“Mi hanno mandato due proiettili. Ho scritto una lettera e ho detto che io faccio l’attore e non c’entro nulla con gli impicci e non posso morire per un film. Me ne sono andato a casa e lì è finita la mia carriera. La ‘Ndrangheta ha colpito me per non colpire altri“. Le parole di Lorenzo Crespi tratteggiano i contorni di una inquietante vicenda che non c’entra più nulla con le cronache patinate e va anche oltre il dramma di un attore malato diventando un vero e proprio caso da magistratura. Dopo i tweet sfogo degli ultimi giorni, e dopo il ritorno in tv nel salotto di Barbara D’Urso, l’attore messinese ha ribadito anche in queste ore sui profili social che la sua vita è stata sconvolta sul set della fiction “Gente di Mare”. Crespi sta raccontando al pubblico il dramma delle sua malattia ai polmoni.
Un momento difficile, il bivio davanti al quale l’attore ha trovato il coraggio di svelare cosa gli è capitato qualche anno fa. Tra le tappe salienti di una vita in frantumi ce n’è una in particolare che ha posto fine alla sua carriera di attore che lo aveva visto diventare uno dei volti più apprezzati della tv italiana.
Crespi non fa più mistero dell’intimidazione subita dalla ‘Ndrangheta nel gennaio 2007. Mentre lavorava per “Gente di Mare”, in Calabria, all’attore è stata recapitata una busta con due proiettili calibro 9. Da quanto racconta, infatti, nel set della fiction Rai si sarebbe allora infiltrata l’organizzazione criminale.
“Andavo sul set camuffato con i Carabinieri – racconta Crespi – e prima di ogni mia ripresa passava l’elicottero a dieci metri di altezza per controllare. La ‘Ndrangheta voleva colpire me“. L’attore ha spiegato di aver vissuto per alcune settimane in incognito come testa di cuoio. “Ad un certo punto, me ne sono andato ed è stata la mia fine, hanno detto che ho abbandonato Gente di mare e non ho più lavorato”.
Quanto alla malattia, l’attore messinese ha fatto luce sul suo stato di salute e ha smentito di essere povero: “Non ho paura di morire. Non accetterò di vivere con la mascherina perché non potrò più respirare a causa della mia malattia, ma non sono neanche un folle perché amo Gesù Cristo e non mi toglierei la vita. Mi hanno tolto luce e gas perché le bollette non erano intestate a me, ma a una società di produzione che mi vuole morto e che aveva promesso di pagarle per me. Invece a dicembre mi hanno chiamato per dirmi che c’era uno sfratto esecutivo nei miei confronti, mentre venerdì scorso alle 10 di sera hanno staccato tutto e ho trovato i sigilli al contatore. Sono stato otto notti sul divano al gelo a piangere di rabbia senza sapere cosa fare. Sarà stato l’addestramento militare che ho fatto da giovane a farmi resistere, ma così ho buttato quattro anni di cure”.
Crespi, intanto, ha annunciato in queste ore di voler scegliere per un periodo la via del silenzio: “Da questo momento mi allontano un po’ dai social, perché credetemi non sto bene per niente, sto aspettando di trasferirmi, la situazione non è cambiata di una virgola ma resisto e aspetto di andare via. Cercate di volare alto sempre, vi porto nel cuore”.
Un annuncio, accompagnato da altre parole: “Qualcuno mi ha detto che con quello che dico e scrivo mi sto cercando la morte, lo so, io il coraggio non ce l’ho. Sono una persona perbene, finito sì, ma perbene. Non parlo più, trovateli da soli i casini”.