“Fare politica è un onore, non una vergogna. C’è in gioco il futuro dell’Italia e questa è la nostra sfida: battersi perché tutti, nessuno escluso siano liberi e uguali, liberi e uguali”. Lo ha detto ieri il presidente del Senato Pietro Grasso, chiudendo l’assemblea unitaria della sinistra, citando per la prima volta il nome del nuovo soggetto: “Liberi e uguali”.
“Serve un’alternativa – ha sottolineato l’ex procuratore capo di Palermo- e allora tocca noi offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato, difendere principi e valori che rischiano di perdersi, su lavoro, scuola, diritti e doveri. Tasse più giuste e progressive, una vera parità di genere. Per tutto questo io ci sono”, afferma Grasso.
“Il nostro è un progetto più grande di come finora lo hanno raccontato e se ne accorgeranno presto. Non facciamo scoraggiare di chi parla di rischi di sistema, favori ai populismi, voto utile. L’unico voto utile è chi costruisce speranze portando in Parlamento i bisogni e le richieste della metà d’Italia che non vota. E’ questo il voto utile”.
“Siamo qui – ha detto Grasso – culture e persone diverse, ma tutti uniti per difendere principi e valori in cui crediamo”. “Dare le dimissioni dal gruppo Pd è stata una scelta politica e anche personale, frutto, di un’esigenza interiore. Ho ricevuto tante telefonate, mi hanno chiesto di fermarmi un giro, fare la riserva della Repubblica: mi spiace, questi calcoli non fanno per me”.
“Ho scelto ottimi compagni di viaggio, ma tanti altri arriveranno. Il nostro progetto è aperto e accogliente”, ha detto il presidente del Senato. “Costruiremo una nuova alleanza tra cittadinanza attiva, sindacati, forze intermedie”.
“No a inaccettabili intimidazioni: mi ha colpito la rabbia di quei quattro fascisti. Fascisti, diciamolo. C’è un’onda nera che monta. A partire dalle periferie delle nostre città. E allora è da lì che dobbiamo tornare, è da lì che dobbiamo ripartire”, ha affermato Grasso.
Nasce – dunque – la lista unitaria della sinistra e, dal palco dell’Atlantico Live a Roma arrivano segnali di chiusura a un eventuale dialogo con il Pd. “Altri – ha detto Pippo Civati rivolgendosi a Pisapia – stanno allestendo coalizioni da incubo, in cui c’è dentro tutto: Minniti con Bonino, Merkel con no euro. Noi saremo rigorosi”. “C’era chi diceva ‘mai con Alfano’, patrimoniale, ius soli. E allora perché poi va con Alfano, con chi non vuole lo ius soli, con chi quando nomini la patrimoniale gli viene un colpo? Il mio appello è: Giuliano, dove campo vai?“.
Anche Massimo D’Alema ha bocciato gli appelli all’unità del centrosinistra: “Sono tardivi e non accompagnati da scelte politiche e programmatiche conseguenti. Renzi – ha sottolineato – aveva detto che noi eravamo elettoralmente irrilevanti, quindi questi appelli contraddittori”. “La gran parte degli elettori che voteranno per noi, non voterebbero per i candidati del Partito Democratico, quindi noi non portiamo via nulla a loro. Aggiungiamo, recuperiamo persone che altrimenti non voterebbero per il Pd“, ha concluso D’Alema.
Sul palco tre vele di colore giallo, blu e rosso, sono comparse su un maxischermo accanto alla scritta: “C’è una nuova proposta”.
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha attaccato citando il caso della bandiera del II Reich esposta a una finestra di una caserma dei carabinieri a Firenze. “La destra – dice – si è lanciata nella costruzione di una rivoluzione liberista, dei Reagan, della Thatcher e oggi dei Trump. Ma hanno concimato il terreno su cui oggi crescono i fascisti. Che nell’ufficio di un Carabinieri venga appesa la bandiera nazista, ci dice di quanto dobbiamo alzare l’attenzione”.
“Ringrazio la Cgil – ha detto in un altro passaggio – che ieri è scesa in piazza per difendere le persone e il loro diritto ad avere una pensione che in Italia sono un problema, soprattutto per i giovani, umiliati due volte”. “La questione giovanile – aggiunge – è la vera emergenza di questo Paese. Con Pippo Civati e Roberto Speranza abbiamo dato vita a un rapporto vero di fratellanza per costruire uno spazio democratico, per fare un passo indietro nel nome dell’unità e dell’umiltà”.
“Noi siamo quelli della difesa della Costituzione. Siamo quelli del 4 dicembre. C’è chi ha dimentica la lezione di quel giorno e presto ne avrà un’altra”. Lo ha detto Roberto Speranza, facendo riferimento a Matteo Renzi, ma senza citarlo.
“Il Pd – ha attaccato Speranza – non può lanciare una manifestazione” contro il fascismo “e poi pensare di andare al governo con Berlusconi, che corre con Salvini”.
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