Sullo sfondo della Palermo fine anni Settanta Roberto Alajmo ricostruisce gli ultimi mesi di vita di sua madre, Elena Parrino, nel memoir “L’estate del ’78“, in libreria dal 22 marzo, edito da Sellerio.
Sono gli ultimi giorni di studio prima della prova orale degli esami di maturità e il giovane Roberto incontra per l’ultima volta, anche se lui non lo sa, sua madre.
L’opera più necessaria e personale dello scrittore è un’indagine documentata da frammenti “storici”: fotografie in bianco e nero, ritratti, dediche, stralci di scritti e dettagli attinti dal faldone di atti ufficiali depositati, all’epoca, a chiusura dell’inchiesta in merito alla morte di Elena.
Al di là del vissuto e delle testimonianze, infatti, la prematura scomparsa della donna è rimasta una dinamica non risolta almeno agli occhi dello scrittore che, a distanza di decenni, ha trovato il coraggio di affrontare il dolore e, in qualche modo, esorcizzarlo.
“Un singolare esercizio di autoterapia“: definisce così il suo libro Alajmo durante l’intervista realizzata nella casa in cui oggi vive e dove, solamente adesso, ha trovato la forza necessaria per appendere i quadri realizzati dalla madre, artista e insegnante.
Le pagine che vengono fuori da questa “discesa agli Inferi” sono un galoppo nel tempo, con richiami al recente passato dello scrittore, la nascita del figlio Arturo, motore immobile del racconto, e qualche riflessione sulla probabilistica evoluzione del futuro, per una possibile vecchiaia che sia longevità dignitosa.
Emozionante ed avvincente è lo stile con cui Alajmo rimesta nel proprio intimo dolore, edulcorato da quel tocco di commedia che caratterizza il suo modo di vivere.
Privato dolore e pubblico silenzio: se per anni è stato questo il binomio inscindibile aggrovigliato al ricordo della madre, oggi l’autore, con grande coraggio, si espone al lettore coinvolgendolo, senza remissione, a condurre insieme questa indagine che si rivelerà, anche, un piccolo manifesto dell’essere adulti consapevoli.
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