Dentro o fuori. L’attesa sul via libera o invece sull’eventuale impugnativa da parte del Consiglio dei ministri alla legge di riforma, la settima in ordine temporale, del 10 agosto scorso, da parte dell’Ars, che ha deciso l’elezione diretta degli organi delle ex Province, Presidente e Consiglio, e delle città metropolitane, segna il countdown con cui i partiti in Sicilia si preparano a questo nuovo momento elettorale.
Proprio mentre entra nel vivo l’ultimo mese di campagna elettorale per la corsa a Palazzo d’Orleans, Forza Italia con il suo coordinatore provinciale di Palermo, Marcello Caruso, lancia l’allarme sullo stop che potrebbe arrivare da Roma sulla legge: “Rivendichiamo con forza l’attualità delle Province, la funzione di necessità degli enti intermedi di area vasta e non comprenderemmo le ragioni di un eventuale provvedimento di impugnativa”.
Nell’aria, nel centrodestra siciliano, c’è una sensazione palpabile e concreta di vittoria, un ritorno alle responsabilità di governo che da Forza Italia viene prepotentemente ribadito: “Fermo restando che siamo concentrati sulla competizione elettorale delle regionali, dopo l’esperienza delle amministrative di Palermo, in entrambi casi Forza Italia non ha chiesto poltrone per sé, ma ha esercitato ragionamenti di politica, inclusivi e di coinvolgimento”
Per Caruso è ora di andare oltre e guardare avanti:“Ci siamo trovati di fronte a un vero e proprio esproprio della volontà dei cittadini che di fatto hanno subito dei nominati da parte di Crocetta che ha approfittato delle situazioni per occupare ruoli e postazioni, abbandonando spesso i territori, specie in alcuni comparti come la viabilità pubblica delle strade provinciali”
Certo, la spada di Damocle di una possibile impugnativa che azzeri tutto e rimandi le cose a una nuova ripartenza nella prossima legislatura, è concreta. Tra l’altro, dal momento che rientra tra gli atti di ordinaria amministrazione, non sottoposto quindi a termini perentori rispetto alla data di scadenza del suo mandato, Crocetta si è preso ancora qualche giorno prima di nominare i nuovi commissari. Dovrà infatti scegliere se lasciare a capo della Città metropolitana i commissari che in atto sono in carica per le funzioni del Consiglio, Volpes (nel frattempo nominata direttore regionale ai Beni culturali), a Palermo, Maria Costanza Lentini a Catania e a Messina Vittorio Romano, facendo quindi un commissario unico per i due ruoli e le diverse funzioni, o se agire invece diversamente.
Secondo il coordinatore di Forza Italia nel capoluogo siciliano, che per quasi dieci anni è stato assessore provinciale della giunta Musotto il quadro spesso è stato presentato in maniera sommaria: “Se da un lato nessuno credo possa obiettare a una necessaria riduzione dei costi, dall’altro lato non si deve dimenticare il ruolo svolto dalle province nei territori interni e spesso marginali e nella loro crescita”.
Va da sé che la nuova legge secondo l’esponente di Forza Italia occupi una valenza di primo piano che parla di un vero e proprio “riscatto della democrazia”.
Adesso la parola passa al vaglio delle scelte romane. Nel caso in cui non ci dovesse essere l’impugnativa si potrebbe andare al voto nella prossima primavera, in occasione della sessione delle prossime elezioni amministrative. Potrebbe essere la volta buona anche da parte dei politici siciliani per dare corso a una nuova vita di questi enti, spesso in passato trattati come dei veri e propri sottogoverni: “Compito della politica è anche quello di imparare dai propri errori, -conclude Caruso-, ma in ogni caso temi, come l’edilizia scolastica, i rifiuti, la crisi idrica e molti altri che hanno a che fare con i Liberi consorzi e le città metropolitane, sono argomenti veri, non situazioni su cui va fatta demagogia”