“Avete messo in sintonia i gruppi delle opposizioni, questa è la premessa per avviare un percorso di definitivo di liberazione della Sicilia dal vostro operato. Siete come lo yogurt, siete a scadenza”.
Al netto dell’auspicio personale tratto dal leader delle opposizioni all’Ars Cateno De Luca, al termine del dibattito d’aula a Sala d’Ercole prima del voto finale sulla Finanziaria regionale, l’elemento di riflessione proposto dal sindaco itinerante d’Italia (mai mettere limiti alla provvidenza) incide fino a un certo punto sulla valutazione politica di questa legge approvata.
Il vero è che per il secondo anno, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha messo in sicurezza prima e successivamente portato in porto poi la manovra regionale a una distanza di mesi siderale ravvicinata rispetto a come il parlamento siciliano aveva abituato negli ultimi quindici anni i siciliani, arrivando a maggio dopo cento giorni di utilizzo di dodicesimi.
Il merito non è solo suo, evidentemente, la regia e la capacità di orchestrare e fare sintesi, sì.
Un risultato questo infatti condiviso con l’esecutivo guidato da Renato Schifani che si è messo in discussione senza rinunciare a un dialogo costruttivo con i partiti della coalizione.
Poi bisognerà capire se e quanto verrà impugnato dal governo nazionale, e anche quanto avrà pesato nel suo insieme la territorializzazione dei alcune norme meno generali e astratte del passato, per usare un eufemismo.
Sicuramente inoltre, la stagione dei collegati alla legge madre, vivrà nel corso dell’anno altri momenti, ma su questo c’è tempo di capire se questa profezia si avvererà e come.
Intanto la Sicilia ha la sua Finanziaria approvata. Nel nome della diplomazia, della capacità di mediare e della politica.
(giubi)