso dalla Fondazione Falcone e dal Ministero dell’Istruzione.
Nessun evento a Piazza Magione. Quest’anno, la piazza nel quartiere Kalsa, dove sono cresciuti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ospita solo le due gigantografie dei giudici.
Nel pomeriggio, altro luogo della memoria sarà il giardino Quarto Savona Quindici. Gli studenti di alcuni istituti superiori di Palermo si sfidano in un rap contest guidati da “Lucariello”, giovane rapper napoletano che, insieme ai ragazzi ha realizzato un brano rap in ricordo degli eroi caduti nella strage di Capaci.
Alle 17,58 sotto l’Albero Falcone si terrà il momento conclusivo delle celebrazioni. Nell’assoluto divieto di assembramenti, viene eseguito il Silenzio in onore delle vittime di mafia.
Social e arte daranno un’impronta particolare a questa edizione. Con #dicosasiamoCapaci #23maggio #PalermoChiamaItalia, verranno raccontate storie di ordinario bene, di coraggio e altruismo. Tanti anche i volti noti che hanno aderito all’iniziativa: Littizzetto, Ligabue, Arbore, Maurizio Costanzo, Ficarra e Picone e molti altri.
Accanto agli strumenti di comunicazione contemporanei, tornano anche quelli più tradizionali ma altrettanto potenti. Sono i lenzuoli bianchi che, con la campagna #unlenzuolocontrolamafia, raggiungeranno i luoghi della bellezza e dell’arte divenuti simbolo del nostro Paese: il Colosseo, il Teatro Massimo, i Comuni di Venezia, Firenze, Bergamo, Norcia, Ragusa, Bari, Bologna, Napoli, Perugia, Ancona, Trieste.
Infine, con il progetto Spazi Capaci si darà si promuoverà l’arte intesa come memoria e riappropriazione degli spazi urbani più significativi della città. Un progetto che si concluderà il 23 maggio del 2022, anno del 30esimo anniversario della strage di Capaci. Fra le opere già realizzate, l’installazione nell’ Aula Bunker di Velasco Vitali dal titolo “Branco”. Cinquantaquattro cani a grandezza naturale in ferro, lamiere e cemento. Il branco rappresenta la fame di potere criminale e l’abuso della mafia sulla società ma anche la reazione, la lotta civile, la trasformazione in sentinelle a guardia della verità. Un cane tutto d’oro “veglierà” il caveau dove è custodita l’istruttoria del primo storico maxiprocesso contro Cosa Nostra. Fra le altre opere, “La porta dei Giganti” e “Roveto Ardente” dedicate a Falcone, Borsellino e a don Pino Puglisi.
LE DICHIARAZIONI
Mattarella
“E’ sempre di grande significato ritrovarsi nel bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove lo Stato ha assestato importanti colpi alla mafia“, ha dichiarato Sergio Mattarella, nel bunker dell’Ucciardone per la celebrazione dell’anniversario della strage di Capaci aggiungendo che “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative. Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi, non vi sono alternative. La mafia teme, certamente, le sentenze dei tribunali. Ma – ha aggiunto – vede come un grave pericolo per la sua stessa esistenza la condanna da parte degli uomini liberi e coraggiosi. La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. E’ necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato ” e che “Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all’interno della magistratura minano il prestigio e l’autorevolezza dell’organo giudiziario. Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento. Se la Magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia. Vorrei ribadire qui, oggi, quanto già detto nel giugno 2019 al Csm e nel giugno 2020 al Quirinale – ha proseguito – la credibilità della magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della vita della Repubblica”.
Secondo il Presidente inoltre: “La credibilità della magistratura e la capacita di riscuotere fiducia è imprenscindibile per lo svolgimento della vita della Repubblica: gli strumenti a disposizione non mancano. Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre, sospetti, su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione”.
“La mafia, diceva Antonino Caponnetto, teme la scuola più della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilità il suo codice di condotta, in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacità di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omertà tra la popolazione – ha aggiunto – La mafia, può essere definitivamente sconfitta, realizzando così la lucida profezia di Giovanni Falcone”.
Il presidente ha ringraziato così Maria Falcone: “Un ringraziamento speciale va, come ogni anno, a Maria Falcone. Va iscritto a merito suo e della Fondazione che preside e anima con tanta passione, se questo anniversario, di per sé triste e angosciante, è diventato, anno dopo anno, occasione di riscatto e di consapevolezza; che ha dinamicamente coinvolto, in numero crescente, diverse generazioni di giovani.L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione. – ha aggiunto il capo dello Stato – Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità”.
Lamorgese
Il metodo di Giovanni Falcone era quello di creare una una rete tra organismi investigativi come al tempo del terrorismo. Era un’intuizione fondamentale secondo il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervenuta nell’aula bunker dell’Ucciardone dove si ricorda la strage di Capaci.
“Quel metodo – ha detto Lamorgese – è stato un punto di forza di un metodo che era cominciato con Rocco Chinnici ed era proseguito con Antonino Caponnetto: in sostanza, indagini mirate e collegate”. La ministra ha poi parlato dell’espansione della mafia al Nord. “Non ha confini, ha detto. “E soprattutto è riuscita a infiltrarsi nell’economia legale tra cui i settori sanitari”.
Bianchi
“Questo lenzuolo è stato fatto dai ragazzi di Roma, a testimonianza che tutti i ragazzi d’Italia sono qui oggi: la legalità è il diritto di vivere una vita felice. L’abbiamo appeso al ministero, perché il ministero deve essere la casa di tutte le bambine e di tutti i bambini del Paese. Il primo volto dello Stato è quando il bambino va all’asilo e vede la propria maestra, che è il primo volto dello Stato“. ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, rivolgendosi al capo dello Stato Sergio Mattarella, che si trova nell’aula bunker dell’Ucciardone per la celebrazione dell’anniversario della strage di Capaci. Nel lenzuolo gli studenti scrivono che il prossimo anno torneranno a Palermo. “Tutti i ragazzi delle scuole d’Italia sono con voi – ha detto – rispetto della legalità significa rispetto per il Paese e rifiuto di ogni violenza. Il Paese riparte dai ragazzi, dalle ragazze, dalle bambine e dai bambini”.
Giannini
“Tutti gli agenti restarono sconcertati e ne trassero motivo per esprimere il loro sostegno nella forma più concreta: facevano a gara per entrare nelle scorte per i magistrati più esposti”, a detto, il capo della polizia Lamberto Giannini. Nel 1992 era in servizio alla sala operativa della questura. “Arrivarono – ha ricordato – tante manifestazioni di partecipazione. Chiamavano poliziotti ma chiamavano anche cittadini che esprimevano un senso di vicinanza e di affetto”. Due mesi dopo Giannini era in servizio alla Digos quando venne compiuta la strage di via D’Amelio in cui morirono Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. “Anche allora si diffuse un grande sconcerto e anche allora scattò l’impegno di tanti agenti per una risposta alla mafia”.