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L’Odissea dell’anello ferroviario a Palermo e il mutismo dei protagonisti dell’opera

lunedì 16 Dicembre 2019

I lavori per l’anello ferroviario a Palermo dovevano essere consegnati in 885 giorni. Oggi siamo al 1972esimo giorno, ma il capoluogo siciliano è ancora attanagliato dai cantieri.

Un progetto il cui destino non è di facile soluzione. Dopo un ritardo di almeno tre anni, con due fasi: la prima, con un costo di circa 150 milioni di euro, per quanto riguarda la tratta “Giachery – Politeama”, che ha una lunghezza di circa 1,6 km ed include tre nuove fermate ( Libertà, Porto e Politeama), mentre la seconda fase, tratta “Politeama – Notarbartolo” ha un’estensione di circa 1 km, di cui circa 800 metri in galleria naturale (galleria Malaspina) e include la realizzazione della nuova fermata appunto Malaspina.

Un ritardo che sta facendo vivere tanti, troppi disagi, con cantieri che stanno mettendo in ginocchio la viabilità soprattutto del centro città e con intere zone, come via Emerico Amari, in cui sono state costrette alla chiusura decine di attività commerciali, alcune anche storiche.

Il dibattito politico per realizzare una metropolitana leggera iniziò nei primi anni del 2000. Nel 2006 con il bando di gara emanato da Italferr per la realizzazione del primo lotto funzionale. Il 22 giugno 2007 la Tecnis di Catania (venduta nel 2019 alla D’Agostino costruzioni) si aggiudicò l’appalto per un importo di 97,5 milioni di euro; vicende giudiziarie e contenziosi hanno tuttavia impedito l’apertura dei cantieri, per cui nel 2013 i lavori ancora non risultavano avviati. Per anni e a tutt’oggi sono andati a rilento.

Il 13 settembre 2012 la Giunta regionale siciliana ha autorizzato il finanziamento di 27,991 milioni di euro dovuto ad alcune varianti, proposte da RFI, quale soggetto attuatore dell’intervento, e l’aumento dell’aliquota IVA. Il progetto originario era stato già finanziato con il precedente Programma operativo di Agenda 2000, per un importo di circa 124 milioni di euro.

Adesso la fine dei lavori è stata spostata al 2021. E si pensa che l’apertura al pubblico possa avvenire nel 2022. Ex stazioni in disuso che si trasformeranno in parchi con tanto verde pubblico, con giochi e attrezzature speciali per i disabili.

Intanto, il sindaco Orlando mesi fa ha chiesto i poteri al ministero delle Infrastrutture per completare i lavori: formalmente quindi ha chiesto di essere nominato commissario straordinario dell’opera. La richiesta al Mit è stata avanzata attraverso una lettera, scritta dall’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, indirizzata a Rete ferroviaria italiana, stazione appaltante dell’opera. Ma al momento l’unico dato certo sono le imprese fallite in questi anni a causa dei cantieri attivi e i disagi per i palermitani.

Racconta a ilSicilia.it, il consigliere comunale Giulia Argiroffi del neonato gruppo “Io OSo”: “La prima fase dell’anello ferroviario doveva essere, per contratto, finita e consegnata 2 anni e mezzo fa, invece siamo appena al 30%. Si sono registrate nei 10 anni trascorsi dalla aggiudicazione dell’appalto, una serie di anomalie, ognuna gravissima: ritardi su ritardi che già alla prima anomalia avrebbe dovuto portare alla, obbligatoria per legge, rescissione del contratto; In tutto questo ci sono stati anche incrementi abnormi dei costi (28 milioni, il 36% in più del costo iniziale)”.

“E poi, continue e inaccettabili proroghe per l’uso di aree pubbliche, varianti che denotano ingiustificabili carenze nella progettazione originaria. Ma l’anomalia più grave è il silenzio, tutti zitti: Comune, RFI, Italfer e impresa appaltatrice. Un silenzio che rende tutti complici di fallimento nei confronti della città e dei cittadini, ma che permette di coprire la vicenda e le responsabilità che con evidenza riguardano tutti i soggetti coinvolti. L’ANAC ha descritto molte anomalie già nel 2015, generando altro silenzio, quello della magistratura”.

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